Una cultura sotto traccia: la donna è dharma, serva

Ileana Montini
www.womenews.net

Nel 2012 a New Delhi ci sono stati oltre 600 stupri. Spesso succede che le donne e le ragazze che presentano denuncia di violenza carnale, sono additate dalle loro comunità come colpevoli. La conseguenza è anche, e non raramente, il suicidio.

L’indiana Kavita Krishnan, segretaria del “ All India Progressive Women’s Association”, ha scritto sul sito australiano Green Left che la violenza sessuale in India “è un modo di imporre la disciplina patriarcale alle donne. Le donne che sfidano questa disciplina sono punite per la loro temerarietà con lo stupro e la paura di essere stuprate lavora come un censore permanente su ogni decisione che le donne sono chiamate a prendere.”.

Fouad è un musulmano osservante emigrato in Italia. Interviene volentieri su facebook. A commento di un post sugli stupri quotidiani in India di donne adulte e ragazzine, scrive: “L’uomo è sempre uomo, davanti a una donna mezza nuda, con un bombardamento giornaliero televisivo di nudismo, salta sempre fuori qualcuno senza controllo, è la natura umana non puoi dominarla”. Come tanti altri musulmani emigrati in Europa, prova un vero fastidio per i corpi femminili spogliati per le strade e nelle varie tv che dimostrano, senza ombra di dubbio, l’assenza di veri valori di cui l’Occidente è responsabile. Quelle teste non velate, quelle braccia e gambe o petti esibiti, testimoniano la perdita di potere maschile familiare. E, di più, di un’insana, innaturale, perdita dei ruoli tradizionali.

Più o meno quello che sostengono spesso e volentieri i media indiani: gli stupri sono causati dal desiderio irrefrenabile maschile, non dalla cultura patriarcale.
Le donne devono accettare la protezione degli uomini e i limiti che, nella loro infinita saggezza, nei secoli hanno legiferato come i codici di abbigliamento, le restrizioni sulla mobilità libera e altro ancora.

Se gli uomini di casa non possono più limitare i movimenti all’esterno e, l’abbigliamento delle “loro” donne, la pulsione predatoria anche per il solo piacere erotico, avrà la meglio. Ovvero: possedere e punire.

In India le statistiche ci dicono che c’è uno stupro ogni venti minuti. Una donna indiana racconta che la figlia esce coperta dalla testa ai piedi, ciononostante gli uomini la seguono e a, volte, si masturbano guardandola.

Nei film di Bollywood spesso gli uomini inseguono e molestano le donne. L’attore Ranjeet ha girato oltre un centinaio di scene di stupro con il gradimento e l’applauso del pubblico.

Per gli induisti la donna è dharma, serva.

Nei villaggi si usa limitare la nascita delle femmine, così poco remunerative, ficcando nelle narici delle neonate chicchi di riso.

Certamente ora danno molto fastidio le donne che affollano i cortei dopo gli stupri, inalberando cartelli con scritto: “Non insegnare a me come devo vestirmi, insegna a tuo figlio a non stuprare”. La polizia talvolta dissuade le famiglie povere dal portare avanti una denuncia. Non è raro che la stuprata sia invitata a sposare il violentatore. Lo stupro è anche utilizzato come strumento di dominio da parte delle caste superiori.

Ovunque, dall’Africa all’Asia, sono sempre più numerose le donne che “pretendono” di studiare, scegliere una professione e sposare soltanto quando s’innamorano e lo desiderano. Dopo l’intervento di Fouad, un italiano ha rincarato la dose affermando che maschi e femmine sono differenti in natura: gli uomini hanno bisogno di sfogarsi sessualmente di più. Fouad come gli indiani musulmani si appellano al Corano, l’italiano è un laico con una mentalità patriarcale e non lo ammette.

Una mentalità che è una cultura sotto traccia persino sostenuta da giovani donne come Annalisa Chirico che ha scritto un libro per difendere il Berlusconi amante delle donne e delle feste denominate Bunga Bunga (Siamo tutti puttane, ed. Marsilio 2014): “Le odierne leggi antiprostituzione che, a differenza del passato, colpiscono precipuamente il cliente, mirano a espropriarlo della sua mascolinità, del sacrosanto diritto di pagare per sprofondare nell’oblio del coito”. La donna è dharma, serva.