Aborto: prima la donna, poi l’obiettore. Rivoluzione nei consultori del Lazio

Maria Mantello
www.micromega.net

Finalmente Alla Regione Lazio si respira un’aria fresca portata dalla Giunta Zingaretti, che con rigore sta rimettendo al centro i diritti civili che la pubblica amministrazione ha il dovere di garantire ed estendere, creando le condizioni affinché ciascuno sia il padrone della propria vita.

Una svolta che abbiamo visto all’opera nelle politiche di contrasto all’omofobia, per favorire le coppie di fatto, per il rispetto delle volontà sul fine vita. Adesso rimettendo al centro il diritto della donna ad essere madre per scelta.

A questo scopo Nicola Zingaretti ha firmato un importantissimo decreto (U00152/2014) con cui verrà posto un freno alla deriva dell’obiezione di coscienza che, auspicata e indotta dalle politiche clericali della destra di Storace prima e Polverini dopo, viene strumentalmente evocata ben al di là dell’intervento ginecologico per impedire il ricorso all’Ivg, e perfino l’accesso ai farmaci contraccettivi.

Insomma le truppe clericali si trincerano illegalmente dietro l’obiezione di coscienza per non compiere atti dovuti, come la firma sugli atti burocratici per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza; ma finanche per negare la prescrizione della così detta pillola del giorno dopo.

Una logica di boicottaggio sistematica a cui Zingaretti ha dichiarato guerra col suo decreto, che inequivocabilmente specifica: «In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi, che dati recenti pongono al 69,3% in Italia […] si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza, di seguito denominata Ivg. Al riguardo, si sottolinea che il personale operante nel Consultorio familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare Ivg. Per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici, vedi Iud (lntra Uterine Devices)».

È questo il passo centrale del testo emanato dal presidente della Regione Lazio, nonché Commissario ad acta (decreto consiglio dei ministri 21 maggio 2013) per il riordino dell’intero sistema della Sanità nella Regione.

E di riordino ce ne vuole e come! per ripristinare la legalità sulla applicazione della 194 per garantire l’assistenza alla paziente, prima durante e dopo l’intervento; nonché per ridare ai Consultori quei compiti di assistenza e prevenzione per cui sono nati, ma che in questi ultimi anni si è cercato di trasformare in agenzie dei “movimenti per la vita” stravolgendone quel ruolo fondamentale di sostegno «per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti», previsto dalla legge 405/ 1975 che li ha istituiti come «servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità»; «per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile», dando «informazioni idonee a promuovere, ovvero a prevenire la gravidanza, consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso».

Erano i magnifici anni ’70 quando i Consultori vengono conquistati.
Cadeva, sotto la spinta del femminismo, il tabù della maternità come condanna. E i Consultori erano una conquista e un fondamentale riferimento per le donne che ai consultori si rivolgevano per avere informazioni e assistenza sanitaria su sessualità, metodi contraccettivi, cure per la sterilità. Per avere, se necessario, le certificazioni previste per l’interruzione volontaria della gravidanza.

Certamente le difficoltà non sono mancate per istituirli capillarmente e non sempre è stato possibile. Basti pensare che in alcune aree geografiche, soprattutto del meridione, queste strutture pubbliche e gratuite non sono mai veramente decollate.

Del resto il nostro è stato il paese dove fino a non molti decenni fa è persistita una mentalità diffusa per cui la visita ostetrico-ginecologica era considerata normale solo per partorire. E la normalità per la donna era esclusivamente quella di fare figli.

Una “normalità” con cui i reazionari cercano di inchiodare le donne a quella sacralizzata invenzione di vita ipotetica che è il concepito, che anche il simpatico papa Bergoglio continua ad equiparare ad una persona.

Un non senso prima biologico che giuridico, che nell’era di berluscolandia si è cercato di imporre addirittura tentando di modificare l’articolo 1 del codice civile (proposta n° 1915 del 1 dicembre 2009 dei senatori Gasparri, Quagliarello e Bianconi) per cui la soggettività giuridica non sarebbe stata più del nato ma del concepito, ovvero dell’ovulo fecondato.

Ed era quanto la giunta Polverini cercava di realizzare con il progetto della consigliera Tarzia che impegnava a trasformare i Consultori in «istituzioni vocate a sostenere e promuovere la famiglia ed i valori etici di cui essa è portatrice», perché «la Regione tutela la vita nascente ed il figlio concepito come membro della famiglia».

È stato necessario ricordare tutto questo, almeno nell’essenzialità, proprio per sottolineare la portata rivoluzionaria del decreto di Nicola Zingaretti, che nero su bianco ha statuito che il diritto delle donne a diventare madri dipende dalla loro volontà di diventarlo.

Insomma Nicola Zingaretti sta riordinando davvero le garanzie della 194 dalla parte delle donne, il cui diritto non può essere ostaggio dei medici e del personale paramedico antiabortista magari più per spirito di carriera che religioso, e che magari, come rimbalza talvolta sulle pagine di cronaca, gli aborti li praticano, ma clandestinamente e dietro lauti compensi.

Questo decreto è una speranza di libertà e giustizia, in un paese dove i medici obiettori sono 7 su 10 e la violazione del diritto alla legale Ivg può essere bellamente vanificato, non solo perché in quell’ospedale nessuno pratica aborti, ma anche perché la disponibilità di un ginecologo può non combaciare con i turni del personale paramedico, tanto che, di rimando in rimando, può capitare che il temine delle 12 settimane previsto scada prima di poter effettuare l’intervento.

Zingaretti ridà fiducia ad un paese dove il boicottaggio della 194 avviene anche per insipienza, ignavia e connivenza di chi lascia che i pro-life spargano nei Consultori pubblici volantini di vero e proprio terrorismo psicologico o arrivino addirittura a recitare il rosario davanti agli ospedali dove l’aborto viene praticato regolarmente, o a mettere in scena patetici funerali per il materiale fetale abortito, come ad esempio è capitato a Cremona qualche tempo fa in virtù di un’intesa sottoscritta tra l’Azienda Ospedale Riuniti della città e l’associazione cattolica “Difendere la vita con Maria”.

In occasione di questi macabri funerali, celebrati ogni venerdì mattina, davanti al cimitero cittadino zelanti pro-life distribuivano anche il testo della nenia da recitare: «Siamo consapevoli che la vita è costantemente al centro di una grande lotta. Il maligno, omicida fin dall’inizio, attenta continuamente alla vita dell’uomo e della umanità. A Te è affidato il compito di difenderci dal dragone infernale fino al giorno in cui il frutto benedetto del tuo seno riporterà vittoria definitiva. Accogli, dunque, o Maria, la nostra consacrazione, il nostro amore e il nostro impegno perché con Te possiamo efficacemente lavorare nella promozione e nella difesa della vita».

Contro tutto questo clericalismo d’assalto la svolta di Zingaretti è palese ed auspichiamo che la sua svolta di civiltà perché il fanatismo non prevalga, sia molto contagiosa per politici e cittadini.