Uomini, donne, identità, differenze. Come resistere e perché cambiare?

Monica Pepe
www.zeroviolenza.it

La violenza è un filo rosso che attraversa la storia dell’umanità e delle relazioni. La maggior parte degli esseri umani la contrasta da sempre con determinazione agendo positivamente il conflitto all’interno della vita intima e delle relazioni sociali, trasformando l’aggressività in processi di emancipazione economica e autonomia culturale.

Oggi assistiamo prevalentemente ad una rappresentazione mediatica della violenza, in tutte le sue forme, poco dinamica e ad una drammatizzazione che ne fa un destino nella vita delle persone che la subiscono, sia in famiglia che in ambiti sociali specifici. Ma è proprio così?

La violenza sulle donne rimane quella più appariscente, è uno dei temi che percorre le cronache di ogni giorno. Nelle News televisive viene equiparata ad un serial confezionato a puntate, offerto all’opinione pubblica senza un pensiero sul naturale conflitto che l’asimmetria sessuale e riproduttiva produce all’interno delle relazioni di coppia e familiari. Senza offrire una narrazione rispettosa della dignità delle persone e senza mai parlare di prevenzione alla violenza. La parola “identità” resta proibita nella narrazione corrente.

Nelle pagine di alcuni giornali il tema della violenza comincia a trovare spazio insieme ad analisi importanti su come sono cambiate le relazioni tra uomini e donne e tra le generazioni differenti. E trovano luogo alcune riflessioni sempre più feconde sulle contraddizioni umane che segnano i vissuti delle persone, sulla cultura come valore politico.

Nella realtà la sessualità e la genitorialità, nella loro vitalità trasformativa, stanno resistendo ad un meccanismo economico e pornografico che prova a riassorbire la potenza dirompente che ogni riconquista della identità originale delle persone porta con sé.

La complessità armata della sessualità femminile e l’identità maschile sospesa tra onnipotenza e fragilità, devono poter riconquistare uno spazio di scambio e partecipazione collettiva che ripulisca la mente delle persone dalle paure indotte dal controllo sociale.

La sovrapproduzione di canali di comunicazione tecnologica con cui oggi l’umano assume l’informazione dal mondo esterno falsifica il piano temporale e influisce sulla percezione che abbiamo delle relazioni. Come ogni processo di accumulazione porta ad una cancellazione dell’identità delle persone, oggi però avviene su scala globale.

E con la perdita del confine simbolico tra persone e mondo, immagini ancestrali come la violenza su bambini e bambine, nelle forme molto diverse con cui segna le vite di ognuno, sono diventate una banalità, una proiezione di sistema che il meccanismo economico post-capitalistico anticipa per sfruttare qualsiasi condizione di presunta inferiorità dell’altro. Di persone disabili come migranti, anziane o povere.

Anche il cibo, l’ambiente e il disegno delle città vengono progressivamente modificati dal potere come forma di controllo sociale.

Le uniche forme di democratizzazione tra le persone vengono da familiarità indotta con cellulari, droghe, alcol, gioco d’azzardo, tecnologie, tra nuove e antiche dipendenze. E sono una assunzione inconsapevole dei pochi meccanismi di identificazione collettiva rimasti a disposizione. La scelta di una diffusione planetaria di massa tra gli adolescenti mira alla distruzione della forza rivoluzionaria dei giovani.

In questo contesto modificato chi sono gli uomini oggi?

Si parla spesso di crollo dell’identità maschile, ma di violenza sugli uomini ancora non si può parlare, sia tra uomini che da parte delle donne. La maggiore influenza psicologica che le donne hanno all’interno delle relazioni affettive rimane un tabù da subire o a cui reagire aggressivamente, tanto per gli uomini

quanto per le donne, che fanno la maggiore fatica a separarsi dal corpo della madre.

Il crollo della famiglia per come l’abbiamo conosciuta e la scomparsa del padre hanno prodotto un cambiamento epocale. Alla ricerca di un “padre” nuovo gli uomini stanno cercando di conquistare uno spazio simbolico dove condividere pubblicamente la loro identità complessa, per affermare insieme forza, fragilità e passioni. Quale sarà l’esito di questo processo in un contesto lavorativo e politico così disgregato?

L’identità della donna, ancorata all’immagine di madre divoratrice, non è mai legittimata a dichiarare uno stato di crisi, costretta dai nuovi vincoli simbolici e di produzione a rappresentazioni di sè sempre più falliche e penetrative, divenendo di fatto inaccessibile.

Eppure la più genuina espressione del desiderio sessuale della donna ancora oggi scivola di default nello schema pornografico della pubblicità, anche per mancanza di una narrazione avvincente e veritiera da parte delle stesse donne.

Vogliamo continuare a promuovere una cultura della trasformazione interna dei vissuti delle persone, oltre le categorie politiche e teoriche. Consapevoli della difficoltà per ogni essere umano di pattinare lungo tutto il corso dell’esistenza tra immagine simbolica del proprio sesso e vissuto individuale.

Vogliamo riflettere e indagare la realtà da angolazioni sempre differenti.

Chi sono realmente i figli per i genitori? Una opportunità di cambiamento o un meccanismo di consumo? Quanto costa mettere le regole con i figli? Perché la politica collettiva vuol dire desiderio e a che punto siamo oggi? Quanto incidono i genitori nell’idea che abbiamo della coppia? Qual’è la relazione tra violenza e salute delle persone? Perché è così difficile affermare la sessualità come energia trasformativa nella vita delle persone? Perché la semplificazione che ne fa il mercato non aiuta a liberare la sessualità? Quanto cambia in una famiglia la centralità del padre, o dell’altro? Cosa accade se la madre è maschilista? Che relazione c’è tra assenza e violenza? Perché non si parla mai della relazione tra padre e figlia? Le madri sono tutte donne uguali? Come interviene il mercato nelle battaglie per i diritti civili? Perché i media occultano le passioni positive? Quanto è difficile oggi affermare quello che siamo rispetto a quello che sembriamo?

Il valore di ogni essere umano e di ogni differenza nel rispetto dell’altro rimane la nostra barra al centro.

E così crediamo in una narrazione del presente svincolata dai meccanismi economici e finanziari, perché stanno mirando alla distruzione dell’ambiente e dell’umano.

Così da oggi Zeroviolenzadonne.it diventa Zeroviolenza.it, certi che la vita valga la pena di essere vissuta e raccontata perché si ha il coraggio di cambiare. Per la resistenza naturale che deriva da ogni formidabile frattura con l’esistente.