L’ANGOLO della GRU: La forza della debolezza di A.Bifulco

Aldo Bufulco
Cdb Cassano – Napoli

Da qualche anno tra alcune Associazioni di Scampia ( e non solo), in collegamento anche con gruppi di Palermo e, ultimamente, di Genova, si è realizzata un’altra rete per organizzare una significativa manifestazione, “Mediterraneo Antirazzista”, che ha caratterizzato un mese di maggio ricco di tante altre iniziative. Sì, a Scampia le Associazioni viaggiano in…rete. Non si tratta di quelle reti virtuali che hanno sollevato tante discussioni, forse eccessive, movimentando questo “tempo politico”. Nemmeno delle reti istituzionali, “consulte e coordinamenti vari”, complesse, burocratiche, rigide e inoperose ma di reti piccole, duttili, flessibili, scomponibili, legate ad obiettivi specifici, propositive ed operative. Reti che prevedono ripetuti e faticosi incontri, durante i quali ci si guarda negli “occhi” e si discute in modo aperto e chiaro. E le denominazioni evidenziano lo spirito e la filosofia che le anima. “Coordinamento –No discariche a Scampia né altrove”, “Comitato spazi pubblici”, “Scampia Felice”.

Pensando a queste reti mi è venuta in mente una briosa lezione di chimica con la quale intrattenevo i miei studenti del liceo. Si parlava di legami chimici ed in particolare del “legame idrogeno” o “ponte di idrogeno”, un legame intramolecolare debole, che consente a molecole fortemente polari di esercitare una forza intermolecolare particolarmente intensa e significativa. E’ il legame che caratterizza le “molecole della vita”, che tiene unite le due eliche del DNA e, soprattutto, tiene unite le molecole dell’acqua determinando quelle caratteristiche particolari ed uniche di questa sostanza la cui presenza ha consentito e consente la presenza della vita, nelle sue diverse forme, sul nostro pianeta. Da ciò partiva una serie di suggestioni tra le quali quella che la “debolezza individuale” consente la possibilità di determinare “la forza del gruppo”.

Le reti efficienti, secondo il mio parere, sono quelle che si stabiliscono tra realtà associative con una identità definita ma non granitica, non autocentrate sulla propria caratterizzazione, sulle proprie iniziative, alla ricerca spasmodica della propria visibilità, ma aperte e disponibili a perdere anche “un pezzetto di sé” a fronte di un “progetto comune” al servizio di una realtà più vasta. Quelle che hanno un “occhio attento” capace di guardare oltre il proprio recinto, di percepire la varietà di situazioni che si presentano, di assumere e rilanciare anche quello che nasce in ambito diverso, vicino o lontano che sia. Insomma quelle dove il pronome personale “io” viene ridimensionato nei confronti del pronome “noi” che sicuramente ha maggiore possibilità di successo nell’obiettivo di trasformare la società secondo una logica partecipativa e comunitaria. Reti a maglie non eccessivamente strette e con legami intensi ma duttili, che non imprigionano e nello stesso tempo lasciano il varco aperto a nuove possibili adesioni.

Da questo punto di vista credo che a Scampia siamo sulla buona strada, anche se c’è ancora da…camminare.