Sconfitto il disegno di Israele di isolare la Palestina

Fabio Sebastiani
www.controlacrisi.org/ 27 agosto /2014

Questa prima soluzione trovata nella vicenda di Gaza nel merito torna sui punti di sempre; nel contesto, però, sembrano mutare ruoli e soggetti, anche a livello internazionale.
Sì, sicuramente. Vedo sostanzialmente quattro punti su cui ragionare. Il primo punto è che la questione specifica dell’ennesimo scontro, che non sarà l’ultimo, si colloca dentro un contesto più vasto, internazionale. Occorre però partire dal dato delle vittime civili, e dal fatto che si è trattato di crimini di guerra e quindi di massacri. Ipocritamente si è parlato di guerra tra Gaza e Israele ma a vedere bene i numeri si è trattato di un massacro. La tregua è sicuramente una tregua tattica dentro un profilo straegico che stravolgerà nei prossimi anni tutto lo scacchiere geopolitico del Medio Oriente e il mercato energetico globale,che vede tra l’altro alcuni nuovi protagonisti, come per esempio la Cina.

Per quanto riguarda la questione palestinese,invece?
Non vedo un assestamento, ma alcuni fatti nuovi sono avvenuti. Hamas, dal punto di vista del popolo palestinese, ha ottenuto un rafforzamento. L’unità dell’esecutivo Hamas-Fatah, che doveva procedere alla ricostruzione, potrebbe essere più forte. E Hamas è certamente rafforzata rispetto ad Abu Mazen, impallidito nella popolarità. Sconfitta strategica invece di Netanyahu costretto a trattare. In questo Hamas ha ottenuto davvero una vittoria. E infatti, il Governo di Tel Aviv si è spaccato definitivamente ieri. Ha dovuto riconoscere che lo scontro non era tra un Governo democratico e un gruppo di terroristi sbandati. La trattativa diplomatica in Egitto, va detto, è stata segnata da un ruolo degli Usa mai così disimpegnato. E tutto questo ha portato di fatto all’allentamento della morsa israeliana sulla Striscia.

Nel merito dei punti sul tavolo della trattativa?
Nel merito siamo più o meno alle concessioni del 2012. Si è ottenuto uno spazio per la pesca. Per ora c’è una tregua umanitaria e l’inizio della ricostruzione. Vedremo tra un mese. La trattativa dovrà affrontare un punto centrale come quello del porto e dell’aeroporto. Sarà molto importante capire se Fatah e Hamas riusciranno costruire un vero esecutivo di unità nazionale. Importante per l’allentamento della pressione israeliana sulla Striscia. E qui siamo al punto principale,e cioè l’incendio del Medio Oriente e di tutto il Nord Africa.

Un quadro che sancisce il fallimento totale degli Usa,o sbaglio?
L’imperialismo, e le guerre volute dagli Stati Uniti, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione portandola addirittura ad un totale rivolgimento degli assi delle alleanze. Oggi siamo punto e daccapo, con un conflitto regionale che da un lato vede schierato Israele con Arabia Saudita, gli Emirati del Golfo e l’Egitto e, dall’altra parte, una linea sciita. Strumentalizando così i sentimenti religiosi dei popoli. Dall’altra parte, c’è l’Iran. Quel vuoto lasciato dai fallimenti degli Stati Uniti lascia spazio al califfato dell’Isis sulla frontiera florida tra Sira e Iraq. Ai Peshmerga, e al Pkk, che è ancora nella lista dei terroristi, ricordiamoci di Ocalan e del trattamente che ha ricevuto in Italia, viene beffardamente affidata la difesa dall’Isis. Oggi è bene che si sappia che l’Italia sta mandando le armi a quelli che considerava terroristi. Gli Usa con la Siria e l’asse strategico che sembra delinearsi con l’accordo stretto tra Iran e Stati Uniti, e parallelamente Turchia ed Egitto,che svolgono una nuova funzione egemone nell’area. Credo che in conclusione il conflitto mediorientale oggi trovi connotazioni diverse dentro questo sommovimento generale.

Prima parlavi della sconfitta di Netanyahu
Forse la destra iraeliana è un po’ meno forte di prima perché se si consolida un’asse Usa Iran e Sciiti con Hamas, i palestinesi hanno raggiunto un minor strangolamento. Un profilo di questo genere di fatto toglie la Palestina dall’isolamento totale in cui Israele voleva metterla. Ricordiamo che Israele aveva fatto un accordo con Arabia saudita e Sunniti per isolare la Palestina. E questo in parte è saltato.

Usa disimpegnati, Europa assente, movimento paficista non all’altezza.
Abbiamo fatto troppo poco sul fronte dell’internazionalismo. Sull’obiettivo “due popoli due stati” avremmo dovuto fare di più. Una debolezza che si inserisce all’interno di una Europa muta e assente, come l’esangue ministro Mogherini, il futuro capo della diplomazia dell’Unione europea, ci ricorda. La crisi della sinstira italiana va dal mutismo del Governo al fatto che non siamo riusciti a mettere in piazza un movimento di massa convincente. E su questo, la polemica tra Giuliana Sgrena e AngeloD’Orsi lo testimonia. Perché non è scattata una solidarietà? La mia posizione è molto più vicina a quella di D’Orsi e della Castellina che dimostrano quanto sofferta sia la posizione di ogni internazionalista di fronte all’attuale assenza di movimento.

Un elemento che potrebbe aiutare è l’incriminazione di Israele sui crimini di guerra.
Ovviamente, come sempre, sul problema palestinese dobbiamo tentare di ricostruire un aspetto istituzionale, ma che può ragionare anche sul ruolo della Corte di giustizia dell’Aia. I tribunali internazionali di cui poco ci fidiamo di fronte ai crimini di guerra israeliani potrebbero essere un deterrente. Se si riesce a dimostrare che ci sono stati dei crimini di guerra perché sono state bombardate scuole e ospedali dell’Onu, sono crimini di guerra come quelli compiuti dai nazisti nella seconda guerra mondiale. E il movimento internazionale può dare un contributo importante.