Cristiani e musulmani contro ogni violenza e guerra nel nome di Dio

I promotori della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

Ancora violenza e guerra nel nome di Dio. La cronaca continua a mostrarci terribili rituali di morte, ancora più blasfemi perché compiuti invocando una fede e una tradizione religiosa.

Come credenti di diverse tradizioni spirituali, cristiani e musulmani che da anni sono impegnati in un cammino comune, ribadiamo che il nostro comune futuro sta nel dialogo e nella convivenza, nel rispetto reciproco e nella mutua comprensione di quello che siamo e delle ragioni che animano i nostri cuori.

Negli anni questo impegno comune ha prodotto frutti importanti e insieme, cristiani e musulmani di buona volontà, siamo riusciti a respingere la suggestione di uno scontro tra le nostre tradizioni religiose che ci mettesse gli uni contro gli altri e impedisse ogni forma di dialogo e di costruttiva convivenza.

Grazie al cammino percorso, oggi possiamo denunciare insieme le atrocità di cui in vari paesi del mondo sono vittime sia i cristiani che i musulmani, colpiti da fanatiche dottrine dell’odio e dell’intolleranza che nulla hanno a che fare con i valori e la spiritualità che stanno alla base delle nostre tradizioni religiose.

Denunciamo chi ha incoraggiato, armato ed organizzato – per calcolo o per interesse – gruppi oggi incontrollabili mossi da logiche e obbiettivi folli, fino a far paventare – come lo stesso papa Francesco ha recentemente riconosciuto – una sorta di terza guerra mondiale.

Esprimiamo la nostra ferma contrarietà alla logica della guerra che nasconde sempre interessi economici immorali e ingiustificabili, da quelli delle multinazionali delle armi a quelli della rapina delle materie prime. La storia anche recente del Medio oriente ci insegna che la guerra porta altra guerra, in una spirale che lascia solo morte e distruzione.

Insieme sogniamo e ci impegniamo per una comunità internazionale che bandisca la guerra e la logica degli imperi per riconoscere i diritti dei popoli e di ogni minoranza religiosa, etnica, culturale e politica.

Insieme dichiariamo che la fuga dalla guerra e dal terrore di migliaia di cristiani, musulmani e di altre minoranze etniche e religiose dal Medio Oriente, oltre che provocare lo sgretolamento del tessuto sociale di questa martoriata regione, segna la sconfitta di ogni principio di civiltà, di convivenza e di democrazia.

Insieme dichiariamo che chi oggi nel nome dell’islam colpisce con brutale violenza i cristiani, gli stessi musulmani e altre minoranze religiose, offende l’intera umma e la vocazione alla pace che sta alla radice della rivelazione coranica.

Insieme dichiariamo che la nostra pratica di dialogo e la nostra comune invocazione della pace si intrecciano al nostro impegno per la giustizia sociale.

Insieme ci impegniamo perché le nostre comunità sentano sempre più viva la necessità e l’urgenza di un lavoro educativo e teologico teso a promuovere il valore della nonviolenza tra i propri fedeli, togliendo ogni legittimità teologica o religiosa a chi promuova guerre, stupri violenze e intolleranza nei confronti di altri uomini e di altre donne, di bambini e bambine qualsiasi sia la loro fede o il loro orientamento culturale.

In nome della nostra amicizia, della nostra coscienza e delle nostre rispettive dottrine di pace, vogliamo che la XIII giornata del dialogo cristiano-islamico, che si celebrerà il prossimo 27 ottobre 2014, si svolga all’insegna di un impegno coerente affinché nessuno creda che la sopraffazione e la crudeltà possano in qualche modo essere difesa o compensazione di torti subiti.
Lo affermiamo nel nome delle nostre comuni radici che sono amore, misericordia e compassione e che ci spingono a praticare reciproca accoglienza e ad essere protagonisti di azioni di riconciliazione.

Per l’elenco dei promotori, per le adesioni e le iniziative vedi la pagina: http://www.ildialogo.org/cristianoislamico

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“Facciamo insieme un passo di pace” manifestiamo per la pace il 21 settembre a Firenze

Facciamo insieme UN PASSO DI PACE!
Basta guerre! Mai più vittime! Fermiamo le stragi di civili indifesi a Gaza, in Palestina e Israele, in Ucraina, Siria, Iraq, Libia, Afghanistan, Congo…
Per Libertà, Diritti, Dignità, Giustizia, Democrazia

Manifestazione Nazionale
Firenze, 21 settembre 2014
Piazzale Michelangelo – Ore 11:00 > 16:00

Restiamo umani, facciamo sentire la nostra voce, mobilitiamo la società civile in Europa ed in Medio Oriente contro
le guerre, contro le stragi di civili e contro i mercanti di armi; contro le politiche che quelle guerre hanno favorito,
legittimato e a volte promosso.
Diamo voce a chi resiste e si oppone in modo nonviolento alle guerre, alle pulizie etniche, alle politiche di guerra, ai
regimi dittatoriali, al razzismo, all’apartheid.
Costruiamo insieme una nuova storia di pace, di libertà, di diritti, di democrazia e di giustizia: diamo vita a un’alleanza
civica in Europa e nel Mediterraneo contro le guerre e per il disarmo.
Lanciamo da Firenze una piattaforma di richieste e di campagne per un cambio di passo delle politiche dei governi e
delle istituzioni internazionali. Il passo di pace che dobbiamo fare è tanto urgente quanto ambizioso e difficile.
Perché fermare le guerre e le stragi significa dare finalmente il primato del governo globale del pianeta e delle relazioni
tra Stati alla politica multilaterale, ad un sistema delle Nazioni Unite da riformare e da potenziare; significa cambiare
il modello di sviluppo, non più orientato al consumo del pianeta per il benessere di pochi ma alla sostenibilità futura
ed al benessere di tutti; significa applicazione e rispetto da parte di tutti gli Stati degli accordi, delle convenzioni
internazionali e dei diritti umani con meccanismi sanzionatori e con un sistema di polizia e di giustizia internazionale
operativo; significa riconoscere il diritto d’asilo e dare accoglienza ai profughi di guerra; significa investire nella ricerca,
nell’educazione, nell’ambiente, nell’economia e nel lavoro, nella giustizia sociale, nella democrazia, nella cultura,
nel dialogo, nella difesa civile, nella cooperazione, in funzione della pacifica e plurale convivenza e del governo
democratico globale, convertendo qui le enormi risorse spese per armamenti e guerre decennali.
Se questo cambio di passo delle politiche non si realizzasse in queste direzioni sappiamo bene cosa ci aspetta, è
sotto gli occhi di tutti: sono i 2000 morti di Gaza, il carcere a cielo aperto per 1,8 milioni di palestinesi, i 47 anni di
colonizzazione e occupazione israeliana della Palestina, una vita sotto minaccia per il popolo israeliano, la guerra,
i prodromi della pulizia etnica, la violazione dell’autodeterminazione dei popoli in Ucraina, come in Palestina e nel
Sahara Occidentale, le 200mila vittime del conflitto siriano e le circa 2000 vittime che il conflitto iracheno sta mietendo
ogni mese; le infiltrazioni mafiose e criminali in ogni conflitto, l’uso del terrorismo anche da parte degli Stati, la tortura,
la detenzione illegittima, gli scomparsi, il fondamentalismo, il sostegno a dittatori e monarchie medioevali per difendere
potenti interessi di parte e i nostri approvvigionamenti energetici; sono le esecuzioni di massa, la proliferazione degli
armamenti e dell’economia di guerra, i milioni di profughi e di disperati in fuga, la finanza speculativa, il fallimento
degli Stati, il saccheggio dei beni comuni e la crisi delle democrazie, la propaganda e le informazioni strumentalmente
distorte dai poteri forti che influenzano e condizionano l’opinione pubblica… un elenco infinito di drammatici eventi che
si ripetono sistematicamente, diventando parte del nostro quotidiano come fossero disastri inevitabili per proseguire il
corso della civiltà, la nostra.
Questo è il bivio che abbiamo di fronte: continuare a denunciare in modo generico questa realtà o lavorare con
determinazione e strategia per mutare le politiche responsabili della proliferazione delle guerre, per costruire
un’alternativa a questo corso della storia? Puntare l’indice solo sugli effetti o denunciare e sradicare le cause della
violenza diretta, culturale e strutturale che permea il nostro sistema, di cui siamo in parte tutti complici?
Alla viltà, al cinismo ed alla violenza, vogliamo sostituire l’alternativa del coraggio, della nonviolenza, della
disobbedienza civile.
A Firenze, in continuità con l’Arena di Pace e Disarmo, ascolteremo testimonianze provenienti dai teatri di guerra
e le voci di chi si oppone in Europa e nel mondo alle politiche di guerra, per fare assieme questo passo di pace.
Raccoglieremo e lanceremo concrete richieste alla politica: campagne che segnano un cambio di passo nelle proposte
per la soluzione politica dei conflitti, per la pace, per i diritti, per la giustizia, per il disarmo e la difesa civile non armata
e nonviolenta.
Invitiamo quindi ad aderire a questo appello partecipando alla manifestazione di Firenze ed organizzando mobilitazioni
in altre città europee e centri martoriati dai conflitti. Vi chiediamo di inviare fin d’ora alla Segreteria dell’evento, oltre
all’adesione, le proposte e campagne concrete, già strutturate, che vorreste rilanciare durante la manifestazione e
inserire nella piattaforma finale.

Le Reti promotrici di “UN PASSO DI PACE”

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Info adesioni > passodipace@gmail.com
stampa > passodipacestampa@gmail.com
comitato organizzatore firenze > passodipacefirenze@gmail.com
com. organizzazione firenze > 389/0053021
com. organizzazione roma > 345/5495153

Per donazioni e contributi per la realizzazione
della manifestazione è possibile un
versamento presso il conto corrente
IT27U0501803000000000163157
Intestazione: C.T.Acli Perugia
Causale: Un passo di pace
presso: Banca Popolare Etica – Perugia

Twitter > @passodipace
Hashtag > #passodipace #21settembre
Evento Facebook > https://www.facebook.com/events/641626609278905/

www.interventicivilidipace.org
www.retedellapace.it
www.sbilanciamoci.org
www.disarmo.org