2 ottobre: contro l’escalation della violenza

Flavio Lotti
www.perlapace.it

Giovedì 2 ottobre 2014 l’Onu ci invita a celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza. Visto quello che sta accadendo, faremmo bene a prenderlo sul serio.

Il mondo è malato di violenza e i tagliatori di teste dell’Isis che impazzano su internet ne sono l’immagine più emblematica. Sono cose che non si possono né vedere né sentire, che provocano il voltastomaco e una serie di domande angosciose: ma cosa sta succedendo nel mondo? Come siamo caduti in questo abisso? Dove andremo a finire?

I tagliatori di teste non sono una novità dei nostri giorni ma vederli in azione fa una grande impressione. Anche perché quella violenza efferata si salda all’istante, nel nostro inconscio, con la violenza che sembra dominare tanta parte della nostra vita quotidiana, dei rapporti tra le persone, della cronaca del nostro paese. E ci sentiamo soffocare dalla tanta, troppa violenza che c’è in giro.

La violenza ha mille volti: quello che si annida in molte delle nostre famiglie, contro le donne, contro i bambini, contro i più poveri, contro i diversi, contro i migranti,.. quella delle mafie e delle droghe, quella connaturata alle ingiustizie, quella che si vive nel mondo del lavoro come in quello della politica e dell’informazione sino a quella che Papa Francesco ha denunciato parlando della terza guerra mondiale e dei suoi crimini.

Non è facile parlare di nonviolenza oggi, senza rischiare di finire sbattuto nell’angolo degli illusi, dei buonisti o degli idioti. Eppure di fronte alla violenza montante non possiamo chiudere gli occhi senza correre il rischio ormai evidente di venire travolti.

Dobbiamo parlare della violenza che ci circonda, del bullismo diffuso che ci perseguita vincendo paura e rassegnazione. Ma dobbiamo parlare anche in concreto di ciò che ciascuno di noi può fare per costruire un argine, per spezzare la catena, per affermare una cultura di segno opposto.

Se vogliamo liberarci dalla violenza dobbiamo andare oltre la rabbia e l’indignazione e impegnarci a contrastarne tutte le sue manifestazioni sfuggendo alla tentazione facile di aggiungere altra violenza. La violenza non è mai una risposta. La storia ha ampiamente dimostrato che la violenza genera altra violenza anche quando è animata dalle migliori intenzioni. Ma, a quanto pare, non sono in molti a ritenere che la storia sia davvero maestra di vita.

Per questo, domenica 19 ottobre, cammineremo in tanti da Perugia ad Assisi. Per costruire un fronte comune contro la violenza dilagante. Per richiamare tutti ad una concreta assunzione di responsabilità personale. La nonviolenza è molto di più del “semplice” rifiuto della violenza ma trovare la forza di reagire all’orrore è il primo passo verso quella “conversione” che appare sempre più urgente.

“La nonviolenza è per l’Italia e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, strumento di liberazione, prova suprema di amore, varco a uomo, società e realtà migliori.” (Aldo Capitini)

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24 settembre 1961, 53 anni fa la prima marcia Perugia-Assisi

Flavio Lotti

L’idea di convocare una marcia per la pace venne ad Aldo Capitini (1899-1968) nel corso degli anni ’50, mentre la situazione internazionale si faceva sempre più pesante per la guerra fredda, la corsa al riarmo, la costruzione del muro di Berlino e il consolidamento della divisione del mondo in due blocchi politico-militari contrapposti. Ma solo nell’estate del 1960 la Marcia cominciò a prendere corpo con l’invio delle prime lettere e la costituzione di un piccolo comitato promotore che lentamente raccoglierà numerose adesioni di intellettuali, professori, insegnanti, partiti, parlamentari, amministratori comunali e provinciali, sindacati e associazioni di ogni genere.

Per Capitini la Marcia doveva essere “popolare e regionale”, in modo da “destare la consapevolezza della pace in pericolo nelle persone più periferiche e lontane dall’informazione e dalla politica”. Scelta Assisi come meta della Marcia così da richiamare “il santo italiano della nonviolenza”, Capitini disegnò il percorso attraverso le zone più popolose dell’Umbria, Perugia, Bastia Umbra e Santa Maria degli Angeli.

Il 24 settembre del 1961, alle 8 del mattino, la Marcia Perugia-Assisi della pace per la fratellanza dei popoli prende il via dai Giardini del Frontone di Perugia. Tra i partecipanti c’è gente d’ogni condizione sociale, vi sono nomi illustri e oscuri; il deputato cammina fianco a fianco al mezzadro, lo scrittore famoso accanto al professionista, al contadino umbro, allo studente romano. Professori universitari, artisti, dirigenti sindacali si mescolano alle famiglie venute al completo, con la borsa per la merenda, alle ragazze in costume, agli sportivi. In tutto venti-trentamila persone, una partecipazione eccezionale che sorprese un po’ tutti. Era la prima volta che una simile iniziativa si svolgeva in Italia.

Giunta nel primo pomeriggio sul prato della Rocca di Assisi, la Marcia si conclude con gli interventi di uno studente giapponese, di Arturo Carlo Jemolo, Guido Piovene, Renato Guttuso e Ernesto Rossi. Spetterà ad Aldo Capitini la lettura dei principi e delle applicazioni concrete contenute nella Mozione del popolo per la pace: “La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti”. Tra gli obiettivi da perseguire: il superamento dell’imperialismo, del razzismo, del colonialismo e dello sfruttamento, rafforzamento delle Nazioni Unite, disarmo totale controllato, cessazione degli esperimenti nucleari, conversione della politica estera, culturale ed economica, diversa impostazione dei bilanci statali, massimo sviluppo di tutta la vita democratica dal basso, informazione periodica e popolare, scambi di migliaia di giovani lavoratori e di studenti tra tutti i paesi, stretta alleanza di tutte le forze pacifiste per una azione unitaria.

Scrisse Aldo Capitini: “C’è stato chi ha detto che la Marcia Perugia-Assisi era così bella che è irripetibile. Ma come non correre il rischio di farne di meno belle se esse devono adempiere ad un compito così importante?”

Così, domenica 19 ottobre, 53 anni dopo, decine di migliaia di persone daranno vita alla ventesima Marcia per la pace Perugia-Assisi. La pace è in pericolo ma fatichiamo a credere a Papa Francesco quando ripete che “forse siamo nella terza guerra mondiale”. E’ urgente una grande mobilitazione di tutti per la pace. Questo è il momento. Dopo sarà troppo tardi. Ora è utile. Dopo sarà inutile.