Spagna: ritirata la brutta legge antiabortista di M.Lanfranco

Monica Lanfranco
www.womenews.net

Non sarà una vittoria definitiva dei movimenti delle donne e delle opposizioni progressiste, perché la storia ci insegna che sui temi legati alla procreazione difficilmente esistono punti fermi permanenti, ma è di certo una buona notizia quella che arriva dalla Spagna: la pessima riforma della legislazione spagnola sull’interruzione di gravidanza, varata circa un anno fa dal governo Rajoy, è stata ritirata.

Osteggiata persino da settori dello stesso partito del premier (il Partido Popular che pure l’avevano promossa) la riforma è stata annullata, su affermazione dello stesso Rajoy, per ‘mancanza di sufficiente consenso sociale’.

Che dichiarazione interessante: non mi risulta che in Italia, sui temi cosiddetti ‘eticamente sensibili’, (quelli che di solito riguardano le libertà dei corpi, l’autodeterminazione nelle relazioni e nella sessualità) ci sia mai stato un premier che ritira una riforma perché una grande parte della popolazione non ne è convinta, non la gradisce e non è d’accordo con il governo. E’ comunque un atto di riconoscimento della autorevolezza dell’opinione pubblica, che da mesi insiste e motiva la forte avversione verso l’impianto patriarcale e fondamentalista della riforma.

Sarà, come sostenuto dal portavoce della Conferenza Episcopale, José Maria Gil Tamayo, un provvedimento elettorale, ma nei fatti Rajoy ha dimostrato, con il clamoroso gesto, di smarcarsi dalla parte più nera e oltranzista del suo partito, e ha ammesso che senza consenso, dentro e fuori le istituzioni, non è possibile legiferare, a maggior ragione su questo argomento.

Già dal titolo la riforma parlava chiaro: si trattava di una ‘Legge organica di protezione del concepito e dei diritti delle donne in gravidanza’, nella quale quindi al centro non erano le scelte di libertà in materia di procreazione ma la presunta identità del feto e la promozione della maternità ad ogni costo.

Uno degli aspetti che aveva creato più dissenso, anche dentro il mondo cattolico, era la forte limitazione del diritto di interrompere la gravidanza anche in caso di malformazione del feto e di violenza sessuale subita dalla donna, limiti pesanti imposti in ‘difesa dei diritti dei non nati’, come già in precedenza avevamo scritto

Ora la Spagna, nonostante siano lontani i fasti del primo momento luminoso del governo femminista di Zapatero, è meno al buio rispetto all’autodeterminazione: resta da vedere come reagirà il governo, se si dovessero avverare le minacce di blocco del paese da parte dei movimenti oltranzisti di destra, che hanno affermato di voler manifestare permanentemente davanti alle sedi del Partido Popular contro la decisione di Rajoy. Ma intanto questo brutto capitolo della storia spagnola si è chiuso meglio di come si era aperto, per le donne, per le famiglie, e per la civiltà delle relazione tra Stato e scelte individuali in materia di procreazione.

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La vittoria di Yo decido: il governo spagnolo ritira la proposta di riforma della legge sull’aborto

Casa Internazionale delle donne di Roma

La Casa internazionale delle donne di Roma plaude alla vittoria delle donne spagnole e del movimento internazionale delle donne

Yo decido, era lo slogan delle manifestazioni a Madrid, Roma, Parigi, Edimburgo, Buenos Aires…, era la motivazione che ha spinto migliaia di donne a salire sul Treno della libertà per partecipare alla manifestazione di Madrid: questa grande opposizione dell’opinione pubblica e delle donne spagnole sostenute dalle donne dei vari paesi europei hanno costretto il governo spagnolo di Mariano Rajoy a ritirare la proposta di riforma della legge sull’aborto, e Alberto Ruiz Gallardón, autore della proposta, a dimettersi dall’incarico di ministro della Giustizia e da parlamentare.

La controriforma legislativa era partita alla fine del 2013 e prevedeva condizioni per l’interruzione di gravidanza ancora più restrittive di quelle del 1985, essendo consentita solamente nei casi di violenza sessuale e di grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna. Un progetto contro la libertà di scelta femminile, che supponeva un arretramento di decenni nella cultura e nella legislazione di riferimento. La sua sconfitta è la vittoria delle donne spagnole che, sollevandosi contro la proposta del governo e in difesa dell’attuale legislazione sull’interruzione di gravidanza, sono riuscite a conquistare la maggioranza della società spagnola ed il sostegno dei movimenti femminili degli altri paesi europei ed hanno così realizzato l’obiettivo di bloccare il provvedimento prima del suo arrivo in discussione nel parlamento spagnolo.

E’ una vittoria di quante e quanti si sono battuti per l’affermazione dei diritti e delle libertà femminili e perciò per il diritti e le libertà di tutti. Come scrive Elena Marisol Brandolini, il suo ritiro rappresenta una vittoria delle donne spagnole e delle donne europee, contro l’affermazione nel vecchio continente di un modello patriarcale e reazionario che vorrebbe ricondurre le donne ad una condizione sotto tutela, prive di libertà e del diritto ad autodeterminare la propria esistenza. Non bisogna dimenticare, comunque, che sulla legislazione del 2010 che regola attualmente l’interruzione volontaria di gravidanza, è ancora pendente un ricorso presentato dal Partido Popular presso il Tribunal Constitucional, dove i conservatori sono maggioranza. Perciò, nel celebrare il ritiro del progetto di riforma, le donne spagnole continueranno a vigilare, e con esse le donne europee, perché non si realizzi per altra via quello che oggi è stato sconfitto.