Volete forse l’assalto ai forni? di G.Sarubbi

Giovanni Sarubbi
www.ildialogo.org. 20 settembre 2014

Siamo in deflazione, cioè i prezzi delle merci scendono ma nonostante ciò gli acquisti sono sempre di meno. Lo si può toccare con mano andando in giro per supermercati dove le “offerte” con sconti del 30 e anche del 50 percento sono all’ordine del giorno. E, nonostante ciò, gli scaffali continuano a rimanere pieni perchè la grande massa della popolazione non ha soldi per acquistare i beni essenziali. Persino il consumo degli alimentari è ridotto, senza parlare delle spese sanitarie, altro sintomo questo della grave crisi economica in cui versano il 90% delle famiglie italiane.

Tutto diverso per quel 10% delle famiglie italiane che possiedono oltre il 50% della ricchezza nazionale. Il settore del lusso non è in crisi ma va alla grande, ma ciononostante il fatidico PIL (Prodotto interno lordo, cioè la somma di tutte le fatture emesse in un anno) è costantemente in calo oramai da 7 anni a questa parte. I consumi dei ricchi, per quanto spinti possano essere, sono comunque una minima parte del PIL e comunque queste spese vanno a beneficio di una ristretta parte della popolazione che gode del proprio lusso infischiandosene di tutto il resto del mondo.

La classe sociale dei ricchi e gaudenti, che poi sono anche i grandi proprietari di banche, industrie, assicurazioni, mega attività commerciali, finanziarie, grandi proprietari terrieri e aziende agricole, è l’unica attualmente rappresentata in parlamento, ed è l’unica che riesce ad imporre i suoi diktat alle forze politiche che governano il paese. E’ questa classe sociale, formata in larga parte di evasori fiscali, di esportatori illegale di capitali all’estero, di responsabili della distruzione del tessuto produttivo nazionale con la delocalizzazione nei paesi poveri delle loro imprese, è riuscita ad imporre il no alla tassa patrimoniale e a partorire gli 80 euro in più ai lavoratori dipendenti sotto una certa soglia di reddito, ma il tutto a spese dello Stato. Loro non vogliono contribuire in alcun modo ne vogliono assumersi alcuna responsabilità per tutti i danni enormi che la loro politica dissennata ha provocato alla società italiana. Sono sempre loro i responsabili degli inquinamenti ambientali come quello della “Terra dei fuochi” in campania, o dell’ILVA di Taranto, o delle mille e mille discariche esistenti in tutto il paese piene di rifiuti tossici, che le industrie del nord hanno sversato illegalmente ricavandone enormi profitti a danno della vita di centinaia di migliaia di donne, bambini, lavoratori.

La situazione è arrivata oramai ad un punto di non ritorno. Senza il ricorso ad un prelievo forzoso dai patrimoni di chi in questi anni ha succhiato tutte le risorse pubbliche con la complicità di un sistema politico marcio e corrotto, non c’è via di uscita. Le riforme di cui parlano da trent’anni sono solo un modo per distrarre l’attenzione delle persone da questa semplice e cruda realtà ed un modo per continuare imperterriti nella politica di sempre, che è quella di togliere ai poveri per dare ai ricchi.

E’ così difficile, mi chiedo, trovare una forza politica, che sia una, che sul piano nazionale indichi con semplicità chi sono i responsabili della crisi economica che colpisce la grande massa dei lavoratori e favorisce solo una ristretta cerchia di ricchi e privilegiati? E’ così difficile spiegare che la guerra attualmente in corso a livello mondiale e alla quale il governo Italiano partecipa attivamente, in spregio della nostra Costituzione, è frutto di questo sistema sociale che toglie ai poveri per dare ai ricchi?

Se questo paese e questa umanità vogliono avere una prospettiva, non c’è alternativa alla gestione collettiva delle risorse economiche e delle risorse naturali. Non può funzionare un sistema come l’attuale dove pochi gruppi sociali succhiano tutte le ricchezze mondiali. Questo ha pesanti ricadute sul piano ambientale (i cambiamenti climatici in atto ne sono una testimonianza), sul piano sociale, perchè un simile sistema può reggersi (ma fino a quando) solo sulla violenza e la guerra.

Oppure volete l’assalto ai forni, di manzoniana memoria, o, per rimanere ai nostri tempi, l’assalto alle banche, ai grandi magazzini, alle megaville dei ricchi e gaudenti, di quelli che prendono 27 milioni di liquidazione e si permettono anche di dire che sono pochi?

Dicono le ultime statistiche che l’Italia è agli ultimi posti fra i paesi europei in tema di giustizia sociale. Il nostro è il paese dove più forti sono gli squilibri sociali esistenti con differenze fra ricchi e poveri impressionanti. Ripeto la domanda: c’è qualche partito, che sia uno, che chiami le cose con il loro nome, cioè che non sia colluso o corrotto da quel 10% di popolazione che possiede la grande maggioranza della ricchezza nazionale e che detta l’agenda alla politica?

C’è un partito che sappia al tempo stesso parlare di pace, di difesa dell’ambiente, di solidarietà sociale, di lotta al razzismo e alle discriminazioni religiose, di una economia finalizzata al bene della collettività e non alla ricchezza di una piccola classe sociale?

Qualcuno, per piacere, risponda!