Il coraggio di amare

Nino Lisi
Cdb San Paolo – Roma

Per il fatto che Gesù ha predicato l’amore universale, un amore che non ha limiti né confini, che coinvolge tutti, “giusti” e “peccatori”, amici e persino i nemici, che porta a perdonare non soltanto sette volte ma settanta volte sette, cioè illimitatamente, c’è chi professa e magari pratica una versione del cristianesimo che a me pare edulcorata, basata comunque sull’idea di un Gesù buonista.

A me, tanti decenni fa, proposero infatti un Gesù diverso, tutt’altro che buonista. Un Gesù che distingueva: amava tutti, ma di un amore selettivo; che si allontanava dal gregge per rincorrere e recuperare la “pecorella smarrita” e che, diversamente dal mercenario, resisteva di fronte al lupo per difendere il gregge; che scacciava i mercanti dal tempio dopo avere rovesciato i banchetti dei loro traffici; che proclamava beati i poveri, inveiva contro i ricchi e buttava giù i potenti dai loro troni.

Un Gesù che voleva la salvezza di tutti e tutte e per questo non li amava alla stessa maniera indiscriminatamente, ma ciascuno e ciascuna dell’amore di cui aveva bisogno. Perché – fermo restando che il confine (posto che sia netto) tra ciò che è giusto e ciò che non lo è passa all’interno di ogni essere umano – altro è il modo di amare chi opprime ed ha quindi bisogno di essere aiutato a convertirsi e redimersi, altro è l’amore per l’oppresso che deve essere sostenuto non solo per sopportare il peso dell’oppressione ma anche per liberarsene.

E così è per lo sfruttatore e lo sfruttato, in modo che l’amore non neghi la giustizia ma ne sia il compimento. Un amore dunque, duttile e flessibile che si modella di volta in volta a seconda delle situazioni, confermando che non sono l’uomo e la donna fatti per il sabato (e neppure per la domenica) ma è il sabato (ed anche la domenica e pure il venerdì) ad essere fatto per la donna e per l’uomo.

Non è semplice contestualizzare l’amore nelle condizioni e circostanze in cui ci si trova. Occorre molto discernimento. Discernimento ed anche molto coraggio. E’ la sfida che, secondo me, ogni cristiano ha di fronte.

Non a caso il coraggio è stato il tema della Route Nazionale degli Scout che il 10 agosto scorso ha segnato a San Rossore, in provincia di Pisa, la tappa decisiva, anche se non ancora conclusiva, di un processo complesso ed articolato di elaborazione di una “Carta del Coraggio” che, sulla base di una bozza approvata, si sta mettendo “in bella” in questi giorni.

Rivolta alla Chiesa, propone l’ accoglienza dei divorziati e degli omosessuali, nonché di dare spazio alle donne e di fidarsi dei fedeli anche quando la pensano diversamente dalla gerarchia; rivolta allo Stato, propone la chiusura dei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione), la cittadinanza a chi nasce in Italia, la riduzione delle spese militari (Adista Notizie n. 30).

Un bel coraggio, dunque. Ancora di più ne occorrerà ai singoli Reparti Scout per realizzare pratiche coerenti con queste proposte.

Di coraggio ce ne è voluto, e tanto, anche per concepire, lanciare ed organizzare la DIP, campagna per Dichiarare Illegale la Povertà, che sabato corso, 27 settembre, ha tenuto a Sezano (Verona) il 3° Convegno Nazionale. Partendo dalla constatazione che la “povertà è una costruzione sociale” prodotta dalle “fabbriche dell’impoverimento”, la DIP si propone di ottenere entro il 2018, da parte dell’Onu ed in seguito da parte dei governi dei singoli paesi, la messa “fuori Legge” delle istituzioni, delle pratiche sociali e collettive e delle leggi che sono fabbriche di impoverimento.

All’ordine del giorno del Convegno di Sezano sono stati posti argomenti scottanti: “escludere agli operatori borsistici le attività che riguardano beni e servizi strategici per la vita; ristabilire le banche pubbliche e cooperative per i beni comuni ed i servizi essenziali ed insostituibili per la vita; eliminare l’indipendenza politica della Banca Centrale Europea; No all’appropriazione privata del vivente in particolare delle sementi; mettere al bando le cooperative di lavoro da caporalato; impedire l’approvazione del Piano di salvaguardia delle risorse idriche d’Europa (Water Blue Print) che, se approvato, consacrerà l’irreversibilità della mercificazione, monetarizzazione dell’acqua e la privatizzazione dei servizi idrici; mettere fuorilegge i CIE a livello europeo, istituire il Passaporto di cittadinanza universale”.

Come dire che a San Rossore e a Sezano si è discusso di come rovesciare i potenti dai loro troni e ribaltare i banchetti dei mercanti, e, sia pure in modi diversi, si è rievocato lo scontro di Gesù con il Tempio.

Anche a noi, cristiani e cristiane, occorre coraggio, e non poco: per metterci in discussione, uscire dal fortilizio delle nostre certezze e dei nostri convincimenti per aprirci al confronto ed al dialogo senza pregiudizi onde tentare di capire da che parte stare, come atteggiarci per rispondere in concreto all’invito di Gesù di amare come lui ha amato, cioè discernendo.