La famiglia del Sinodo – Le parole di Maria

LA FAMIGLIA DEL SINODO

Vittorio Bellavite
Noi Siamo Chiesa Italia

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Penso che  l’opinione dell’area conciliare sull’istituzione “Sinodo dei vescovi”  sia , da tempo, univoca.

Ha poteri solo consultivi,  è poco rappresentativo del popolo cristiano. I tanti sinodi del passato hanno confermato questa opinione, sono stati una sede di discussione e poco più. Ora la situazione sembra cambiata, con il Sinodo in corso sulla famiglia,  non solo perché c’è un altro papa,  che marca una chiara discontinuità con i due precedenti, ma anche perché la realtà preme.

E’ quella di un modello di famiglia, sempre riproposto nei documenti  e nel Catechismo del 1992, che si scontra con troppe situazioni troppo differenti. Noi abbiamo sotto gli occhi la realtà europea ma dovremmo pensare che nel mondo la situazione può essere anche più difficile, quella dei matrimoni combinati dalle famiglie, quella delle troppe mamme  sole ad allevare i figli, quella delle troppe donne del tutto subordinate all’uomo  e via di questo passo.

Chi, tra i vescovi, ha una un approccio pastorale, e non dottrinario,  conosce la realtà. Essa sta penetrando nei sacri palazzi, impenetrabili per troppo tempo. Forse è la stessa realtà che ha indotto i Cardinali in Conclave ha capire, anche se in grave ritardo, che era necessaria una svolta. Ci troviamo ora ad assistere a discussioni su tematiche che l’area “conciliare” ha proposto da tempo, indicando soluzioni. Si prende atto di situazioni da sempre demonizzate (convivenze, matrimoni civili, unioni omosessuali…) con un atteggiamento di dialogo, positivo.

Questo sembra essere quanto è emerso durante la prima settimana  a quanto riferisce la Relatio di sintesi dei lavori. Non è un caso che, contro  questo testo, si è già mobilitata la destra , anche gridando alle manipolazioni da parte dei media. Ma il testo scritto è eloquente e non può essere soggetto a smentite. Tutto si giocherà nel prossimo anno e al sinodo di ottobre quando il papa sarà in condizione di decidere.

Non bisognerà desistere dal continuare a essere presenti anche su questioni già dette  e ridette. In particolare nel nostro paese, a quello che si capisce, la maggioranza dei vescovi fa resistenza passiva o, al più, è disorientata. Forse hanno ancora in mente i valori non negoziabili (ma tre cardinali milanesi, Tettamanzi, Ravasi e Coccoplamerio,  hanno sposato posizioni aperturiste opposte a quelle, prevedibili, di Scola).

Nel novembre dell’anno prossimo ci sarà a Firenze l’incontro decennale della Chiesa italiana. Cosa succederà? E noi, dell’area conciliare, cdb e “Noi Siamo Chiesa”,  abbiamo interesse a parteciparvi? E , se lo chiedessimo, saremmo ammessi  o tenuti fuori dalla porta secondo lo stile escludente e poco evangelico del passato?

Detto ciò, ho l’impressione che al sinodo si sia parlato poco dei problemi sociali della famiglia (lavoro, casa  ..…), se ciò fosse vero sarebbe fatto preoccupante come lo sarebbe la scarsa attenzione, nei discorsi sulla famiglia, ai problemi educativi, ai rapportI genitori/figli. Noi queste tematiche dovremmo riprendere ed essere così  portatori , sdoganate finalmente  tutte le questioni divorziati/risposati, unioni civili ecc…,  di una morale più esigente, polemizzando con  chi ci accusa di culture permissive.

Mi sembra che essa debba fondarsi   su valori di solidarietà, di fraternità, di aiuto reciproco  che già sono diffuse nella famiglia italiana, e che , soprattutto in tempo di crisi, rendono sopportabili troppe situazioni di disagio (che l’intervento pubblico spesso ignora). Ugualmente dovremmo essere più espliciti nei confronti di modelli diffusi  di comportamento fondati solo sul sesso facile, sull’immagine, sul denaro, sul  brutto consumismo, tutti modelli  lontani  e diversi   dalla gioia, dalla bellezza ,dalla serenità, dall’altruismo  che ogni cristiano, individualmente e nella propria famiglia, dovrebbe cercare di vivere ispirandosi all’Evangelo.

Ultima cosa: la Relatio dedica un passaggio alla questione della regolazione delle nascite riproponendo “il messaggio della Humanae Vitae”. Come è mai possibile?  Si vuole calmare i conservatori concedendo loro qualcosa?

La Humanae Vitae è ormai decaduta perché dall’inizio non è stata recepita dal Popolo di Dio. Dobbiamo ancora ripetere cose dette, in modo ininterrotto, da 46 anni? No, qui non ci siamo. Sappiamo bene chela fedeltà al suo insegnamento è stata usata come prova di ortodossia e, così, strumento di selezione nelle carriere ecclesiastiche. Ma ora basta, perlomeno bisogna che il Sinodo non ne parli e che, come si dice, “i morti seppelliscano i morti”.

LE  PAROLE DI MARIA

Peppino Coscione
Comunità cristiana di base Oregina – Genova

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Benvenuto tra noi, Paolo. Voglio ringraziarti dei saluti inviatemi  quando hai scritto quella bella lettera alla nostra comunità cristiana che è in Roma : “Salutate Maria che ha lavorato molto per voi”.

Facciamo a turno, oggi tocca  a me  presiedere e perciò lavorare di più per fare di questa casa dove tu metti i piedi per la prima volta  uno spazio di accoglienza e di convivialità. La nostra è una chiesa domestica come tante altre che tu assieme ad altri discepoli e discepole di Gesù hai fatto sorgere, impegnandovi anche a metterle  in rete.

Da qualche mese nei nostri incontri manca la presenza e la partecipazione di alcuni discepoli ; erano stati destinati alla Britannia, sotto il governatore Aulo Decio Gallo, per reprimere una rivolta di Venuzio, ma essendosi rifiutati , adducendo come motivo il fatto che la fede in Gesù crocifisso impedisce di usare le armi, sono stati rinchiusi in prigione.

Hanno ritenuto di resistere alle autorità costituite, perché, se è scritto che ogni persona sia soggetta alle potestà superiori, è anche da ribadire nello stesso tempo di non aver timore di resistere al pubblico potere che si oppone alla santa volontà di Dio, come di obbedire a Dio prima che agli uomini quando le loro decisioni non
riflettono il volto del Dio di Gesù di Nazareth.

Questa scelta è stata per noi motivo di lunghe discussioni , come lo sono altre , dato che viviamo l’oppressione di un impero di continuo in armi per mantenere il monopolio del potere nel vasto mondo conquistato con la violenza ; prendere una decisione comune non è sempre facile ed esente da conflitto.

La nostra, come vedi,  è una casa dignitosa ma non lussuosa , aperta a coloro che vivono l’impegno di costruire una società dove tutti e tutte si possano riconoscere fratelli e sorelle; abbiamo pratiche  di condivisione dei beni  materiali e spirituali come in occasione della colletta da te promossa a favore degli amici e delle amiche che a Gerusalemme danno testimonianza del profeta Gesù crocifisso e risuscitato.

Per noi infatti sono i poveri e solo loro, a garantire l’autenticità dell’evangelizzazione e ad impedirne il fraintendimento. E’ tutto qui  il significato della frazione del pane che oggi compiamo assieme a te; l’hai ben evidenziato nell’inno all’amore  che hai scritto alla comunità di Corinto:

”Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sarei nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l’amore, niente mi gioverebbe.

L’amore è paziente, è benigno l’amore; non è invidioso l’amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.

Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non avrà
mai fine”.

E non ci lasciamo senza averci scambiato con spontaneità e semplicità il bacio della pace, consapevoli di essere chiamati/e ad essere operatori/trici  di pace.