Sentinelle, in piedi per niente

Alessandro Baoli
www.cronachelaiche.it

È passata dunque la domenica di veglia delle Sentinelle in piedi. «Ritti, silenti e fermi», come si definiscono con enfasi nel loro sito, anche stavolta hanno vegliato «per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna».

L’oggetto della loro protesta, a dir poco ben vista dal clero cattolico e da non pochi gruppi di estrema destra, è la legge sul contrasto all’omofobia firmata dal Pd Scalfarotto e attualmente impantanata in parlamento; ma anche il pur blando progetto di legge – ancora lontanissimo da venire – sulle unioni civili, anche omosessuali, promesso da Renzi. Insomma, ogni iniziativa che mette a rischio il concetto distorto, perché idealizzato, e totalmente ideologico perché derivato dal racconto di un testo sacro che non può essere (in democrazia) imposto a tutti, che quella parte di società ha della famiglia.

Una delle paure (o uno dei pretesti più spregiudicati, a seconda dei punti di vista) delle Sentinelle e di chi le sostiene è che una volta approvata la legge non si potrà più sostenere di essere “contrari” al matrimonio gay. È proprio così? In realtà no, anzi: la legge ferma al Senato contiene un cavillo che mette il clero, principale sponsor delle Sentinelle, al riparo dagli effetti della legge stessa. Vediamo.

Salvo ulteriori modifiche, il disegno di legge firmato – tra gli altri – da Ivan Scalfarotto si rifà alla norma del 13 ottobre 1975 «Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966», e vuole integrare nella già esistente legge Mancino-Reale la fattispecie di «reati fondati sull’omofobia o sulla transfobia».

Il testo prevede sanzioni per «chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull’omofobia o sulla transfobia», o a commettere «violenza o atti di provocazione alla violenza» per gli stessi motivi. È inoltre vietata «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull’omofobia o sulla transfobia».

Se quest’ultimo capoverso può ingenerare qualche dubbio, a chiarire arriva l’articolo 3-bis, che afferma: «Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero», attenzione, «anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni».

La contrarietà delle Sentinelle, quindi, oltre ad essere espressione di arroganza, è fondata su una bugia (il pericolo per la libertà di espressione) e ignora un odioso privilegio. Del resto la libertà di espressione è garantita in principio nella stessa Costituzione, madre di tutte le leggi, ma in Italia – si sa – se si può aggirare una legge qualsiasi, lo si può fare anche con la Costituzione.

Non sappiamo se le nostre valorose Sentinelle abbiano mai letto il testo della proposta di legge Scalfarotto; quello che sappiamo è che continuano a manifestare a sprezzo del ridicolo, essendo la loro protesta fondata sul nulla, se non sulla pretesa, arrogante e violenta nelle premesse, di negare ad altri un diritto da loro già acquisito: la libertà individuale di scegliere.

Sarebbe assai interessate vedere quale sarebbe la reazione delle Sentinelle, e soprattutto dei loro sponsor d’Oltretevere se altre Sentinelle scendessero in piazza per protestare contro le leggi – quelle sì – liberticide che puniscono la blasfemia e il vilipendio della religione.

Ma il dibattito più interessante, alla fine, e quello più importante, verte sull’opportunità di dare a questo “movimento” (che si rifà esplicitamente ai Veilleurs debout francesi), fintamente apolitico e aconfessionale, tutta la visibilità che ha ottenuto anche stavolta, pur con un numero di partecipanti piuttosto esiguo. La sua piattaforma è indubbiamente fondata su una menzogna – cioè che la libertà d’espressione e l’istituto della famiglia “tradizionale” sarebbero in pericolo – ma la capacità di convogliare su di sé l’attenzione dei media ogni volta che scendono a “leggere” in piazza non va sottovalutata, e purtroppo gli sberleffi a loro indirizzati in queste ore vanno in senso opposto.

Per non dire delle pretese di alcuni gruppi di estrema sinistra di farli sloggiare dalle piazze che hanno scelto: non si può difendere la democrazia negandola agli altri. Bisogna evitare di farne dei martiri, sarebbe il colmo. Non per niente ben 18 associazioni glbt avevano invitato a non contromanifestare per non fornire ai media ulteriori spunti per parlare delle Sentinelle.

Infine, un altro dettaglio da considerare: stavolta le Sentinelle sono riuscite a portare in piazza (dopo averci parlato nei mesi scorsi, per esempio a Brescia) anche gruppi di musulmani, materializzando di fatto quella Santa Alleanza tra religioni propugnata dagli ultimi papi contro le libertà e i diritti dei cittadini a loro invisi. Gli ex nemici delle crociate uniti nella lotta ai nuovi nemici. C’è sempre bisogno di un nemico, come ci insegna Orwell.