Il matrimonio e i gay

Aldo Zanca
www.italialaica.it

Ricevuto il duplice via libera da Berlusconi e dal papa, Renzi ha messo in agenda le unioni civili. Lui dice che il testo della legge è pronto e che andrà in discussione subito dopo l’approvazione delle riforme istituzionali (senato e legge elettorale).

Dei contenuti della legge si sa ben poco, se non che, come vagamente si va dicendo, sarà ispirata al modello tedesco (chissà perché per ogni cosa ci si riferisce ad un analogo straniero: sul piano normativo il made in Italy non funziona). Un aspetto che è stato subito e fermamente precisato è che le unioni civili in senso forte riguarderanno esclusivamente le coppie gay. Per le coppie eterosessuali si prevede qualcosa di più depotenziato.

Come mai? Non sarebbe logico prevedere una normativa identica per tutte le situazioni? Sicuramente, ma in un paese normale, non in Italia dove il potere della chiesa cattolica, anche nella versione Bergoglio, è straripante e presidia saldamente i propri privilegi.

A pensarci un attimo, la faccenda è chiara e semplice. Da una parte, l’Italia, che è un paese importante, non può rischiare sull’argomento di rimanere isolata nel consesso dei paesi avanzati, dall’altra, la chiesa cattolica ha lanciato in grande stile l’operazione per recuperare i reprobi e ingrossare le fila dei praticanti che si vanno assottigliando in modo preoccupante. Ma questa operazione non deve incidere sulle posizioni acquisite.

Quindi le unioni civili che riproducono, con qualche limitazione che però riguardano pochi casi, le condizioni di un vero e proprio matrimonio, non possono essere aperte all’universo degli interessati. Perché? Perché non si deve offrire un’alternativa al matrimonio concordatario che non sia il matrimonio civile, i quali ambedue si possono celebrare soltanto tra maschio e femmina.

In questa impostazione le coppie gay per la chiesa cattolica sono in soprannumero e quindi di loro si può fare quello che si vuole, purché non si parli di matrimonio pleno iure. Si può, al limite, offrire qualcosa di ancora più vantaggioso dell’attuale matrimonio.

Ma questa soluzione non può e non deve essere offerta alle coppie eterosessuali, che in prospettiva potrebbero gradirla maggiormente rispetto al matrimonio “normale”, per esempio per la facilità e la rapidità di scioglimento. Poi molte coppie sostanzialmente non credenti, che attualmente non sanno sottrarsi al conformismo del rito concordatario, potrebbero optare per l’unione civile, considerata socialmente e moralmente meno impegnativa.

Ovviamente la chiesa cattolica esclude in modo tassativo che le coppie gay possano essere ammesse al sacramento del matrimonio. Si creeranno così quattro tipi di unioni: il matrimonio concordatario, il matrimonio civile, le unioni civili tra coppie eterosessuali e le unioni civili tra coppie gay. L’orticello del Vaticano rimane ben protetto.

Lo Stato italiano, more solito, nelle persone dei suoi governanti e di suoi parlamentari, scatta sugli attenti e si mette a disposizione del clero cattolico.