Iran, cosa muore con Reyhaneh di M.Lanfranco

Monica Lanfranco
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/mlanfranco/

Sono migliaia le donne e le bambine che muoiono per la violenza che subiscono in famiglia (più spesso) o per mano di sconosciuti ogni giorno sul pianeta, nel silenzio o nel disinteresse del loro paese e della comunità internazionale. Il pensiero è insopportabile, così come lo è quello per ogni ingiustizia compiuta sulle persone e sull’ambiente, e per questo non possiamo costantemente avere in mente sangue e dolore: se lo facessimo sempre saremmo già alla pazzia.

Però è vero che quando la vittima della violenza ha un volto e un nome ciò dà corpo e spessore alla realtà che si elude ogni giorno, e scegliendo di non abbassare lo sguardo o di coprirsi le orecchie l’impatto del reale è ineludibile, se si ha una coscienza.

Alla Secular Conference di Londra, indetta da alcune reti laiche tra le quali One Law for all, Women living under muslim laws e Secularism is a women issue la studiosa Karima Bennoune, docente arabo americana di legislazione internazionale ha scelto di parlare delle vittime del fondamentalismo facendo scorrere dietro di lei i volti di uomini e donne di varie provenienze geografiche, attiviste e attivisti per la laicità, che hanno trovato la morte negli ultimi anni per mano degli islamisti.

Non c’è stato nulla di enfatico o di eroico nel breve racconto delle biografie: Karima ha chiesto che si ricordino queste persone perchè fare memoria è un gesto politico prioritario per avere futuro e ricordare che “la libertà di vivere senza il giogo dell’ideologia religiosa non è realtà in molti luoghi del pianeta. Non si tratta di fede – ha scandito – ma di fanatismo, di politica, e di regime”.