Sinodo: molto rumore per (quasi) nulla di L.Kocci

Luca Kocci
http://lucakocci.wordpress.com/

A qualche giorno dalla conclusione dell’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, si può dire che la montagna ha partorito il proverbiale topolino. Un topolino eterosessuale, regolarmente sposato e con figli. Perché tutte quelle aperture che – pur riconfermando la dottrina tradizionale sul matrimonio, l’unica forma di unione pienamente accettata dalla Chiesa cattolica – si erano intraviste a metà assemblea, con la Relatio post disceptationem che faceva la sintesi della prima settimana di lavori, sono scomparse (quasi) del tutto nella Relatio finale.

Dopo la pubblicazione del primo documento, nel dibattito all’interno dei circoli minori, i settori più conservatori dell’episcopato hanno sbraitato contro quello che sembrava loro essere uno stravolgimento della dottrina. La mediazione si è risolta con un compromesso nettamente al ribasso, come emerge dal confronto fra i paragrafi maggiormente dibattuti.

Sulla questione dell’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati – che aveva egemonizzato il dibattito pre-sinodale – ci sono stati evidenti passi indietro. Se nella prima formulazione si faceva presente l’eventualità di consentire l’accesso ai sacramenti «preceduto da un cammino penitenziale», sebbene come «possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso», nella Relazione finale questa strada viene ridimensionata a tema da «approfondire». Il tabù è rotto, ma la questione è ancora tutta da discutere.

L’arretramento più forte è sulle coppie omosessuali. Nel documento di metà Sinodo, con una certa dose di coraggio rispetto alle posizioni tradizionali, si diceva che, «senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner» e dei «bambini». Affermazioni stravolte nella Relazione finale: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Scompare la coppia – questo era l’elemento di novità –, restano i singoli, che vanno al massimo «accolti con rispetto». Esattamente quello che il magistero già prevede (infatti la frase è tratta da un documento del 2003 della Congregazione per la dottrina della fede allora guidata dal card. Ratzinger). Questi paragrafi, fra l’altro sono quelli che hanno registrato il maggior numero di voti contrati, non riuscendo a raggiungere il quorum dei due terzi. E siccome pare difficile che si sia trattato un’opposizione “da sinistra” – tranne forse qualche voto isolato –, la conclusione è che l’episcopato mondiale annovera una larga fetta di vescovi conservatori che hanno avuto la forza di far emendare in senso regressivo il documento e che hanno espresso la loro contrarietà a quei paragrafi che lasciano qualche minimo spiraglio a possibili spifferi riformisti.

«La relazione conclusiva arretra rispetto a quella della prima settimana» – rileva anche il movimento Noi Siamo Chiesa –, tuttavia è possibile rintracciare qualche elemento di progresso. A cominciare dalla scelta di papa Francesco di rendere trasparente l’esito delle votazioni, indicando i numeri di favorevoli e contrari, che ha così messo in evidenza che su alcune questioni l’episcopato non è unanime ma la pensa diversamente. Quella divisione che c’è sempre stata fra vertici ecclesiastici e Chiesa di base ora emerge anche in alto. E poi che la discussione si è aperta, anche se i risultati, per ora, appaiono scarsi: il «non negoziabile» non è stato intaccato, ma almeno è diventato oggetto di discussione.

I conservatori esultano per aver arginato gli innovatori, i riformisti sono soddisfatti per aver lasciato qualche porta socchiusa. Il confronto proseguirà per un anno – qualcuno ipotizza la possibilità di un nuovo questionario mondiale sui temi maggiormente dibattuti – in attesa dell’assemblea ordinaria dei Sinodo di ottobre 2015, quando arriveranno le proposte finali. Ma l’ultima parola, essendo i Sinodi organismi consultivi, spetterà al papa.