Apre a Scicli il centro di accoglienza della FCEI. Tra qualche protesta e molta solidarietà

Ingrid Colanicchia
www.adistaonline.it

Sta per aprire i battenti, a Scicli, il centro di accoglienza Mediterranean Hope–Casa delle culture, iniziativa messa in piedi dalla Federazione delle Chiese evangeliche (Fcei) con i fondi 8 per mille della Chiesa valdese e metodista, che si propone come polo di iniziative di solidarietà rivolte ai migranti e a quanti vivono una situazione di crisi economica. Oltre ai progetti di inserimento per i rifugiati e richiedenti asilo che approdano in Italia, molte sono le attività pensate per sostenere le persone colpite dalla crisi: dalla mensa interculturale allo spaccio alimentare – che prevede sia una distribuzione di prodotti alimentari per le famiglie in difficoltà sia uno spazio dedicato ai gruppi di acquisto solidale – con un occhio anche alle filiere corte di produzione agricola, dando così supporto agli agricoltori locali che si trovano in difficoltà. Ci sono poi gli sportelli dedicati all’emergenza abitativa, alla cittadinanza e ai diritti, così come l’ambulatorio popolare, dove si pensa di avviare l’esperienza del dentista sociale per offrire cure odontoiatriche a quanti non possono permetterselo.

«Il Centro – ha spiegato il pastore Francesco Sciotto (Nev, 27/10), alla guida della Chiesa metodista di Scicli – è a disposizione della città per iniziative culturali, per l’incontro di associazioni e gruppi e per eventi pubblici. Non vogliamo creare un ghetto – ha sottolineato – ma uno spazio aperto di dialogo e confronto interculturale».

L’iniziativa – che sarà portata avanti da operatori sociali di Scicli regolarmente assunti e da volontari provenienti da ogni parte del mondo – fa parte, insieme all’Osservatorio delle migrazioni da poco messo su a Lampedusa, del progetto Mediterranean Hope, nato su impulso della Fcei in risposta alla tragedia del 3 ottobre 2013, quando quasi 400 persone persero la vita al largo dell’isola siciliana.

Insomma una preziosa occasione di integrazione e di rilancio culturale per l’intera città di Scicli che però a qualcuno non è andata giù. Nei giorni scorsi, come riporta la Nev (31/10), si sono levate le proteste di Forza Nuova e di qualche commerciante contrario al progetto di accoglienza dei migranti. Sulle saracinesche della Casa è comparsa la scritta «Vergogna! No, no, no» ed alcuni hanno dato il via a una raccolta firme contro l’apertura della struttura.

«Sono reazioni che avevamo messo in conto – ha commentato il pastore Massimo Aquilante, presidente della Fcei (Nev, 30/10) – perché sappiamo bene che il tema delle migrazioni è la bandiera di forze politiche che attorno ad essa sanno di raccogliere un facile consenso. Ho però fiducia che l’ampia maggioranza della popolazione di Scicli capisca che il nostro progetto è un contributo alla vita sociale, al patrimonio culturale ed in certa misura anche all’economia della città».

«Speriamo che alla fine le parti migliori, e sicuramente maggioritarie, della comunità cittadina sappiano reagire a chiusure e paure», gli ha fatto eco Alessandra Trotta (Riforma, 31/10), presidente dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi). «Per noi è fondamentale che questo accada, perché il progetto in sé è nato non soltanto come sistemazione per i migranti che ne hanno bisogno, ma per promuovere un’integrazione che sia considerata dalla stessa comunità locale un’occasione di crescita e sviluppo come società inclusiva e solidale».

E solidarietà alla Chiesa metodista di Scicli e alla Federazione delle Chiese evangeliche è arrivata, oltre che da partiti e associazioni locali (tra cui il circolo di Sinistra, Ecologia e Libertà), anche dal vicario foraneo, don Ignazio La China, che ha definito «vergognoso» l’attacco subìto. «Facendomi interprete di tutte le comunità parrocchiali e di tutte le aggregazioni ecclesiali presenti nella nostra città – ha scritto in un intervento apparso su Ragusatg.it (30/10) –, esprimo vicinanza fraterna e solidarietà alla chiesa metodista» con la certezza che il Centro di accoglienza sarà «segno di un futuro di speranza, di integrazione e di arricchimento reciproco anche per la nostra comunità cittadina». Parole di vicinanza che il vicario di Scicli ha pronunciato richiamando non solo alla responsabilità del cristiano nell’accoglienza dello straniero, ma alla responsabilità più grande di «riconoscere nel fratello il volto stesso del suo Signore».

Don La China ha anche voluto stigmatizzare «l’uso improprio» di un’immagine religiosa, quella della Madonna delle Milizie, «come logo del movimento contro l’accoglienza degli immigrati nella nostra città»: un invito esplicito a «non strumentalizzare Dio e la fede nelle battaglie politiche di parte, ma a usare invece la ragione che spinge sempre a ricercare il ben comune nella verità e nella carità». «Mi auguro – ha concluso – che nessuno si faccia coinvolgere e strumentalizzare nell’adesione a raccolte di firme o a movimenti xenofobi e razzisti ma che al di là della contrapposizione ideologica prevalga il dialogo costruttivo e il buon senso. Scicli ha tradizioni di accoglienza e di generosità, cristiana e civica, che possono aiutare a superare questa fase di sospetto e di divisione».

«Fuori di ogni retorica – gli ha risposto Aquilante (Nev, 30/10) – sono proprio i gesti come il suo che ci restituiscono nei momenti della prova il senso della novità dirompente dell’evangelo di Gesù Cristo che ci rende uniti nella testimonianza. Le sue parole ci sono tanto più care perché in esse cogliamo di non essere soli». «I nostri animi in questo frangente non sono attraversati da pensieri di rivalsa – ha aggiunto – bensì dalla consapevolezza che i gesti di spregio di cui siamo stati oggetto incarnano lo spirito del tempo. Pertanto, è nostro intendimento portare fin dentro le pieghe di questa brutta e triste vicenda la parola del perdono, che chiama chiunque a un serio esame di coscienza e a una radicale conversione».