Considerazioni di L.Menapace

Lidia Menapace
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Avvengono tutti insieme alcuni deboli ma molto leggibili segnali di qualche sommovimento di massa (detto sottovoce, perchè ancora incipiente e non si capisce quante e quanto profonde e tenaci radici possa avere) e subito in contemporanea si manifesta un uso violento della forza pubblica, secondo le solite.

Per questo penso sia necessario e urgente fare una pacata ferma e chiara dichiarazione sull’uso degli strumenti e sul giudizio sulle forme politiche: non è certo lecito, nè intelligente, anzi sarebbe di rara stupidità buttare via due volte nel tempo di una vita la possibilità di superare, anzi “mutare lo stato di cose presente” e non farlo perchè si cade nella solita facile ovvia ripetuta trappola dell’uso della violenza di stato, detta “forza”.

Vorrei raccomandare una forte attenzione all’uso del linguaggio. Non si può credibilmente intraprendere una azione di giustizia se si continua ad usare e con ciò a legittimare iI linguaggio non inclusivo cioé ingiusto: non farlo non é una dimenticanza , ma una mancanza specifica: nel parlare l’unica legge o regola indiscussa é l’uso: se il linguaggio inclusivo non entra nell’uso , il dominio del patriarcato continua e magari si riconsolida. Ripeto perciò che non sono disposta a riconoscere per compagni, per quanto si dichiarino progressisti moderni magari socialisti o addirittura comunisti dei maschi che non si accorgono che le donne hanno lo stesso diritto di essere nominate sempre quanto gli uomini. Anzi siamo stabilmente la maggioranza della popolazione del pianeta e in ogni paese che lo compone, da più di mezzo secolo. Via ,datevi una mossa!

La seconda avvertenza che vorrei avanzare é che il rapporto di forze oggi si é stabilito sì che lo stato, qualsiasi stato, anche Usa, Russia, Brasile, Cina, Europa non possono difendere la loro popolazione da attacchi esterni, ma possono invece difendersi dalla loro popolazione: appunto usando mezzi militari a fini di ordine pubblico. CIò comporta la fine della democrazia rappresentativa pura e semplice. Un uomo solo al comando, magari circondato da un coro di fanciulle adoranti. Magari chiamato laeder, che é la stessa parola di Duce Fueher Caudillo Conducator. Già fascismo. Cerco di esprimermi in modo non valutativo nè emotivo, bensì al massimo oggettivo e analiticamente fondato.

Se però le cose stanno a un di presso così, la domanda da porre é se vi sia ancora spazio per lottare o bisogni arrendersi alla sottomissione. Provo a porla, persino essa in termini non valutativi: non mi chiedo cioè se sia per caso giusto arrendersi, potendosi così ottenere qualcosa. Si potrebbe persino anzi accettare un periodo, una fase di sottomissione, se si potesse dimostrare che ciò dà spazio per qualcosa di utile. Qui non ho bisogno di cercare altro, sia Rosa che Trotzki affermano e Rosa dimostra ineccepibilmente che quando la crisi del capitalismo è struttuale globale e durevole, se non si incomincia a costruire l’alternativa allo stato di cose presente, capita la “barbarie”. E’ molto importante che una economista come Rosa usi il termine non economicistico “barbarie”: significa che la crisi strutturale globale durevole del capitalismo non genera solo disoccupazione inoccupazione miseria povertà distruzione di risorse danno al pianeta, ma addirittura disumanità , mancanza di relazioni: barbarie significa impossibilità di intendersi, impossibilità di relazionarsi, impossibilità di “restare umani/e”. Il rischio mortale.

Proprio per la sua portata immensa e non reversibile bisogna opporsi a che il cammino verso la barbarie che è incominciato davanti ai nostri occhi non venga opposto, bloccato, respinto, risposto da una alternativa, che Rosa chiamava socialismo, che si può chiamare ambientalismo, che l’Anpi chiama antifascismo, che una compagna di Trieste chiama “femminismo o barbarie” (è infatti il motto che lancia dal coordinamento donne della Cgil di Trieste Giusi Surdo). Il fatto nuovo è che pure l’alternativa è molteplice, non monoteista, si oppone al patriarcato e anche al matriarcato, per la molteplicità non riducibile. E qui per ora mi fermo, a proposito di alternativa di genere. Subito dopo e insieme l’alternativa di classe.