Il cambiamento dal basso

Raúl Zibechi *
Traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo

Dallo Stato del Venezuela non ricevono alcun contributo, tutto è autofinanziato. Cecosesola, scrive Raúl Zibechi che è andato a vederla in primavera, è una rivoluzione culturale. Un’organizzazione in movimento, dicono con più modestia in questa straordinaria cooperativa di cooperative: 20 mila soci, 1.300 lavoratori che percepiscono lo stesso stipendio, una rete di 60 comunità con epicentro a Baquisimeto, una città di due milioni di abitanti.

Non ci sono direzioni formali né statuti né dirigenti, tutto viene deciso tra tutti, tra tutti quelli che vogliono costruire adesso il mondo che desiderano. Un’esperienza (non un modello) che ha generato cambiamenti profondi nella società all’insegna di una logica che non insegue l’accumulazione (la crescita, la conquista di potere o di prestigio) ma la fiducia, la condivisione e la resistenza nel tempo. Dalla fine degli anni Sessanta, Cecosesola dimostra che la politica non è qualcosa che si possa ridurre a quel che accade nel cortile del Palazzo, per questo la gran parte dell’opinione pubblica mondiale ne ignora l’esistenza.

Ora che gli echi mediatici si sono placati, possiamo parlare delle profonde trasformazioni nella società venezuelana, quel tipo di cambiamenti di lunga durata chiamati a riconfigurare le società. Non ci deve apparire strano che questi movimenti non siano presi in considerazione dai grandi mezzi di comunicazione, focalizzati come sono su notizie che svaniscono senza lasciare traccia. Più rilevante è la scarsa attenzione che viene dedicata dagli analisti e da buona parte dei militanti dei partiti, perché probabilmente ritengono che la politica (quella con la P maiuscola) si riduca a quanto accade in prossimità dei palazzi del governo.

Consideriamo l’esperienza di Cecosesola (Cooperativa Central de Servicios Sociales del Estado Lara, Cooperativa Centrale di Servizi Sociali dello Stato di Lara), una rete di 60 comunità con epicentro nella città di Barquisimeto (2 milioni di abitanti), presente anche in altri quattro stati del Venezuela nordoccidentale. Le cooperative si occupano di agricoltura, agroindustria su piccola scala, servizi sanitari, trasporti, servizi funebri, credito, fondi di mutuo soccorso, distribuzione di alimenti e di articoli per la casa.

L’estensione dell’attività imprenditoriale non è inferiore. Nel suo insieme comprende 20 mila soci e 1300 lavoratori che percepiscono lo stesso salario (quello che loro chiamano “anticipo”). Circa 4 mila persone partecipano alle oltre 300 riunioni che si tengono ogni anno e comprendono sia incontri settimanali che resoconti di esperienze.

In queste riunioni tutto viene discusso: dal prezzo dei prodotti nei mercati alla gestione del centro cooperativo sanitario.

Le tre grandi fiere familiari di Barquisimeto vendono ogni settimana 600 tonnellate di ortaggi e frutta, il 35 per cento del consumo di una grande città come questa. In questi tre mercati lavorano 500 soci, ci sono 250 casse e vi si riforniscono 200 mila persone ogni settimana. Non è un’impresa marginale, bensì il maggior punto di vendita di prodotti alimentari dell’intera città, molto più importante dei supermercati.Sarà utile sottolineare tre aspetti.

Non ci sono né video-sorveglianza né guardie private, esiste solo una “vigilanza comunitaria”. Invece delle file di persone cariche di tensione tipiche del resto del paese, quelle che si formano nei mercati di Cecosesola sono serene e solidali. La mattina in cui sono andato al mercato del centro, nella confusione che si forma all’entrata, sono state perse delle scarpe. Quando con gli altoparlanti si è informato dell’accaduto, in pochi istanti le scarpe sono state ritrovate. Lo stesso accade perfino quando vengono smarriti portafogli e oggetti di valore. Pur non avendo alcuna sorveglianza, i “taccheggi” (quelli che il capitale giudica “furti”) sono stimati in numero cinque volte inferiore a quello che si verifica nei supermercati.

I prezzi sono differenziati. Gli ortaggi e la frutta ne hanno solo due, in modo che l’acquirente possa riempire un sacchetto con diversi tipi di prodotti e pesare poi tutto assieme. In tal modo anche la contabilità viene semplificata. Si fissa un prezzo medio o ponderato. Tuttavia ciò che è più rilevante è che i prezzi vengono stabiliti dalle assemblee periodiche dei soci. In queste assemblee, che sono aperte, i produttori danno informazioni sui costi e condividono i dati con gli altri membri della cooperativa, evitando in tal modo il ricorso agli intermediari. Questa democratizzazione di prezzi, costi e margini di guadagno, restituisce al mercato quella “trasparenza” che Fernand Braudel considerava come la principale caratteristica dei mercati pre-capitalistici.

Il terzo aspetto consiste nel fatto che l’enorme rete non ha direzione né dirigenti. Tutto viene deciso tra tutti: per questo motivo c’è un grande numero di riunioni. Cecosesola si definisce come una “organizzazione in movimento”, parte di un processo di “trasformazione personale ed organizzativa attraverso la più ampia partecipazione di tutte e tutti”. Fiducia, convivenza, integrazione, emozioni condivise, sostituiscono gli statuti formali e gli incarichi ai diversi livelli.

Per chiarire il loro modo di agire, qui spiegano che “l’unica istanza organizzativa formale è un insieme flessibile e variabile di “riunioni” aperte a tutti coloro che vogliono partecipare, senza fare distinzioni sulla provenienza. Sono spazi di incontro che non rispondono ad uno schema prestabilito ma si formano e si sciolgono in base alle esigenze del momento”. La logica non è quella dell’accumulazione (crescere, acquisire potere o prestigio), bensì durare nel tempo. Durano già da 40 anni.

Nel corso di otto giorni, ho preso parte ad una decina di spazi comunitari: dalle riunioni degli agricoltori e della cooperativa di pastai “8 di Marzo” (nella quale un giovane uomo si è dichiarato femminista), fino alle riunioni dell’ufficio contabile e del centro sanitario. L’avvicendamento nei ruoli è la regola, la discussione è sincera e diretta, l’apprendimento è costante e la collaborazione permanente.

All’assemblea settimanale del centro sanitario c’erano 55 persone, disposte in modo tale da formare un grande cerchio. Il centro effettua 200 mila visite mediche l’anno. La costruzione dell’edificio ha richiesto tre anni di discussioni per decidere il tipo di struttura da erigere. Sono tre piani affacciati verso la città, senza pareti che ostacolino la comunicazione, è tutto molto arioso e ci sono ampi spazi collettivi dove le persone che ne usufruiscono e i loro figli possono fare yoga, esercizi fisici e spirituali, e conversare guardando le montagne.

All’assemblea c’erano infermiere, impiegati, personale addetto alla manutenzione, alla cucina e alle pulizie, poi sei o sette medici dei settanta che lavorano nel centro sanitario. Tutti discutono da pari a pari. Ci sono state critiche per gli errori commessi ma sono state fatte in un clima sereno. L’integrazione dei medici non è facile ma sembra stia migliorando. Una dottoressa collabora nei mercati in qualità di cassiera, un’attività che viene prestata pure dagli impiegati, i quali considerano il settore adibito alla vendita degli ortaggi, come il più gradito.

Cecosesola è una rivoluzione culturale in movimento. Ho ascoltato la voce di alcuni clienti dei mercati: si sentono parte di questa comunità, quantunque non abbiano mai preso parte a una riunione. Non ricevono nulla dallo Stato. Tutto viene autofinanziato. Ci insegnano che è possibile produrre e vivere in modo diverso, sulla base di valori differenti da quelli egemonici, che si possono creare e gestire spazi maggiori rispetto a quelli dominati dal capitale e che lo si può fare in piena autonomia. Uno dei motti di Cecosesola è: “Costruendo qui e ora il mondo che vogliamo”.

* Fonte la Jornada. Titolo originale: El cambio desde abajo en Venezuela (Il cambiamento dal basso in Venezuela)