“La Scrittura e’ sacra !”

Catti Cifatte
Comunità di Oregina (Genova)

Herkulaneischer_Meister

 

 

 

 

Tondo con affresco romano, del 50 circa, di donna con libro e stilo (cosiddetta Saffo) proveniente da Pompei (Napoli, Museo archeologico nazionale)

 

 

 

Non potendo partecipare all’Incontro nazionale delle Cdb che si svolge in questi giorni a Roma voglio dare un piccolo contributo al laboratorio sul linguaggio dal titolo: “Il ruolo del linguaggio nell’evoluzione culturale e religiosa”.

La Parola ha veramente una importanza fondamentale nella storia del pensiero umano e per chi, come noi , vive nella tradizione della religione cristiana e legge i messaggi delle Scritture antiche di riferimento, sa che nella Parola più volte si è identificato lo stesso Divino.

Ma a mio giudizio c’è una componente umana altrettanto importante che è il supporto indispensabile alla Parola, che è lo strumento/mezzo di trasmissione dei pensieri, e che, ahimè, stiamo trascurando: è la scrittura.

Leggiamo in questi giorni sui giornali che presto in Finlandia, nel 2016, potrebbero eliminare l’insegnamento e l’uso della scrittura a mano mentre verrebbe introdotto come prioritario l’insegnamento della scrittura su tastiera per strumenti informatici ……parallelamente, in Italia, si dice che, da un po’ di tempo, agli adolescenti non piacerebbe più l’uso del corsivo e che sempre di più si verrebbe diffondendo l’uso dello stampatello che maggiormente viene riconosciuto e assimilato attraverso i sistemi informatici, computer, tablet, telefonini……ecc, ma che è sicuramente più anonimo.

Questa trasformazione non è cosa da poco: si parla d’inevitabile “salto culturale” .

Ciò è sicuramente da ascriversi ad un processo di spersonalizzazione delle espressioni corporee, tipico della società cosiddetta “sviluppata”, per dare spazio all’omologazione dei linguaggi, all’uniformità delle modalità espressive, all’estrema sinteticità dei messaggi (si pensi ai nuovi simboli ed abbreviazioni delle parole assunti con la scrittura nelle chat, negli sms o nei twit), alla sottomissione dei segni e delle parole umane ai “sistemi” delle “macchine” informatiche!

La scelta di abbandonare la scrittura a mano, e quindi il suo mancato riconoscimento come espressione della persona, è la scelta di un mondo che imposta lo sviluppo esclusivamente in una direzione meccanica e tecnicistica: cosa c’è di personale nell’uso della tastiera?

La scelta di mantenere l’educazione alla scrittura manuale è invece coerente con il rispetto e la valorizzazione delle capacità intellettive della persona e delle sue molteplici espressioni: esiste infatti una relazione diretta tra motricità corporea, compresa quella della mano e il pensiero.

Ma se ci si pensa bene è anche una questione di tempo, di organizzazione della nostra vita, di relazioni con gli altri/e: prendere carta e penna e scrivere, leggere e correggere, comporta un tempo ben diverso da quello di chi usa il computer…fare gli auguri tramite gli sms, è molto meno impegnativo che inviare per posta un biglietto scritto a mano, fare una ricerca scolastica consultando libri in biblioteca e trascrivendo i dati che interessano, è molto più faticoso che viaggiare in internet e fare copia e incolla degli stessi dati!

Ma così, nella ricerca di facilitazione e semplificazioni delle azioni necessarie, penso specialmente alle giovani generazioni studentesche, si rischia di fare perdere in poco tempo un bagaglio conoscitivo importante, ricco di sfumature, di particolari, di sottigliezze che si possono cogliere solo con una lettura e rilettura e trascrizione dei testi, e soprattutto si inibisce una parte importante della espressione di sé e di partecipazione mente-corpo.

Ora io non dico che bisogna eliminare gli strumenti che abbiamo ottenuto anche grazie alla ricerca scientifica, ma che occorre sicuramente non perdere di vista, e quindi continuare a sostenere, l’importanza dell’espressione personale, del corpo, del pensiero, delle mani…..in questo senso vale proprio la pena di continuare e/o riprendere a scrivere a disegnare, ad usare linguaggi figurati e a metterci del personale, per fare emergere la propria diversità e per meglio saper cogliere le diversità degli altri/e.

E’ un esercizio di ritorno ad un tempo più lento, all’apprezzamento della sosta, e della correlazione tra mente e corpo, è una riscoperta della sacralità della relazione con la scrittura, è la valorizzazione della Parola, anche quella più umile di tutti i giorni, e dell’esistenza che assapora nuovamente alcune cose imparate e riesce a trasmetterle a chi viene dopo di noi (8 dicembre 2014).