Scrocifiggiamo l’università: la battaglia riparte da Firenze di V.Gigante

Valerio Gigante
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C’è una polemica, all’Università di Firenze, che sta tenendo banco da diversi mesi e che ha ormai assunto un rilievo nazionale. La questione è sorta circa un anno fa, quando il rettore Alberto Tesi, in occasione della ristrutturazione dell’Aula Magna, decise – a lavori terminati – di non far riaffiggere il crocifisso che vi era appeso. Una scelta dettata dal fatto che l’aula, oltre che per le lezioni universitarie, sarebbe stata sempre più destinata ad ospitare incontri ed eventi all’insegna del confronto e del dialogo tra le culture ed i popoli; per cui la presenza di un simbolo confessionale (anche piuttosto grande e visibile) che campeggiava a fianco della cattedra era stata giudicata inopportuna.

Da quel momento la presenza del crocifisso nelle aule e negli edifici pubblici è tornato ad essere motivo di scontro tra laici e cattolici, destra e sinistra. Ad intervenire nella polemica, anche l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, che in risposta alla scelta del rettore propose ironico di togliere crocifissi, madonne ed immagini dei santi anche dagli Uffizi e dagli altri musei cittadini. Nel frattempo, gli “Studenti di Sinistra”, collettivo politico universitario che a Firenze esprime le istanze di una sinistra “plurale” alternativa alle posizioni del Pd, lanciavano la campagna «Scrocifiggiamo l’Università!».

«Partiamo da Firenze», dichiarò Federico Fantechi, uno dei due rappresentanti del collettivo eletto al Senato Accademico, «per estendere il “muro bianco” e promuovere la rimozione di ogni suppellettile religiosa in tutte le Università». Il “muro bianco”, cioè spogliato dai simboli religiosi, diventava così il punto di partenza per un progetto più vasto che prevedeva la rimozione di ogni immagine religiosa dagli atenei italiani e dalle strutture pubbliche, per realizzare compiutamente quel principio supremo della laicità dello Stato sancito dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 203 del 1989) e che è peraltro contenuto anche nello Statuto stesso dell’ateneo fiorentino.

Fantechi e la sua collega Alice Bindi hanno quindi presentato alla riunione dello scorso 15 ottobre del Senato Accademico una mozione nella quale chiedevano venissero rimossi i simboli religiosi da tutte le strutture e le pertinenze universitarie. La richiesta non è stata però inserita all’ordine del giorno (e dunque non è stata votata), ma letta tra le comunicazioni del rettore. Un modo per rinviare ad una successiva seduta una questione che si stava facendo sempre più spinosa, accompagnata dalla richiesta di effettuare prima di una eventuale delibera un censimento che accertasse la percentuale di presenza dei simboli e quindi il «livello di impatto» della loro presenza nell’Ateneo: una sorta di mappatura-censimento dei crocifissi nei tanti plessi in cui si svolge la vita dell’Ateneo Fiorentino (Villa Santa Marta, San Marco, Careggi, Novoli, Sesto Fiorentino, ecc.).

Nel frattempo, la questione aveva cominciato ad avere una certa risonanza sui media ed era diventata oggetto di vivace scontro politico, con gli studenti di destra di Azione Universitaria che contestavano la decisione del Senato Accademico e in un’aula della sede di Novoli appendevano un piccolo crocifisso di cartone mentre su twitter lanciavano l’hashtag #fateloorailcensimento. E con la destra politica cittadina, Forza Italia in testa, mobilitata in blocco a difesa del crocifisso. Con le motivazioni di sempre, che si tratterebbe cioè di un simbolo universale che travalica il solo aspetto confessionale, che la laicità non va confusa con il laicismo, che il crocifisso esprimerebbe l’identità e le radici culturali europee, ecc.

In questo clima da “scontro di civiltà” era facile prevedere che alla successiva riunione del Senato Accademico, avvenuta il 18 dicembre scorso, la votazione sulla presenza dei simboli religiosi sarebbe stata nuovamente rimandata, visto che i senatori – che parrebbero orientati, assieme al rettore, a sostenere l’istanza degli studenti di sinistra – temono che una eventuale delibera possa scatenare le reazioni della destra politica ed ecclesiastica e preferiscono per ora non esporsi, in attesa magari che l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica scemi.

Da parte loro, i membri del collettivo universitario non demordono. Rilanciano, contro chi li accusa di occuparsi di questioni ideologiche e marginali, il loro impegno a 360 gradi su tutti gli aspetti inerenti il diritto allo studio, la didattica, la vita universitaria. Ma anche quello sulla laicità. L’appello per un “muro laico” all’università continua; anzi, si estende alla cittadinanza intera, varcando i confini della comunità accademica e della realtà fiorentina per trovare nuovo slancio e sostegno (per adesioni: studentidisinistra.org).