La chiesa di base difende papa Francesco dagli attacchi di Messori di E.Cucuczza

Eletta Cucuzza
Adista Notizie, n°1/2015

C’è sempre di peggio a questo mondo, ma il regalo che lo scrittore credente cattolico Vittorio Messori ha rifilato a papa Francesco il 24 dicembre dalle pagine del Corriere della Sera sembra proprio una polpetta avvelenata. Per lo meno così è stato da più parti interpretato il suo articolo. E non solo nel nostro Paese (vedi più avanti il commento di don Nandino Capovilla). Dal lontano Brasile, per esempio, reagisce a sostegno del pontefice il teologo della liberazione Leonardo Boff con una argomentata lettera inviata al quotidiano milanese (non ancora pubblicata al momento in cui scriviamo).

Sotto il titolo “I dubbi sulla svolta di papa Francesco”, Messori esprime una valutazione – «mia (e non solo mia)» precisa – di questo papato che «oscilla di continuo tra adesione e perplessità». Un papa «non imprevisto» nella sue caratteristiche di latinoamericano e pastore (dopo Ratzinger, europeo e professore), ma che «sin da quel primissimo “buonasera”, si è rivelato imprevedibile, tanto da far ricredere via via anche qualche cardinale che era stato tra i suoi elettori».

Una imprevedibilità «che continua», aggiunge, «turbando la tranquillità del cattolico medio, abituato a fare a meno di pensare in proprio, quanto a fede e costumi, ed esortato a limitarsi a “seguire il papa”». Ma quale papa?, chiede Messori, additando quelle che, a lui, in Francesco paiono ambiguità. Si tratta del papa «delle prediche da parroco all’antica» in Santa Marta o di quello che telefona a Marco Pannella, in «ennesimo, innocuo digiuno», che si è battuto per «divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria di gender e così via»? Il papa che, seguita Messori, «nel discorso di questi giorni alla Curia romana, si è rifatto con convinzione a Pio XII (ma, in verità, a san Paolo stesso) definendo la Chiesa “corpo mistico di Cristo”, o quello che, nella prima intervista a Eugenio Scalfari, ha ridicolizzato chi pensasse che “Dio è cattolico”, quasi che la Ecclesia una, sancta, apostolica, romana fosse un optional»?

Se «certe scelte pastorali del “vescovo di Roma”, come preferisce chiamarsi, mi convincono», afferma ancora lo scrittore, altre risultano «poco opportune, magari sospette di un populismo capace di ottenere un interesse tanto vasto quanto superficiale ed effimero. Avrei da osservare alcune cose a proposito di priorità e di contenuti, nella speranza di un apostolato più fecondo».

Imprevedibile come lo Spirito

Nel leggere un siffatto articolo, il teologo brasiliano si è amareggiato. «Ho letto con un po’ di tristezza – scrive al quotidiano milanese il 27 dicembre – l’articolo critico di Vittorio Messori esattamente nel giorno meno adattato: la felice notte di Natale, festa di gioia e di luce». «Dietro parole di pietà e di comprensione lo scrittore cela veleno. E lo fa in nome di tanti altri che si nascondono dietro di lui e non hanno il coraggio di apparire in pubblico».

Boff riscontra in Messori lacune «di natura teologica» e «di comprensione della Chiesa del Terzo Mondo». Nota nelle parole dello scrittore «la quasi assenza dello Spirito Santo. Direi di più, che incorre nell’errore teologico del cristomonismo, cioè, solo Cristo conta». «Quello che lui deplora – osserva – è la “imprevedibilità” della azione pastorale di questo papa. Or bene, questa è la caratteristica dello Spirito». D’altronde, aggiunge Boff, «Messori è ostaggio di una visione lineare, propria del suo “amato Joseph Ratzinger” e di altri papi precedenti», che «ha fatto della Chiesa una cittadella, incapace di comprendere la complessità del mondo moderno, isolata in mezzo alle altre Chiese ed ai cammini spirituali, senza dialogare e imparare dagli altri, anche essi illuminati dallo Spirito». Ma il «pensare che gli altri hanno pensato solo in modo sbagliato», affonda il teologo brasiliano, è «blasfemia contro lo Spirito Santo. Per questo è sommamente importante una Chiesa aperta come la vuole Francesco di Roma».

E poi è «un dono dello Spirito» che questo papa non provenga dalla «vecchia cristianità europea. Non appare come un teologo sottile, ma come un pastore che realizza quello che Gesù ha chiesto a Pietro: “Conferma i fratelli nella fede”(Lc 22,31). Porta con sé l’esperienza delle chiese del Terzo Mondo, specificamente, quelle della America Latina». Qui, segnala Boff, «è una altra insufficienza di Messori» che non considera che oggi il cristianesimo è una religione del Terzo Mondo. In Europa vive solo il 25% dei cattolici, precisa il teologo, mentre il 72,56% si trova nel Terzo Mondo (in America Latina il 48,75%). «Perché non può venire da questa maggioranza una persona che lo Spirito ha voluto quale vescovo di Roma e papa universale»?

Chi è il mandante?

Sdegnato come pochi e con inusuali toni a tinte molto forti, interviene l’ex-coordinatore di Pax Christi Italia, don Nandino Capovilla, che sulla sua pagina fb titola il suo commento: “Attacco al papa: vergogna. ‘Per amore non tacerò’”. «Hanno aspettato il giorno di Natale: hanno deciso di usare la prima pagina del Corriere per un durissimo e vergognoso attacco a papa Francesco», è l’abbrivio dell’articolo. Nel ruolo di mandanti Capovilla designa «una lobby di cardinali e cristiani di cui si cominciano a sapere nomi e cognomi», che «colpisce con parole-pietre che solo Dio giudicherà»; e segnala che – non sappiamo sulla base di quali informazioni – la «strategia prevedeva all’inizio di usare il viscido Ferrara e il suo Foglio». Poi, «visto che Francesco sta riuscendo nella sua opera di riforma della Chiesa», è stato necessario «puntare più in alto: prima pagina del Corriere della sera della vigilia di Natale, stavolta usando la penna di Vittorio Messori». «Mentre immaginate quali potentissime lobby ci siano dietro alla prima pagina del Corriere decidete con me di non tacere più», perché «il momento è grave, e forse la svolta è stata l’ultima durissima denuncia del papa nei confronti della Curia romana, cuore della “patologia del potere”» (v. articolo precedente). Per tutti l’impegno sia dunque «difendere Francesco non con la subdola demolizione di questi personaggi, ma con la leggerezza del Vangelo e la parresia del cristiano!».

Un appello in difesa del papa

Un impegno che si sono assunti in prima persona i firmatari dell’appello lanciato da don Paolo Farinella in risposta al clima di ostilità nei confronti del papa di cui l’intervento di Messori, è, secondo i firmatari, l’ultima manifestazione. Appello che ha già raccolto più di mille adesioni, tra cui le Comunità cristiane di Base italiane, il coordinatore di Noi Siamo Chiesa Vittorio Bellavite, don Alessandro Santoro, Alex Zanotelli, Benito Fusco, don Albino Bizzotto, don Luigi Ciotti, don Aldo Antonelli e molti altri esponenti della Chiesa di Base. «Ci opponiamo a queste manovre, espressione di un conservatorismo che spesso ha impedito alla Chiesa di adempiere al suo compito “unico” di evangelizzare», si legge nel testo dell’appello (http://firmiamo.it/fermiamo-gli-attacchi-a-papa-francesco). «Papa Francesco è pericoloso perché annuncia il Vangelo, ripartendo dal Concilio Vaticano II, per troppo tempo congelato. I clericali e i conservatori che gli si oppongono sono gli stessi che hanno affossato il Concilio e che fino a ieri erano difensori tetragoni del “primato di Pietro” e dell’“infallibilità del papa” solo perché i papi, incidentalmente, pensavano come loro». «Noi non possiamo tacere e con forza gridiamo di stare dalla parte di papa Francesco. Con il nostro appello alle donne e agli uomini di buona volontà, senza distinzione alcuna, vogliamo fare attorno a lui una corona di sostegno e di preghiera, di affetto e di solidarietà convinta».

La «svolta di papa Francesco», proseguono, «non genera dubbi, al contrario coinvolge e stimola la maggioranza dei credenti a seguirlo con stima e affetto. Il ministero del vescovo di Roma e la sua teologia pastorale suscitano speranza e anelito di rinnovamento in tutto il Popolo di Dio». Il desiderio è quello di dire al papa «che non è solo, ma che, rispondendo al suo incessante invito, tutta la Chiesa prega per lui (cfr. At 12,2). È la Chiesa dei semplici, delle parrocchie, dei marciapiedi, la Chiesa dei Poveri, dei senza voce, dei senza pastori, la Chiesa “del grembiule” che vive di servizio, testimonianza e generosità, attenta ai “segni dei tempi” (Mt 16,3) e camminando coi tempi per arrivare in tempo».