Non possiamo non dirci ecumenici

Brunetto Salvarani, Non possiamo non dirci ecumenici, Gabrielli editore, 2014, pagg. 252, € 16,00

Uno scandalo si aggira per le chiese, tanto più grave quanto poco avvertito: da un lato esse riconoscono senza problemi l’unità della Chiesa in Gesù Cristo, ma dall’altro vivono de facto divise fra loro.

Non si trova più la questione ecumenica nelle agende che contano, e a livello locale le diocesi che vi dedicano tempo e impegno sono la classica eccezione alla regola.

Non scalda i cuori, né stimola le menti. Si tratta di una lettura pessimistica, oppure soltanto realistica?

Questa introduzione all’ecumenismo di Brunetto Salvarani «unisce passione e rigore, fornisce gli strumenti per discernere i tempi del cammino ecumenico, accompagnando il lettore alla scoperta di un territorio apparentemente incognito, ma che si rivela sempre più familiare, perché riposa al cuore delle domande della vita del credente.

Dalla storia recente dell’ecumenismo, in cui si scorge l’azione dello Spirito santo, l’autore risale a quello che chiama “il protoscisma”, il peccato originale della frattura tra ebrei e cristiani: l’incapacità così spesso mostrata dalle chiese di vivere una storia fraterna ha forse le sue radici nell’ideologia del “rigetto” di Israele da parte di Dio e della sua sostituzione con la chiesa, che non cessa di definirsi escludendo l’altra tradizione cristiana.

Le vicende storiche dello scisma tra Oriente e Occidente (1054), della riforma protestante, sono rilette nella prospettiva aperta per la chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II, “inizio di un nuovo inizio” per l’ecumenismo.

Oggi il problema dell’ecumenismo, dell’unità dei cristiani, non può essere disgiunto da quello dell’annuncio della buona notizia del vangelo agli uomini che attendono una parola di pace, di speranza, di fiducia nella vita».

(dalla prefazione di Enzo Bianchi, priore di Bose)