Se Francesco turba i cattolici di L.Sandri

Luigi Sandri
“Trentino”, 29 dicembre 2014

Mentre Francesco è impegnatissimo per favorire la pace nel mondo – dal quadrante mediorientale a quello caraibico – all’interno della Chiesa cattolica romana, quanti sono turbati da parole e scelte del “vescovo di Roma venuto da lontano” stanno tessendo contro di lui un’opposizione che, da carsica, ora si fa esplicita. Cannonate – metaforiche, si intende – ad alzo zero. Niente di nuovo, sotto il sole: in ogni epoca pochi o molti hanno criticato decisioni del papa regnante.

Ma un fattore inedito caratterizza l’attuale opposizione: i suoi ispiratori, tenaci papalini quando sul trono di Pietro sedevano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, allora erano intransigenti contro chi osasse contestare scelte di quei pontefici; vivevano, questi crociati, felici e obbedienti, perché sentivano imperare a Roma idee a loro care, e dunque amore al papa e amore ai propri punti di vista combaciavano.

Quando, con Bergoglio, la musica è cambiata, questi cattolici-doc sono rimasti dapprima tramortiti, o dubbiosi se avessero o no capito bene; poi, preso atto che avevano compreso benissimo, hanno scoperto il diritto al “dissenso”, ai “distinguo” ai “sì, ma” rispetto al magistero di Francesco. Ma vedersi costretti – da familiari del papa, o da intervistatori di cardinali diventati papa – a balbettare di fronte a “inaudite” uscite del nuovo pontefice, è stata per loro un’esperienza traumatica.

A fare da detonatore alla loro opposizione – sia organizzata che spontanea – è stato, in particolare, il modo con cui Francesco ha voluto che operasse il Sinodo dei vescovi che, in ottobre, affrontava il tema della famiglia. Alla vigilia di quell’Assemblea, cinque porporati avevano firmato un volumetto (“Perseverare nella verità”) per contrastare strenuamente eventuali eccezioni al “no” alla comunione ai divorziati risposati e all’ammissione delle unioni omosessuali: formalmente, la loro era opposizione ad un confratello “liberal”, il cardinale tedesco Walter Kasper; in realtà, era un attacco al papa, subliminalmente accusato di tradimento della “dottrina di sempre”.

Il 22 dicembre Bergoglio ha fatto una lista dei “peccati” dei prelati della Curia romana che ha impietrito le prime e le seconde file di quel macro-organismo. Il 24, un grande quotidiano italiano ha pubblicato un attacco in sol maggiore a papa Francesco: lo ha scritto un noto apologeta iper-cattolico, sentendosi quasi il rappresentante del “cattolico medio turbato” da molte scelte del nuovo papa: nella sua visione provinciale non sa, quello scrittore, che i fedeli del Sud del mondo – dove vive la maggioranza dei cattolici – sono con Francesco!

E’ inevitabile che la transizione in atto nella Chiesa romana provochi entusiasmo in quanti ora vedono maturare quei fiori prodotti dal Concilio Vaticano II, ma gelati sotto i pontificati di Wojtyla e di Ratzinger; e, al contrario, induca amarezza ed angoscia in quanti ritenevano intoccabili alcuni insegnamenti di quei pontefici che erano, invece, e sono, discutibili.