Nigeria, il massacro che l’Occidente non vuole vedere perché parla delle sue contraddizioni

Fabrizio Salvatori
www.controlacrisi.org

Ammazzati a uno a uno a colpi d’arma da fuoco o con i machete, uomini anziani, donne e bambini inseguiti nelle strade e nella foresta, finiti dopo essere stati atrocemente mutilati.

La carneficina di Baqa, nel nord-est della Nigeria, dove dei circa diecimila abitanti almeno 2.000 sono stati uccisi dagli integralisti islamici Boko Haram è durata una settimana. Eppure sui media occidentali si è parlato come al solito di altro. Quella che si sta aprendo, però, è una grave crisi umanitaria dalle prospettive non prevedibili.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha dichiarato che sono quasi diecimila i nigeriani in fuga. Amnesty International, che ha operatori nella zona, ha confermato che siamo di fronte al “peggior massacro nella storia dei Boko Haram”. E tragiche testimonianze arrivano da qualche sopravvissuto: abitanti della città devastata sono fuggiti a bordo di piccole imbarcazioni affrontando le acque del lago Ciad, hanno raggiunto isolotti prima che le barche affondassero e da giorni sono privi di qualunque mezzo di sussistenza.

“Stanno morendo di fame e di stenti”, ha raccontato un ragazzo aggiungendo che la stessa sorte sta colpendo nella foresta feriti e anziani.

In Nigeria, il più popoloso Paese d’Africa, l’avvicinarsi delle elezioni legislative e presidenziali fissate per il 14 febbraio è ormai quasi quotidianamente segnato dagli assalti dei fondamentalisti islamici nel nord-est. Ma la conquista di Baqa e di una quindicina di villaggi nella stessa area (che non è lontana neanche dal confine con il Niger) rischia di non essere solo una tragedia per la popolazione.

Pesanti saranno, secondo numerosi osservatori, anche le ripercussioni sull’economia dell’intera area, crocevia commerciale e agricolo vitale per il Camerun, il Ciad e il Niger. Boko Haram,intanto, si finanzia con il commercio dell’avorio di elefanti bracconati in Camerun; i miliziani Janjaweed si finanziano con il commercio dell’avorio e del corno di rinoceronte di animali bracconati in paesi limitrofi (come la Repubblica democratica del Congo e la Repubblica Centro Africana).

La guerra sta infiammando tutta la regione centrafricana. L’aeronautica del Camerun ha addirittura bombardato alcune basi dei Boko Haram per bloccare infiltrazioni e scorrerie. Ora a rischiare di più è comunque un’altra importante città della Nigeria, Maiduguri, capoluogo dello Stato di Borno, quasi completamente circondata dai jihadisti. Anche da qui la popolazione ha cominciato ad andarsene e va ad ingrossare la già enorme massa degli sfollati, sia all’interno che all’esterno della Nigeria: più di un milione e 600mila persone, secondo i calcoli delle organizzazioni umanitarie.

Il capo di stato uscente Goodluck Jonathan, cristiano del sud, si è ricandidato e potrebbe facilmente vincere anche (e forse soprattutto) se in molte località del nord a maggioranza musulmana non sarà possibile allestire seggi elettorali proprio a causa del caos scatenato dai Boko Haram. Ma in questo caso la sua sarebbe una vittoria a rischio, con l’opposizione che appoggia il musulmano del nord Muhammadu Buhari (già al potere in Nigeria negli anni ’80 durante la dittatura dei militari) legittimata a sostenere l’irregolarità del voto.

Questo tipo di fenomeno, sottolinea Mario Raffaelli, vice-segretario di Amref Health Africa “prospera grazie alla crisi sociale, economica e di identità del mondo arabo e musulmano, che ha visto fallire tutte le ipotesi di ‘modernizzazione’, dal socialismo nasseriano, alle ‘democrazie autoritarie’ sostenute dall’occidente”. Il terrorismo, “cresce e si sviluppa in territori resi fertili dalla mancanza di una risposta politica lungimirante e globale” e per questo “la sola risposta militare è inutile, quando non addirittura controproducente”.

Su quanto sta accadendo in Nigeria è intervenuta la presidente della Camera Laura Boldrini, che nei prossimi giorni si recherà in visita presso l’ambasciata della Nigeria a Roma. “Nemmeno i tragici avvenimenti ancora in corso di svolgimento in Francia possono oscurare la gravità della tremenda strage che i terroristi islamici di Boko Haram hanno compiuto in Nigeria, nella città di Baqa e nelle zone circostanti.

Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo, ma di sicuro le persone uccise sono alcune centinaia, forse addirittura migliaia. L’eccidio messo in atto da Boko Haram conferma purtroppo che il terrorismo di matrice islamica è una minaccia globale, che miete vittime non solo tra i cittadini europei, ma in maniera almeno altrettanto feroce in Paesi africani e mediorientali. Se globale è la minaccia, globale e dura deve essere una risposta che veda uniti gli Stati dell’Unione europea, le altre democrazie, le organizzazioni internazionali”.