Un cattolico presidente e non un presidente cattolico di M.Vigli

Marcello Vigli
Adista Notizie n. 6 del 14/02/2015

La rincorsa a definire il vincitore nella partita per l’elezione del Presidente della Repubblica e, subito dopo, le dichiarazioni contrastanti sulla fine del Patto del Nazareno hanno distratto non poco l’attenzione dalla domanda più importante: quale Presidente sarà Mattarella. Ci sono ormai molti elementi della sua vita e fra quelli emersi in questi giorni che rendono possibile azzardare il profilo del nuovo Capo della Repubblica. Particolare e significativo interesse assume il suo discorso alla nazione pronunciato davanti ai suoi mille elettori subito dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica. Interessanti soprattutto le parole con le quali ha precisato il significato che attribuisce alla definizione che vuole il Presidente della Repubblica arbitro e garante della Costituzione.

Si è presentato come arbitro imparziale per assicurare che le sue regole siano applicate giorno per giorno da tutti gli organi dello Stato nella consapevolezza che la garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione.

Ha poi spiegato che assicurarne la piena attuazione significa, anche in questa fase del suo aggiornamento, garantire ai cittadini l’esercizio dei diritti, in essa sanciti: li riepiloga puntualmente facendone un programma per il suo lavoro di garante.

Garantire la Costituzione significa: garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi; riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro; promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza; ripudiare la guerra e promuovere la pace; garantire i diritti dei malati e dei disabili; che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale; ottenere giustizia in tempi rapidi; che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni; sostenere la famiglia; garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione; ricordare la Resistenza; affermare e diffondere un senso forte della legalità.

Parlamento, governo, magistratura sappiano che avranno in lui non solo un notaio attento e vigile impegnato a garantire la “costituzionalità” formale del loro agire – questo è compito specifico della Corte costituzionale – ma anche a sollecitare l’applicazione del dettato costituzionale perché il suo aggiornamento sia finalizzato a rafforzare il processo democratico.

Il suo passato e la sua formazione lasciano pensare che questo suo impegno non si tradurrà in forme di interventismo prevaricatore, ma è certo che si svilupperà in piena autonomia nell’ambito delle ampie facoltà e dei poteri che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica. Sono in molti, però, a preoccuparsene proprio per il suo passato di democristiano, mai rinnegato e anzi confermato con la partecipazione attiva alle diverse forme che la presenza dei cattolici in politica ha assunto dallo scioglimento della Dc alla confluenza di molti suoi esponenti nel Partito democratico.

In verità Mattarella, pur se non fa mistero del suo essere cattolico come rivela la sua ostentata (?) partecipazione alla messa domenicale, professa una fede profondamente vissuta che nutre di laicità l’impegno politico.Non ha senso schiacciare Mattarella sulla dimensione del cattocomunismo o del cattolico adulto.

La sua sarà una presidenza laica e capace di unità. Non a caso nel mondo cattolico il giudizio su di lui non è affatto unanime, ma ha dalla sua il nuovo modo di essere Chiesa imposto da papa Francesco.

Gli giova anche la definitiva sconfitta della linea ruiniana della Cei, coincisa con l’indebolimento e la dissoluzione della proposta berlusconiana alla quale aveva fornito un sostegno ideale, proclamando il primato della difesa dei valori non negoziabili.

Anche per questo si è potuto permettere il lusso di limitarsi, dopo averlo brevemente ringraziato per gli auguri che gli ha inviato, a citare il Papa solo per i suoi severi moniti contro i corrotti.