Ora è arrivato Mattarella… di V.Bellavite

Vittorio Bellavite
coordinatore di Noi Siamo Chiesa

Martedì 3 febbraio mi accingevo ad ascoltare Mattarella dopo il giuramento in Parlamento, con la preoccupazione di chi, occupandosi “professionalmente” dei rapporti Stato/Chiesa, era curioso di sapere quanto questo cattolico democratico avrebbe detto in merito. Mi ero rifatto mentalmente la scaletta di quanto era successo da quando “Noi Siamo Chiesa” aveva iniziato a dire la sua su queste questioni , collegandosi al filone critico interno alla Chiesa, a partire dalle cdb.

La sintetica scaletta era questa:

Fase del ventennio: il mondo cattolico, genericamente inteso, non aveva più direttamente una voce politica autorevole e organizzata, ci pensavano i vescovi o, meglio, il vertice dei vescovi (ancora meglio, il Card. Ruini sponsorizzato da papi che intuivano la sua collocazione efficientista e pro-movimenti e lo lasciavano fare in tutto).

La conseguenza fu un affiancamento al centrodestra abbastanza evidente che divenne sfacciato quando fece le barricate per fare cadere il centrosinistra ( per esempio nel gennaio 2008). L’antica ispirazione conciliare dell’Azione Cattolica veniva ammutolita e passavano il Family Day, il referendum sulla legge n.40, il caso Englaro e altro.

Questo appoggio, ha significato un sostanziale consenso alle guerre in Afghanistan e Iraq (contrastate dai nostri pacifisti, che sono stati solo tollerati) ed è stato con contropartite utili per il sistema ecclesiastico ma niente, in condizioni economiche migliori di quelle attuali, in termini di qualche seria provvidenza sociale o fiscale per la famiglia.

Con la crisi del centrodestra ( screditato ed internazionalmente isolato) si tentarono delle operazioni, ancora da chiarire nei particolari, ma che in sostanza volevano fare nascere una qualche realtà politica “cattolica”.

Addirittura Bagnasco aprì il primo incontro di Todi nell’ottobre 2011 di tutto l’associazionismo. Si trattava, mi sembra, di uno sganciamento dal centrodestra fatto in grande ritardo e senza una prospettiva precisa. E poi le organizzazioni cattoliche non erano più gestibili all’antica ed erano divise perché non era più facilmente identificabile per tutte il nemico da contrastare.

La carta vincente successiva è sembrata poi quella del partito di Monti che, collocandosi al centro, avrebbe dovuto essere l’ago determinante per qualsiasi coalizione , spostandosi ora da una parte ora dall’altra a seconda dei problemi e degli interessi.

Il risveglio da questa ipotesi, pure perdente, è stato contemporaneo, a pochi giorni di distanza, alla elezione di Bergoglio ed alla sconfitta dell’ipotesi di ricompattamento integralista rappresentata dalla candidatura Scola.

Ci si è trovati di fronte a un papa che ha preso in contropiede il sistema semiconsociativo esistente e ha strigliato per bene i parlamentari nel noto incontro il 27 marzo dell’anno scorso, che doveva essere sulla carta una semplice cerimonia.

Ora la maggior parte dei vescovi , non solo per quanto riguarda la politica, sembrano disorientati, non riescono o non vogliono mettersi sulla stessa lunghezza d’onda di papa Francesco, non pensano più, mi sembra, a ipotesi politiche, sono invece pronti a lanciare campagne come quella sul gender , dimenticandosi che il papa ha detto che non bisogna più parlare di “valori non negoziabili”.

Ora è arrivato Mattarella. Bene, il suo discorso è stato migliore delle aspettative. Anzitutto ha ricordato, con enfasi giustificata, che rispettare la Costituzione significa occuparsi, non in modo parolaio, delle tante sofferenze e dei soggetti deboli che trovano molta tutela nel nostro documento di base . Non si poteva dire di meglio.

Il discorso di Mattarella ha avuto un limite abbastanza grave perché non ha praticamente parlato dello scenario internazionale, delle guerre incombenti, del rapporto Nord-Sud, del Medioriente, della questione ambientale. Questo silenzio mi pare incomprensibile.

I rapporti con la Chiesa infine: Mattarella non ne parlato, ha solo detto che ringraziava il papa per il messaggio di auguri che gli aveva mandato e mentre lo citava a proposito del problema della corruzione.

Chi si ricorda il profluvio di parole di amicizia del passato in tante occasioni, la continua conferma della bontà dei Patti Lateranensi e del Concordato e la volontà di ascoltare con troppa attenzione la lobby CEI e vaticana su alcune questioni tipo le unioni di fatto e le questioni fiscali non può che interpretare questa assoluta sobrietà come per niente casuale ma come frutto di vera laicità.

Adesso non c’è che da sperare che Mattarella sia una delle premesse per una svolta nei rapporti Stato-Chiesa nel nostro paese , l’altra la vedremo (o non la vedremo) all’incontro decennale di Firenze di tutta la Chiesa italiana nel prossimo novembre.

Vedremo se Ruini sarà archiviato per sempre o se continuerà alla CEI la politica delle “campagne” e del silenzio sulle questioni scomode (preti pedofili, per esempio). Ci suggerisce ad essere ottimisti il fatto che la elezione di Mattarella , come dice Marcello Vigli, non è gradita da una parte del modo cattolico ( i movimenti, i conservatori di ogni tipo anche se tutti fanno buon viso a cattivo gioco).

Ci dispiace invece che i media laici non si siano accorti della posizione di Mattarella sui rapporti Stato/Chiesa, anche quelli che di solito sono molto attenti a queste questioni . Forse Paolo Flores D’Arcais dovrebbe riflettere criticamente su quanto ha scritto nel suo recente “La democrazia ha bisogno di Dio (Falso!)“ dove sospetta che sia poco compatibile con i valori democratici una forte vita di fede gettando quindi in modo indiscriminato un’ombra sul cattolico che fa politica.