Unioni civili, finalmente un sì. Ma il ddl Cirinnà è già la massima mediazione al ribasso di D.Accolla

Dario Accolla
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La commissione Giustizia al Senato ha finalmente approvato il testo di Monica Cirinnà sulle unioni civili. Il ddl equipara le famiglie gay e lesbiche a quelle regolarmente sposate. Un testo che presenta non poche criticità e più di un dubbio, ma che se venisse approvato così com’è sarebbe un primo passo, per quanto insufficiente e nato male: lo spettro dell’apartheid giuridico c’è tutto, infatti, come denunciato da Rete Lenford, l’avvocatura LGBT.

Vera e propria “panchina” per diversi, a dispetto dell’unica scelta rispettosa della dignità della persona, ovvero l’estensione del matrimonio. Occorre tuttavia anche essere realisti: non è possibile ottenere di meglio, per il momento, e non perché non ci sono i numeri (come vorrebbero farci credere da palazzo e nelle segreterie di partito), bensì perché chi sta lavorando al provvedimento è permeato da una cultura sostanzialmente omofoba, più o meno interiorizzata. A qualcuno spiacerà scoprirlo, ma è così.

Palermo Pride 2013Sulle criticità del testo presentato c’è, innanzi tutto, lo “spacchettamento” dell’articolo 3, da cui è stato tolto il riferimento diretto al matrimonio – a cui originariamente venivano equiparate le unioni civili – per sostituirlo con tutti gli articoli relativi a diritti e doveri che esso prevede. Sarà più semplice così emendarlo punto per punto e attaccare i singoli diritti. La parola “matrimonio” in buona sostanza era la cinta di mura dentro la quale proteggerne le prerogative. Senza quella barriera, i singoli diritti sono facilmente più attaccabili. Il Pd sarà chiamato a dimostrare unità interna e coerenza politica nel difendere il testo così com’è il quale, ribadiamolo, è già la massima forma di mediazione al ribasso possibile e di per sé discriminatoria (poiché esclude le adozioni tout court e per il fatto stesso di chiamarsi in modo diverso).

Rumors di palazzo ci inquietano su due aspetti fondamentali, ancora: la reversibilità della pensione e le stepchild adoption. La prima dovrebbe essere garantita dallo scudo europeo, nonostante le solite menzogne sui costi, da Malan a Brunetta e passando per Alfano, che saranno anche deputati, ministri e professori universitari ma che evidentemente hanno dimenticato la matematica di base. Sull’adozione da parte del partner ci sono ancora diversi mal di pancia, dentro e fuori il Pd. Contrarissimo il Nuovo Centrodestra, per cui con ogni evidenza corrotti, mafiosi e delinquenti possono essere coniugi e genitori – senza grandi preoccupazioni per il benessere del minore – mentre gay e lesbiche no. Vedremo, anche su questo fronte, se Renzi sarà in grado di non farsi ricattare da un partitino omofobo e ultraconservatore che esiste, per lo più, solo in parlamento.

Ci aspetta, in altre parole, un mese di “passione”. Aspettiamoci i soliti attacchi dalla chiesa, nonostante i falsi miti sulla benevolenza di Bergoglio: anche lì ci saranno amari risvegli. E a proposito di docce fredde, va notato quanto segue: Forza Italia ha votato compatta in Commissione Giustizia contro le unioni civili. Questo nonostante l’ingresso in Arcigay di Francesca Pascale, spacciato per atto di lungimiranza politica. Gente che ieri ha criticato le diverse perplessità rispetto a certe aperture – risoltesi al momento in fumo negli occhi, come dimostrato dalla cronaca e dai fatti – dovrebbe oggi prendere atto della propria ingenuità.

Premesso tutto questo, vedremo a cosa porterà la discussione in atto: sarà dura e difficile, insidiosa e ricca di trappole. Vedremo se il Pd sarà capace di fare una buona azione politica – reversibilità e stepchild incluse – o come già visto per altro con il ddl “contro” l’omofobia si ridurrà al solito stillicidio a discapito della dignità di milioni di gay e lesbiche.

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Galantino: unioni civili, una forzatura

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“Ancora una volta è in atto un tentativo di equiparare realtà che di fatto sono diverse tra loro”: così il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha risposto oggi – durante la conferenza stampa per la presentazione del comunicato finale del Consiglio episcopale permanente – alle domande sul ddl Cirinnà, approvato ieri alla commissione giustizia del Senato, che intende dare vita in Italia alle “unioni civili”, parificandole di fatto al matrimonio eccetto che per le adozioni. “La famiglia – ha sottolineato monsignor Galantino – è una realtà storicamente, culturalmente e antropologicamente definita. Oggi, col ddl Cirinnà si farebbe una forzatura ideologica per ridurre realtà diverse come fossero uguali”. Secondo il segretario Cei, inoltre, “siamo di fronte a un uso improprio e ideologico dello strumento giuridico. Occorre invece avere il coraggio di riconoscere le differenze, senza pretese di fare del terrorismo linguistico, confondendo il doveroso rispetto dei diritti con una forzature giuridica”. Proseguendo nei commenti, ha affermato che “si tratta di una tentazione sempre in agguato per arrivare a un’equiparazione forzata, utilizzando strumenti impropri, in questo caso strumenti giuridici”.

Galantino ha affrontato anche il tema “della colonizzazione idelogica del gender nelle scuole italiane” contro la quale “la Chiesa italiana intende fare la sua parte”. Anche a seguito dei recenti incitamenti all’azione espressi dal Papa e dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che ne ha parlato nella prolusione ai lavori del Consiglio, monsignor Galantino ha sottolineato che “non è un caso che ci sia stato chi ha voluto introdurre in maniera scorretta e surrettizia nella scuola certi testi. Tutti siamo d’accordo sul combattere il bullismo, ma rimane l’azione surrettizia e scorretta compiuta senza interpellare i genitori”. Riferendosi agli autori di tale iniziativa, ha affermato: “Devono essere gramsciani buoni, sono andati a farla nella scuola, non in piazza. Oggi non solo la Cei ma tutti gli uomini di ragione lo comprendono. Noi, ribadisco, faremo la nostra parte”. Sollecitato a indicare qualche attività concreta, ha fatto riferimento all’“azione culturale”. “Formare persone a decidere se, attraverso la mobilitazione, si risolve il problema oppure avendo docenti capaci di rispondere con la testa a certi tipi di problemi. Se la cultura è questa, allora la bella notizia è che la Cei è impegnata non da oggi su questo tema, come mostrano i tanti testi sul gender. La cultura è un primo passo”.

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«Le unioni civili non sono un matrimonio»

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“Una forzatura ideologica” per trattare realtà diverse come fossero uguali: così il segretario generale della Cei Nunzio Galantino ha definito il Ddl Cirinnà sulle unioni civili, che di fatto le equipara al matrimonio aprendo la strada alle adozioni da parte di persone dello stesso sesso, anche se formalmente limitate ai figli biologici del partner. Il Ddl dalla Commissione giustizia del Senato passerà presto in aula.

Sulla questione Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha rilasciato un’intervista alla Radio Vaticana, sottolineando che “Il tema dei diritti delle persone omosessuali è un tema serio, è un tema che va affrontato bene. Noi assolutamente siamo pronti a sottoscrivere e a sostenere qualunque progetto che difenda i diritti delle persone in queste unioni affettive. Ma da lì a trasformarle in un matrimonio, con responsabilità genitoriali ed assimilarle pienamente all’articolo 29 della Costituzione, questo è impensabile!”

Belletti ha anche ricordato che “La stessa Corte Costituzionale ha detto che è una posizione troppo squilibrata. Quindi sì ai diritti delle persone in queste relazioni affettive; no assolutamente ad una simulazione del matrimonio”. E poi ha aggiunto: “Tra l’altro la proposta Cirinnà è proprio ambigua, intenzionalmente ambigua: non chiama ‘matrimonio’ quello che poi lo diventerà. Le regole che pone il Ddl Cirinnà di fatto già costituiscono un matrimonio tra persone omosessuali. Ma il matrimonio è un’altra cosa: l’istituzione di cui ha bisogno un Paese, il sistema di protezione dell’infanzia esige altre caratteristiche”.

Insomma per il presidente del Forum bisognerebbe riaprire un dibattito serenamente. E “per fortuna il tempo c’è, perché questo passaggio del Disegno di Legge Cirinnà è solo il primo di una lunga serie di dibattiti parlamentari”.

Belletti guarda quindi avanti al dibattito che verrà: “Già nel dibattito parlamentare ci sono alcune proposte di legge che corrispondono a questi criteri, a queste logiche di rispetto della Costituzione. Noi stiamo dialogando con i parlamentari di tutti i partiti, siamo andati in audizione: peccato che la senatrice Cirinnà, quando abbiamo iniziato la nostra audizione, sia palesemente e ostentatamente uscita dall’aula … A conferma, quindi, di un atteggiamento di totale chiusura all’ascolto con posizioni diverse”.

C’è poi il problema dell’adozione interna o “Stepchild adoption” (adozione del figliastro, in inglese). Di fatto se un bambino è figlio di uno dei due partner di questa unione, l’altro partner può diventarne padre o madre a pieno titolo, con un processo di adozione di fatto. “Noi – spiega Belletti – su questo tema, chiediamo che venga costruito un meccanismo che sia più simile all’affidamento o al tutore. Perché altrimenti su questo poi si innesta il fatto che con provvedimenti dei tribunali, con sentenza delle varie corti, si riconosce che la genitorialità può essere tranquillamente affidata a persone delle stesso sesso. Noi crediamo, invece, che, come l’articolo 29 della Costituzione e come l’impianto normativo, per educare un bambino servano un maschile e un femminile. La diversità sessuale è decisiva nel garantire al bambino la migliore protezione”.

“Questa – conclude il presidente del Forum – è’ anche la logica della legge sull’adozione internazionale: l’adozione internazionale chiede una coppia sposata, una coppia eterosessuale, per dare la migliore condizione possibile a bambini che sono già in difficoltà. Quindi il tema dei figli va custodito, va garantita la continuità delle relazioni educative ed affettive, ma non si può usare questo per introdurre diritti degli adulti sui bambini. Ecco, questo ci preoccupa molto nella logica del Ddl Cirinnà: è come se fosse attento esclusivamente ai diritti assoluti degli adulti. Invece sulla questione bambini, il diritto superiore del minore prevale!”