Papa Francesco, fra nuovo annuncio di Dio e riforma della chiesa. Un incontro alla Cdb di San Paolo

Luca Kocci
Adista Notizie n. 14 del 11/04/2015

Il pontificato di Francesco, fra novità dell’annuncio di Dio e tentativo di riforma della Chiesa, con alcune contraddizioni non ancora risolte. Se ne è parlato lo scorso 27 marzo nel salone della Comunità cristiana di Base di San Paolo, a Roma, con Raniero La Valle, Giovanni Franzoni e Luigi Sandri.

Per La Valle quello di Francesco appare come un «pontificato di svolta», dopo «un lungo inverno durato cinquant’anni», ovvero dalla conclusione del Concilio Vaticano II ad oggi. Ma il tema centrale di Francesco non è tanto la riforma della Chiesa – anche se La Valle vede comunque uno spostamento dell’asse da una Chiesa «verticistica», anche con un ridimensionamento del ruolo “sacrale” del papato, ad una Chiesa «di popolo» grazie a tanti gesti e atti di Bergoglio – quanto il «nuovo annuncio di Dio». E «se viene proposto un “altro” Dio, allora si può andare ben oltre il riformismo, ci può essere la rivoluzione», è la tesi di La Valle, documentata, argomentata e sognata anche nel suo nuovo libro appena uscito per Ponte alle Grazie (Chi sono io, Francesco? Cronache di cose mai viste, Ponte alle Grazie, Milano 2015, pp. 206, euro 14; acquistabile presso Adista: tel. 06.6868692, e-mail: abbonamenti@adista.it; internet: www.adista.it).

«La modernità è nata e si è sviluppata in opposizione alla Chiesa», spiega La Valle. «La Chiesa si è opposta alla scienza, con la condanna di Galileo; ha combattuto la democrazia, teorizzando l’egemonia del potere spirituale sul diritto laico; ha negato la libertà, affermando la superiorità della Verità, di cui essa stessa si riteneva depositaria». Qual è stata la soluzione scelta per superare il problema di una Chiesa che opprime? «Fare come se Dio non ci fosse (Etsi deus non daretur), la formula coniata dal filosofo olandese Ugo Grozio, posta a fondamento del diritto naturale. Una soluzione – spiega La Valle – accettata anche dalla Chiesa, perché tanto la Chiesa si era messa al posto di Dio». Fino al Concilio Vaticano II, quando con Giovanni XXIII la Chiesa si è riconciliata con il mondo moderno. «Oggi però la questione ecclesiologica non è più sufficiente, il tema è Dio: si è fatto come se Dio non ci fosse poiché quello che è stato proposto per secoli era un Dio sbagliato». Per questo motivo, sostiene La Valle, «Francesco ha riaperto il discorso di Dio, con un nuovo annuncio». Da qui bisogna ripartire, prima di qualsiasi riforma.

Quale Dio annuncia Francesco? Innanzitutto un «Dio misericordioso», come testimonia anche la scelta di indire un Giubileo della misericordia. Un Dio «nonviolento», un Dio «libero e umano», che non vuole giudicare o «molestare le coscienze» (e «misericordioso», «libero e umano», «Padre universale», «nonviolento», «iconoclasta» sono gli attributi di Dio con cui La Valle titola alcuni capitoli del suo libro). «Quello che forse Francesco ha capito è che a questo punto della storia non basta la riforma della Chiesa per rinnovare la faccia della Terra, ci vuole un nuovo annuncio di Dio. E se passa questa immagine di Dio – trae le conseguenze La Valle – allora anche altre cose possono cambiare, nella Chiesa e nel mondo».

Rovescia i termini della questione Luigi Sandri il quale, pur sottolineando «l’effetto trascinamento» che potrebbero avere gesti e comportamenti di Francesco – per esempio sul tema della povertà, a partire dalle scelte quotidiane di Bergoglio: indossare le scarpe nere deformate e una dozzinale croce di ferro invece che una d’oro –, interpreta quello di Francesco come un pontificato «drammatico». Perché, spiega Sandri, contiene una «contraddizione irrisolta»: l’intenzione, più volte dichiarata, di «voler aggiornare la pastorale senza modificare la dottrina». E questo, aggiunge Sandri, è impossibile. I temi oggetto del Sinodo dei vescovi sulla famiglia – che ad ottobre 2015 si concluderà con l’Assemblea ordinaria – sono un’ottima cartina di tornasole per cogliere il dilemma: non è possibile, argomenta Sandri, consentire l’accesso ai sacramenti ai divorziati risposati oppure includere le coppie omosessuali senza intervenire anche sulla dottrina. Una contraddizione che, secondo Sandri, potrà essere risolta solo se Francesco avrà il coraggio di dire: ci siamo sbagliati.

«Ecco il gesto forte del Giubileo della misericordia: la Chiesa faccia mea culpa dei pesi e delle colpe addossate alle persone, perché senza questo pubblico riconoscimento sarà difficile andare avanti. E questo – Sandri si aggancia e rilancia la tesi di La Valle – sarebbe davvero un nuovo annuncio di Dio». Ma il terreno è scivoloso, perché dire oggi «ci siamo sbagliati», significa affermare che ci si potrà sbagliare anche domani, quindi mettere in discussione il magistero tout court. «Per questo, di fronte a tale scelta, il pontificato di Francesco è drammatico», spiega Sandri, che però ipotizza la “via di uscita”: la convocazione di un nuovo Concilio ecumenico che affronti i nodi e sbrogli la matassa, senza lasciarla solo nella mani di Francesco.