Gender cosa? tutte le bugie sulla “teoria del gender” di R.Coco

Rosario Coco

Come una teoria che non esiste sta mettendo sotto accusa associazioni, attivisti, persone LGBTI e tutti coloro che credono nella laicità e nell’uguaglianza dei diritti civili.

Ultimamente stiamo assistendo ad una forte campagna di disinformazione sulla presunta “teoria del gender”, volta a denigrare e a diffondere pregiudizi negativi sulle persone LGBTI (lesbiche, gay, bisex, trans, intersex) e a screditare le loro rivendicazioni di parità e uguaglianza. Questa teoria, infatti, secondo chi l’ha inventata, costituirebbe il “programma” di chi si batte per i diritti civili e contro le discriminazioni. In questa pagina sfateremo i principali tormentoni legati al “gender” e forniremo un insieme di link utili per approfondire l’agomento.

Ecco i principali tormentoni da sfatare:

La “teoria del gender” impone la cancellazione delle differenze biologiche tra maschi e femmine – Falso!

La “teoria del gender” non esiste. Esistono gli studi di genere (che traduce l’inglese “gender”), nati per valorizzare le differenze tra le persone. Essi affermano che il sesso biologico è distinto dal genere, ovvero l’idea di “uomo” e “donna“ data in una società,  la quale non dipende dalle differenze fisiche tra maschi e femmine. Oggi le donne accedono a professioni prima impensabili (soldata, manager) mentre molti uomini non hanno problemi a fare i lavori di casa.

L’educazione sessuale proposta dall’OMS vuole insegnare la masturbazione e altre pratiche sessuali ai bambini – Falso!

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), propone un’educazione  adeguata ad ogni fascia d’età,  che possa informare bambini e bambine sul proprio corpo per farle crescere in maniera libera e consapevole,  prevenire complessi e patologie depressive e proteggerli dagli abusi. Il termine “masturbazione” è usato dall’OMS con un significato scientifico diverso da quello comune, in relazione alle varie fasi dello sviluppo sessuale.

I corsi “gender” insegnano che si può scegliere di essere omosessuali  o di cambiare sesso a seconda di come ci si sente e pertanto minacciano la “famiglia tradizionale” – Falso!

I corsi “gender” non esistono, esistono corsi di educazione sessuale e affettiva  indispensabili per contrastare il bullismo e insegnare ai bambini e alle bambine e promuovere la cultura del rispetto. Non si diventa gay, lesbica o trans, nè tantomeno lo si diventa perchè si impara a scuola che esistono l’omosessualità e la transessualità. In questo modo, invece, si evitano le discriminazioni e le sofferenze che investono le persone LGBTI presenti nelle classi, i loro amici, le loro famiglie e le persone eterosessuali vittime anch’esse di omofobia. Affermare, infine, che tutti e tutte hanno diritto a costituire una famiglia non costituisce minaccia alcuna e consente a ciascuno di vivere in libertà.

Insomma, con la scusa della difesa della famiglia tradizionale e dei bambini e gridando persino all’allarme di una fantomatica “dittatura del gender”,  si accusano persone, associazioni e attivisti LGBTI di promuovere un’ideologia che non esiste. Si continuano ad instillare nelle menti delle persone pregiudizi e convinzioni completamente false e discriminanti, che in molti casi generano sofferenze, disadattamento, depressione e suicidi tra le giovani generazioni LGBTI, provocando forti disagi anche tra i loro amici e nelle loro famiglie.

La “propaganda anti-gender” rafforza le convinzioni di tutti quelle madri e quei padri che purtroppo già non accettano i loro figli e le loro figlie e sono in procinto di abbandonarli o picchiarli, rafforza la diffidenza e l’ignoranza già presente in molte persone violente, fortifica un clima di intolleranza che mette a rischio l’incolumità migliaia di persone (Secondo l’ISTAT le persone LGBTI in Italia sono 3 milioni). Per questi motivi, informarsi, condividere e informare diventa assolutamente fondamentale.

Gli inventori della “teoria del gender” credono che le differenze “uomo-donna” siano legate al sesso biologico e quindi predeterminate.

Una teoria che non esiste

L’espressione “teoria del gender”, impiegata da chi discrimina le persone LGBTI, indica una teoria che non esiste, anche se il termine è entrato a far parte del linguaggio comune per indicare l’azione e il pensiero di chi si batte per i diritti civili e la piena uguaglianza delle persone LGBTI. Chi ne parla si riferisce impropriamente agli “studi di genere”
 e chiama in causa in maniera strumentale i  concetti di “genere” e “identità di genere”. Gli studi di genere, ovvero quell’insieme di teorie sviluppatesi a partire dagli anni ’50 e ’60, hanno teorizzato la distinzione tra genere e sesso biologico, costituendo la base per l’emancipazione della donna dalla subalternità culturale rispetto all’uomo. In breve, si è affermata l’idea che le differenze tra uomo e donna (generi) dipendano in larga parte dalla cultura e dalla società di riferimento: basti pensare ai mestieri e alla vita delle donne nel nostro paese fino a 60 anni fa, quando ancora si estendeva alla popolazione femminile il diritto al voto (1945). Ciascun individuo, inoltre, ha un proprio modo di sentirsi partecipe di un determinato genere (di una determinata idea di donna o uomo) che può anche non corrispondere con quello associato convenzionalmente al proprio sesso biologico. Questo aspetto si definisce identità di genere.

Il “gender” e l’omosessualità: due cose distinte e separate

La “teoria del gender”, se proprio vogliamo identificarla, non è altro che questo, la differenziazione tra i concetti di “genere” e “sesso biologico” e la conseguente emancipazione dell’individuo da quelle culture che prestabiliscono una determinata  aspettativa sociale in base al sesso di nascita. 

Da questo punto di vista il “gender” è già legge, poichè l’Italia ha già ratificato la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne che all’art 3 lettera c recita: con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini.

Non a caso, i principali documenti europei che parlano del “gender” riguardano i diritti delle donne, come ad esempio il rapporto Noichl dello scorso 9 giugno 2015, sbandierato da molti media come un documento che “approvava” le “famiglie gay”. Anche la riforma della Scuola recentemente approvata in Senato comprende delle misure per promuovere la parità di genere che riguardano essenzialmente questi argomenti. Il “gender” quindi, viene indicato come un argomento inerente all’omosessualità solo da chi parte dal presupposto, del tutto infondato, che l’eterosessualità sia un elemento indispensabile per essere “realmente” uomo o donna, così come l’essere virile o l’essere necessariamente aggraziata,  e che l’omosessuale maschio sia necessariamente femminile e l’omosessuale femmina necessariamente maschile.

Chi cancella le differenze? 

Gli inventori della “teoria del gender”, ritengono infatti che le differenze tra uomo e donna siano legate alla natura e al sesso biologico, per cui bambini e bambine devono essere educati in modo diverso, vestire in modo diverso, avere un ruolo diverso in casa e così via. In questo quadro, l’omosessualità costituisce un problema, in quanto “deviazione” dal modo che si presuppone essere “naturale” e nettamente contrapposto di essere uomo e donna. Per questo motivo, la presunta “teoria del gender”, punterebbe quindi alla cancellazione delle differenze tra maschio e femmina, che per loro sono culturali e insieme biologiche.

Nel momento in cui si interviene nella scuole con progetti rivolti a studenti e insegnanti, che mirano contrastare il bullismo,  a promuovere il rispetto della diversità e a spiegare cos’è l’omosessualità e la transessualità, la propaganda “anti-gender” dice che in questo modo si promuove lo “stile di vita gay”e si “omosessualizzano” gli e le studenti.  Come se LGBTI si possa diventare o scegliere di essere. Nulla di più falso, se consideriamo che il movimento LGBTI si batte da sempre per la valorizzazione delle differenze tra le persone. C’è da chiedersi, piuttosto, quale cultura abbia per secoli represso e “cancellato” le differenze legate agli orientamenti sessuali e alle identità di genere.  Si tratta, per altro, di tesi prive di fondamento e superate ormai da decenni.

Cosa dice la scienza

Come ormai noto, l’omosessualità è stata depennata dall’elenco delle patologie per la prima volta nel 1973 dall’Associazione Americana degli Psichiatri e nel 1990 l’Organizzazione mondiale della Sanità l’ha definita “una variabile naturale” del comportamento umano e “una caratteristica della personalità”. Per quanto riguarda le persone transgender, termine ombrello che abbraccia un insieme di profili e di identità molto più ampio delle persone tradizionalmente definite transessuali, è chiaro sin dagli anni ’60 che si tratta di una condizione, una particolarità della natura, che va assecondata, e non “curata” in termini di repressione. Le persone trans, lungi dallo scegliere a piacimento se essere uomo o donna, come afferma la propaganda anti-gender, vivono un percorso interiore di grande travaglio e sofferenza prima, durante e dopo la transizione, dovuto alla grande ostilità dell’ambiente esterno.

Genitori omosessuali

Per quanto riguarda l’omogenitorialità, è ormai posizione comune delle maggiori associazioni internazionali di psicologia, psichiatria e pediatria che non vi è differenza tra figli cresciuti in famiglie omogenitoriali ed eterogenitoriali. Le questioni sullo sfruttamento del cosidetto “utero in affitto”, meglio conosciuto come maternità sostitutiva o surrogata, riguardano la legislazione dei singoli Paesi ed esistono modelli già in atto in grado di evitare qualsiasi forma di abuso e di promuovere la maternità sostitutiva come atto gratuito e volontario (vedi il Canada).

Ad ogni modo, le accuse di chi sostiene che “i gay vogliano i figli per capriccio”, si sciolgono come neve al sole per chi è in grado di immaginare o ha esperienza di cosa voglia dire desiderare e crescere un figlio.  Le famiglie omogenitoriali, inoltre, esistono già, molte di seconda costituzione, (in Italia si stimano 100.000 bambini con genitori omosessuali) ed hanno un problema urgentissimo che riguada il diritto dei bambini e delle bambine a veder riconosciuti legalmente entrambi i genitori.  (vai all’appronfondimento sull’omogenitorialità)

Terapie riparative

Spesso, i teorici della propaganda anti-gender sostengono che dall’omosessualità si può guarire. Le cosiddette “terapie riparative” dell’omosessualità, sono state sconfessate dagli stessi che le avevano  promosse, come dimostra la lettera di 9 ex guru mondiali di queste pratiche che hanno dichiarato antiscientifico quanto praticato fino a quel momento chiedendo scusa per i soprusi e le sofferenze provocate

Attualmente, i corsi di educazione affettiva nelle scuole promuovono il rispetto reciproco delle differenze e contrastano l’omo-transfobia

Pratiche sessuali nelle scuole

Infine, tra gli argomenti più di moda tra i sostenitori della “teoria del gender” abbiamo la presunta “introduzione di pratiche sessuali nelle scuole”. Tutto deriva dalla totale mistificazione di un importante documento dell’ufficio europeo dell’OMS, che delinea gli standard sull’educazione sessuale in Europa. In breve, le linee guida elaborano una matrice di argomenti in materia da 0 a 16 anni che mirano all’acquisizione della consapevolezza di sè e del proprio corpo. Nel punto più controverso, in particolare, quello sulla “masturbazione infantile”, si spiega che docenti e formatori non devono criminalizzare o colpevolizzare i bambini e le bambini che si strusciano o si toccano, ma semplicemente spiegare che è naturale che certe parti del proprio corpo possano provocare piacere e che si tratta di pratiche da svolgere in intimità. Nulla di più lontano quindi dalla grande mistificazione secondo la quale gli omosessuali vorrebbero diffondere il sesso tra i bambini, per il semplice fatto che la sessualità, come insegnava Freud, in forme e in modi diverse si manifesta già in tutte le età.

Ciò che invece è fondamentale, e che viene ribadito più volte anche dall’OMS, è la consapevolezza, lo “sviluppo della capacità di dire sì e no”, la comprensione dell’importanza di intraprendere sempre rapporti consenzienti. L’educazione sessuale, insomma, lungi dall’essere una minaccia, nasce per proteggere i bambini e le bambine.

I “corsi gender” nelle scuole

Altro elemento falso che viene millantato è la sostanziale diffusione ormai imperante dei presunti “corsi gender”, che sarebbero anche lautamente finanziati. in Italia, il governo ha interrotto la strategia nazionale LGBT avviata nel 2012 dall’UNAR, mentre i pochi progetti di educazione affettiva presenti sul territorio sono spesso contrastati dai dirigenti scolastici e vivono di bando in bando con finanziamenti sporadici e incerti da parte degli enti locali.  Ben venga quindi, un impegno del Governo in materia.

La “dittatura del gender”

In conclusione, per chi si spinge a parlare di “dittatura” o “ideologia” del gender, ci limitiamo a far notare quanto sia falso e sostanzialmente contraddittorio che una visione del mondo che promuove il rispetto di ogni diversità e del pluralismo delle identità sessuali possa imporre qualcosa a qualcuno. In altri termini, la libertà e la piena uguaglianza delle persone gay, lesbiche, trans e intersex nulla toglie a chi crede nella famiglia tradizionale, nè tantomeno impone comportamenti contrari ad essa. Dietro questa illazione c’è il pregiudizio atavico che “gay si possa diventare” e che la sessualità debba essere un tabù, poichè queste persone considerano potenzialmente pericolosa e a volte “peccaminosa” ogni esperienza e comportamento sessuale, specialmente non etero. Bisogna invece ribadire che:

1) la maggior parte degli individui in età adolescenziale vive una fase di sperimentazione sessuale verso entrambi i sessi prima di definire il proprio orientamento;

2) i singoli comportamenti e le esperienze sessuali, a qualsiasi età,  non definiscono l’orientamento sessuale, che è l’attrazione sessuale, emotiva e intellettuale, prevalente e duratura nel tempo verso un determinato genere.

 

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PER APPROFONDIRE

Scarica il volantino della campagna

 

Video

Cose dell’altro gender – episodio 01

Cose dell’altro gender – episodio 02

Cose dell’altro gender – episodio 03

 

Terminologia e lessico:

“Lo Stylebook di Gaynet”

Linee guida UNAR

 

Documenti

Comunicato Associazione Italiana di Psicologia sugli studi di genere

Comunicato Ordine degli Psicologi sulla “questione gender”

Standard sull’educazione sessuale in Europa

Lettera dei 9 ex promotori mondiali delle terapie riparative

Comunicato Ordine Nazionale degli Psicologi su omogenitorialità

Approfondimento su famiglie omogenitoriali

Convenzione di Istanbul – 2011

 

Articoli e interviste

Nessuno combatte le allucinazioni degli omofobi di Chiara Lalli

“L’ideologia del gender” – intervista a Sara Garbagnoli

Il volantino “anti-gender” a Scuola – di Delia Vaccarello

Esposto in procura di Anddos su allarmismo gender nelle scuole

“Il gender non c’entra con i gay” – video