Un ricordo di Urbano Cipriani di CdbIsolottoFirenze

La Comunità dell’Isolotto – Firenze

Urbano Cipriani ci ha lasciati, a tradimento, il 1° luglio 2015. Era tra i “vecchi” della Comunità dell’Isolotto, testimone oculare dei fatti del ’68 – ‘69. A proposito di quegli anni caldi ebbe l’occasione di dire. “Osservo il mondo con occhi disincantati ma più acuti e cerco di assaporare il gusto della vita, in compagnia del mio ’68 che vive in me e con me e che, questo è l’importante, mi sopravviverà”.

Insegnante di lettere e poi preside in un istituto superiore del quartiere ha sempre creduto nei ragazzi e nella scuola e insieme ad altri nella scuola ha seminato e coltivato molto, con uno stile tenace e mai aggressivo; qualcuno di recente ha detto ‘… mai che lo si sia sentito alzare la voce!!”. Il suo sguardo sui ragazzi era appassionato e curioso, capace di riconoscere loro diritto allo spazio e all’autonomia. E questo sguardo lo abbiamo visto anche negli ultimi anni quando in Comunità si son fatti i laboratori di educazione per i ragazzi: arrivava, zitto zitto, filmava senza farsi notare e si divertiva, era certo che queste attività fossero semi di speranza per il futuro di tutti.

In tanti abbiamo potuto crescere in senso di libertà e consapevolezza grazie a quella sua intelligenza limpida e rara con la quale vedeva e comprendeva le situazioni e a quella semplicità e generosità con le quali spiegava, in modo accessibile ma mai banale, il suo punto di vista.

Recentemente era stato a Parigi all’Istituto Science Po, proprio a portare la testimonianza di quegli avvenimenti, in vista dell’uscita del libro di Rainer Horn “ Lo spirito del Vaticano II” che avverrà in questo agosto prossimo a cura della Oxford Press. Rainer Horn ha fatto per un certo tempo ricerche nell’Archivio della Comunità. Nel libro ci sarà naturalmente una parte dedicata ai fatti dell’Isolotto.

L’atteggiamento entusiasta degli anni giovani si era smorzato in una consapevolezza che evitava a volte le parole per intolleranza nei confronti della ripetitività e anche per una sorta di stanchezza di fronte alla cecità di chi avrebbe il compito di dare un indirizzo più umano a questo mondo travagliato.

In questo senso si può comprendere meglio il suo amore per Dante, una specie di passatempo serio, lo sfogo di un moderno deluso che si consolava identificandosi un po’ con un grande sconfitto del passato nella cui opera i valori umani restano alla fine più forti degli odi, delle guerre, delle miserie di “questa aiola che ci fa tanto feroci”, oggi non diversamente da ieri.
E poi c’era la Palestina che lui ricollegava ancora con Dante, nella sorte comune dell’esilio, del dolore nel vivere senza una terra propria. L’avevano capito i compagni e le compagne del gruppo Assopace Palestina che si era costituito a Firenze, dopo i rispettivi viaggi nei territori occupati.

Gli piaceva sentirsi in una posizione di osservazione, da cui tutti i vari eventi della politica mondiale si potevano veder collegati in una sintesi che ne chiariva le cause, semplificando a volte, quando riduceva a due o tre gli elementi responsabili dei mali del mondo: la politica estera degli U.S.A. collegata a quella di Israele e i grandi poteri economici. Ma era davvero una semplificazione?

Era un uomo “leggero” il suo giudizio sulle persone non riusciva mai ad essere malevolo anche quando era critico perché in tutti riconosceva una presenza di umanità, un diritto ad essere capiti. Crediamo che questo gli attirasse in modo naturale l’affetto e la stima delle persone
Gli piaceva la battuta anche su aspetti che potevano apparire drammatici perché rispondeva al criterio di chi guada le cose con un occhio che le vede piccole e passeggere, degne alla fine di un sorriso.

Sul suo ultimo blocco di appunti aveva scritto TAC(cuino).

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Di seguito il link al fascicolo con i testi che abbiamo letto domenica 5 e sui quali abbiamo riflettuto socializzando il ricordo di Urbano. E’ stato un momento forte , carico di emozioni ed affettività .

Un caro saluto a tutte/i
Luciana Angelonie la comunità tutta

http://www.cdbitalia.it/upload/CdbIsolotto_ricordo_Urbano.pdf

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Nella partecipatissima assemblea di domenica 5/7 alle Baracche, dalle commoventi testimonianze di tante persone che con Urbano avevano avuto rapporti nella comunità, nella scuola, in occasioni di ricreazione e di svago, è emersa con forza, a tutto tondo, la figura di Urbano – la sua saggezza, la sua capacità di relazionarsi con gli altri, la sua ironia, la sua umanità, la sua curiosità di saperne di più su quanto di nuovo nasceva nel mondo -.

E’ rimasto in ombra soltanto un aspetto delle sue molteplici attività, quello che lo ha visto impegnato nelle istituzioni democratiche, nel Consiglio Comunale di Poppi (come consigliere DC) prima, nel Consiglio di Quartiere 4 (indipendente nelle fila del PCI) poi.

Per questo, avendo condiviso la sua esperienza nel Quartiere, vorrei aggiungere una breve nota a quanto è stato detto domenica.

Urbano ha portato a livello istituzionale ciò che lo caratterizzava negli altri ambienti e nelle altre situazioni – saggezza, ironia, umanità -, mettendosi comunque a disposizione del Gruppo di cui faceva parte (tanto che per un certo periodo si impegnò disciplinatamente, su richiesta del Capogruppo, nella Commissione Commercio, benché fosse, tale settore, abbastanza distante dai suoi interessi).

Il suo contributo era importante nell’elaborazione di documenti su temi che andavano oltre le strette competenze del Quartiere e che riguardavano le questioni della pace e della guerra, delle relazioni internazionali, dello sviluppo e del sottosviluppo.

Non interveniva spesso nelle riunioni consiliari, ma quando prendeva la parola, con il suo tono pacato, era ascoltato con molta attenzione.

Il suo percorso politico è stato indicativo dei mutamenti che hanno segnato, negli anni 60 e 70, il mondo cattolico e che hanno visto il passaggio a sinistra di molte persone, il cui impegno era iniziato nell’ambito della Democrazia Cristiana (ne sapeva qualcosa chi all’Isolotto aveva manifestato pubblicamente il proprio dissenso, invitando a non votare più DC, quando Giorgio La Pira era stato estromesso dalle liste democristiane per il Comune).

Urbano era stato anche attivo nel Circolo ACLI dell’Isolotto (al tempo in cui le ACLI avevano fatto la scelta socialista – una scelta di campo e non di partito -): ricordo che invitò me ed altri compagni della Sezione del PCI ad un incontro con Emilio Gabaglio, uno degli artefici principali di quella scelta.

C’era una realtà in fermento – nel mondo ecclesiale, nel sindacato, nell’associazionismo, nella politica – e le persone che vivevano con convinzione l’esperienza della Comunità dell’Isolotto vi erano pienamente immerse.

Urbano era fra queste, ma vi aggiungeva un di più, e cioè una grande curiosità nei confronti di tutto quello che si muoveva ed aveva in sé prospettive di rinnovamento.
Una curiosità ed un desiderio di conoscere nuove esperienze che gli sono rimaste incollate addosso fino all’ultimo, quando, ad esempio, ha mostrato interesse per le novità portate dal Movimento 5 Stelle.

L’Urbano del Consiglio di Quartiere è stato, in conclusione, come quello attivo alle Baracche, in piazza, a scuola, nelle situazioni più diverse, una persona che ha lasciato segni profondi in tutte le realtà che lo hanno visto presente.

Moreno Biagioni