Il Sinodo Valdese studia una liturgia per benedire le coppie omosessuali

La repubblica, 27 agosto 2015

Il dibattito del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, in corso a Torre Pellice (Torino) dal 23 al 28 agosto, ha affrontato questa mattina il tema delle nuove famiglie, compresa la possibilità di una liturgia per la benedizione delle coppie omosessuali. I 180 deputati hanno ricevuto e inviato alle chiese locali affinché lo studino e lo valutino un ampio documento redatto dalla Commissione famiglia, matrimonio, coppie, genitorialità delle chiese metodiste e valdesi sulle “nuove famiglie”.

“Si tratta del primo documento di questo genere dopo quello sul matrimonio approvato dal Sinodo del 1971 e il testo sui matrimoni interconfessionali stilato insieme alla Conferenza episcopale italiana del 1997-2000. Il ruolo della commissione era elaborare un testo dopo aver approfondito gli atti, i documenti e tutto il lavoro fatto dalle diverse commissioni sul tema famiglie e relazioni in questi anni, a partire ovviamente dalla decisione del Sinodo del 2010 di aprire alle benedizioni per le coppie dello stesso sesso, senza trascurare anche il confronto con la riflessione fatta dalle chiese sorelle all’estero”, ha precisato stamane Paola Schellenbaum, membro della Commissione famiglie, durante una conferenza stampa di presentazione del testo.

“La famiglia fondata sul matrimonio rimane rilevante ma noi diciamo che non può più essere considerata la forma privilegiata, se non addirittura unica, di unione amorosa. Riconosciamo che esistono altre forme di legame, altrettanto importanti e degne di cura e di attenzione. L’argomento delle famiglie e delle forme di unioni viene affrontato a partire da quattro prospettive: biblica, teologica, giuridica e liturgica; nel capitolo finale, proporremo poi alcune questioni come la possibilità di procedere a benedizioni di coppie senza effetti civili” ha detto Schellenbaum, aggiungendo: “Il testo è il frutto di un confronto di un dialogo con la società, di cui cerca di cogliere i cambiamenti e le novità”. Le chiese locali dovranno far pervenire le loro osservazioni sul testo che verrà posto in discussione e votazione nel Sinodo 2016.

“Il legame deve essere stabile e almeno uno dei due richiedenti la benedizione deve essere credente. La Commissione discipline sarà poi coinvolta alla fine del nostro lavoro per definire con precisione come ci possiamo muovere in rapporto alle Intese. Approfondiremo poi le questioni teologiche rispetto al cammino che abbiamo di fronte e sul piano ecumenico non trascureremo le reazioni dei fratelli cattolici: in questa prospettiva è incoraggiante che proprio quest’anno il Sinodo abbia recepito il documento contro la violenza sulle donne, firmato dalla Fcei, dalla Conferenza episcopale e da diverse chiese ortodosse”.

Durante la stessa conferenza stampa la pastora Mirella Manocchio, coordinatrice della Commissione culto e liturgie delle chiese battiste, metodiste e valdesi ha illustrato a grandi linee il testo di una liturgia per la benedizione di coppie dello stesso sesso che sarà sottoposta al voto del Sinodo questa sera. “Nel 2010 il Sinodo ha introdotto la possibilità, per le chiese locali che abbiano fatto un opportuno percorso, di celebrare benedizioni di unioni di coppie dello stesso sesso. Successivamente il Sinodo ha dato mandato alla Commissione liturgie di definire una liturgia ufficiale. Un grande passo avanti, che ci auguriamo continui con lo studio di una liturgia anche per le coppie eterosessuali credenti, non sposate ma che desiderano un accompagnamento e una benedizione da parte della loro chiesa”, ha spiegato Manocchio.

Il testo della liturgia inizia con la citazione biblica di 1 Giovanni 4:7 che dice “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio”. “Questo – ha sottolineato Manocchio – per dire che ogni amore autentico, libero e sincero viene da Dio, indipendentemente dal fatto che si tratti di una coppia eterosessuale o omosessuale”.

I testi delle due liturgie sono già stati sottoposti al giudizio del Corpo pastorale – l’organo teologico consultivo del Sinodo – che ha espresso il suo parere positivo.

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Berna difende il matrimonio per tutti

Redazione
www.riforma.it

Undici studenti in teologia – in particolare della Facoltà di Teologia dell’Università di Berna – e altri teologi si dichiarano chiaramente a favore dell’apertura a tutti del matrimonio e della possibilità di adottare per le coppie omosessuali

Nella loro presa di posizione di quattro pagine del 25 agosto scorso, gli autori spiegano nel dettaglio perché si esprimano come cristiani in favore del matrimonio e dell’adozione per le coppie omosessuali. «Noi siamo convinti che l’apertura del matrimonio alle coppie omoaffettive debba essere considerata da un punto di vista biblico e cristiano». L’amore omosessuale ha lo stesso valore ed è dunque uguale a quello eterosessuale: se la relazione è basata sulla fiducia e sulla responsabilità, allora bisognerebbe avere la possibilità di sposarsi. Inoltre, il matrimonio si tratta di una «coabitazione vantaggiosa per la vita» che si esprime nel rispetto e nella stima: «il sesso biologico e la capacità di riprodursi non hanno qui nessun ruolo centrale».

La famiglia secondo la bibbia significa innanzitutto una «coabitazione nell’affermazione della vita». Questo criterio è rispettato nello stesso modo da dei genitori “classici” come da genitori dello stesso sesso o divorziati, da genitori in famiglie ricostituite o in una famiglia monoparentale. Un rifiuto delle relazioni omosessuali e delle famiglie che ne derivano non può essere giustificato dall’essere cristiani. Ciò che è problematico sono le costellazioni famigliari e «le relazioni che non possono assicurare una stabilità e una sicurezza durevoli».

Una conseguenza del matrimonio per tutti è l’adozione. Il benessere del bambino è allora la priorità, ma questo benessere non dipende dal sesso dei suoi genitori ma dalla natura della relazione che li unisce.

Gli autori incoraggiano i politici ad aprire il matrimonio alle coppie omosessuali e a perseguire questo sforzo egualitario nella questione dell’adozione. Essi suggeriscono ai dirigenti delle chiese affinché facciano pressione sullo Stato per un cambiamento. «Incoraggiare lo Stato a cambiare la legge e a preparare la strada per la comunità cristiana con responsabilità, coerenza e amore, in modo che ne possa seguire un regolamento ecclesiastico».