La Chiesa di Bagnasco e di Galantino di M.Vigli

Marcello Vigli
www.italialaica.it

In questo scorcio di estate un insolito dinamismo sta attraversando la vita politica italiana per l’esplosione di un anomalo contrasto fra politici e gerarchia cattolica.

Non limitato alla tradizionale diatriba sui “valori non rinunciabili” in contrasto con i diritti individuali, ha coinvolto destra e sinistra. La questione della omologazione delle coppie gay alla famiglia, che pur continua ad ostacolare in pieno l’adeguamento della legislazione alla nuova consapevolezza sociale, resta marginale nel conflitto esploso fra il Segretario della Cei, monsignor Galantino, e Matteo Salvini, che ha coinvolto politici e opinionisti di diverso orientamento.

Nato per le diverse posizioni sulla questione dall’accoglienza ai migranti, si è ben presto caratterizzato per i giudizi pesanti espressi dal primo sui politici italiani e per le accuse di sinistrismo comunista e per le insinuazioni e i sospetti degli avversari. Questa contrapposizione ha assunto particolare rilievo essendo noto che Galantino si muove e parla con la piena approvazione di papa Bergoglio, che lo ha personalmente scelto a perseguire la sua linea di rinnovamento della Cei. Per di più i giudizi sulla inadeguatezza della classe politica italiana di Galantino, si richiamano a quelli espressi dal papa in occasione dell’incontro con parlamentari in San Pietro organizzato il 27 marzo 2014 dal cappellano di Montecitorio (cfr Italialiaca 2.4.1914 ).

Radicalmente diverso il contenzioso aperto dal cardinale Bagnasco, nella sua qualità di Presidente della Cei, nel dissociarsi dalle polemiche suscitate da Galantino sull’immigrazione e sui rapporti Cei-politica: “Le polemiche non fanno mai bene a nessuno: esasperano gli animi e deformano la realtà. Mettere in evidenza alcuni aspetti problematici o critici non significa negare la complessità che è propria della vita, sia personale che sociale”.

Ha rilanciato, dichiarandola inaccettabile, la condanna di ogni tentativo di approvare una legislazione che non segni una netta differenza fra lo status delle convivenze tra persone dello stesso sesso e il matrimonio/famiglia con evidente riferimento al progetto Cirinnà in discussione al Senato. Questo, in verità, è sostanzialmente rispettoso di tale differenza, come ha recentemente riaffermato il ministro Graziano Del Rio nel dichiarare che la legge va fatta, anche se trova ancora difficoltà ad essere approvata per l’opposizione di chi è contrario a qualsiasi regolamentazione della materia.

Anche la vecchia guardia dei vescovi è con Bagnaco. Disapprova non tanto i contenuti di ciò che Galantino ha detto, ma proprio l’irriverenza del segretario della Cei, la sua noncuranza delle gerarchie interne alla Conferenza Episcopale.

Mantenere aperta questa questione, che coinvolge i “valori”, serve ad impedire che la divisione fra cattolici nelle scelte politiche si esprima sulla valutazione delle politiche governative. Sui valori, infatti, il parere della gerarchia resta vincolante, in contrasto con la piena libertà del cattolico nelle scelte politiche auspicata da papa Bergoglio.

In verità lo strappo impresso da monsignor Galantino non può essere marginalizzato se si leggono i pesanti giudizi, di cui sopra, alla luce del testo della relazione da lui inviata al convegno su De Gasperi organizzato a Trento nell’anniversario della sua morte. In essa, all’interno di un appello all’impegno e al cambiamento esalta il ruolo insostituibile delle istituzioni democratiche e del Parlamento, della funzione e del valore dei partiti, della laicità, della pazienza necessaria a convincere e della necessità per il politico di rifuggire dalla ricerca di un facile consenso. Si scaglia, invece, contro il nichilismo in politica, l’assenza di riferimenti a valori e ideali, e il prevalere della passione smodata per il potere. Lo rileva Enrico Rossi, governatore della Toscana e comunista come lui ama definirsi, nell’intervista rilasciata a Repubblica . Monsignor Galantino …. non ce l’ha affatto con la politica ma con il politichese ridotto alla ricerca del consenso e del marketing. Proprio riconoscendo il ruolo cruciale della politica nella società, Galantino l’ha invitata a ritrovare una forte dimensione ideale ed etica. È una sfida lanciata a tutti, nessuno escluso, non a un governo e ad una parte politica. La destra ha risposto in modo sguaiato ma anche dal Pd sono venute repliche segnate dal risentimento. Dobbiamo invece riconoscere che Galantino ha ragione, la politica non ha più una propensione ideale e pensa solo a difendere se stessa. Se la sinistra italiana non si misurerà con questo tema proprio nel senso indicato dalla Chiesa di papa Francesco e di Galantino, è destinata a somigliare sempre più alla destra e quindi a scomparire.

Forse è nell’avversione a questa concezione della politica che trova radice la violenza con cui Vittorio Feltri interviene per associarsi a Salvini nel contestare il “buonismo” di Galantino nei confronti degli immigrati. Lo chiama piazzista da sacrestia, rilanciando l’epiteto piazzisti da quattro soldi da lui usato nei confronti dei suoi oppositori, e lo invita a ripassare il Concordato (ideato da Benito Mussolini e rinfrescato da Bettino Craxi) nel quale, grosso modo, è scritto che i preti hanno facoltà di predicare ciò che vogliono, ma non sono autorizzati a interferire nelle questioni di Stato italiane.

Dalla violenza dello scontro appare evidente che la posta in gioco è molto alta: non si tratta solo di affermare o negare il pieno diritto della gerarchia cattolica ad intervenire sulle questioni politiche che ritiene attinenti alle sue competenze, i cui limiti essa stessa ritiene di potere determinare, ci si preoccupa, invece, del loro schierarsi a vantaggio di questa o quella parte politica.

E’ pur vero che l’insorgere sulla scena politica italiana di partiti del tutto alieni da logiche confessionali segna il declino della possibilità dei vescovi di ispirare le scelte politiche dei cattolici, ma resta innegabile che l’apparato ecclesiastico è l’unica forza organizzata diffusa su tutto il territorio nazionale dotata di strutture attive a livello centrale e locale. Nessun gruppo dirigente politico può ignorarlo del tutto; lo stesso Salvini, che ha provocato il contenzioso, ha tenuto a proclamarsi cattolico, pur se peccatore.

Tanto meno può ignorarlo Renzi, che non a caso non è intervenuto direttamente nella controversia lasciando ai suoi il compito di reagire alle critiche di Galantino, che hanno coinvolto direttamente il governo e la sua politica sull’immigrazione e non solo, limitandosi a dire, parlando al tradizionale meeting organizzato a Rimini da Comunione Liberazione: Noi prima salviamo vite umane anche a costo di perdere voti. E’ una questione di civiltà. Ha preferito rispondere a Merkel e Hollande, che hanno chiesto all’Italia “un’accelerazione” sull’apertura “al più presto” dei centri in cui registrare i nuovi richiedenti asilo: “Non cederemo mai al messaggio che vuol far diventare l’Italia la terra della paura, possiamo anche perdere tre voti ma non cederemo al provincialismo della paura. Non è buonismo, ma umanità: secoli di umanità ai quali non rinuncio per tre voti. Prima salviamo le vite”,

Non si lascia quindi coinvolgere nella disputa con la Cei ben consapevole che oggi è difficile districarsi nella varietà di posizioni del mondo cattolico italiano, che proprio la scelta del papa favorisce. Lo conferma la vetrina offerta dallo stesso incontro di Rimini.

L’associazionismo tradizionale si è notevolmente ridimensionato, la Cisl è coinvolta nella generale crisi del sindacalismo, i diversi Gruppi o centri culturali e politici non sono elettoralmente significativi. D’altro canto si fanno più esplicite le resistenze vaticane alla volontà riformatrice di papa Francesco come rivelano le parole del cardinale Pell a Rimini sulle difficoltà a ripulire i centri finanziari vaticani, proprio mentre scandali come i funerali di Casamonica, criticati non solo da Ciotti ma dallo stesso Osservatore romano, minano la credibilità del clero di base.