Sinodo: il previsto e l’imprevedibile di E.Miragoli

Ernesto Miragoli
www.webalice.it/miragoli

I documenti della Chiesa cattolica non vanno letti di fretta perché hanno due caratteristiche di fondo: sono scritti a più mani e sono frutto della millenaria esperienza comunicativa della Chiesa stessa.

Questo significa che le tante mani che scrivono corrispondono a tante teste e significa anche che la comunicazione ecclesiale non è mai sintetica, concreta, diretta perché le direttive pastorali arrivano dopo ampie considerazioni di natura teologica, biblica, pastorale, sociale, morale e non si può saltare la premessa per arrivare subito alla conclusione per giudicarla.

Ieri, prima di leggere i commenti, ho letto e riletto il documento finale dei lavori del Sinodo della famiglia e da una parte mi sono rallegrato con me stesso perché in un’intervista a Carlo Castellini avevo previsto che sui temi scottanti che tutti ormai conosciamo la conclusione sarebbe stata quella che si trova nel documento finale, dall’altra ho pensato che quanto previsto sfocerà nell’imprevedibile perché non tutti i sacerdoti sono preparati a gestire in modo equilibrato problemi morali che attengono la pastorale familiare in genere e, a mio modesto avviso, sarà opportuno che le singole diocesi si organizzino quanto prima per dare concrete indicazioni pastorali al clero che è la vera “truppa in prima linea”.

Svolte le mie riflessioni personali mi sono gettato sui commenti dei media che, per certi versi, sono divertenti.

C’è chi ha puntato sulla rivincita di Kaspers e del gruppo tedesco in genere (Leheman in primis che – non dimentichiamolo – fu escluso da papa Giovanni Paolo II dal galero cardinalizio e ricuperato in extremis il giorno dopo) su Ratzinger; chi vaneggia di lotta fra i due papi; chi parla di vittoria di misura dei progressisti sui conservatori; chi si lagna perché si attendeva maggior apertura; chi si frega le mani perché sostiene che non sia cambiato nulla, interpretando restrittivamente alcune riflessioni dei paragrafi interessati; chi definisce il Sinodo semplicemente un evento ponziopilatesco; chi commisera papa Francesco che si trova ad avere contro due vescovi su tre; chi – al contrario – proclama la vittoria del papa aperto e riformista.

Chiacchiere.

Qui non è un problema di vittorie e di sconfitte, di progressisti e conservatori, di chiesa aperta o chiusa, di ospedale da campo o odore di pecore, di lasciare che i divorziati risposati s’accostino all’Eucaristia e le coppie omosessuali no.

E’ un problema di attenzione al popolo di Dio che chiede insistentemente la risposta ad una domanda: “Cosa dice il Vangelo su questo argomento?, Qual è il pensiero di Gesù su questo tema?”

La risposta del Sinodo era prevedibile perché ben poco ha cercato di capire il pensiero di Gesù. Si legga con attenzione tutto il documento e le citazioni autoreferenziali fanno premio su quella che dovrebbe essere la prima ed unica citazione autoreferenziale, quella della Bibbia.

La preoccupazione dei Padri è stata di ribadire la continuità con il pensiero del Magistero ordinario e solenne mediandolo con le istanze che in questi due anni sono pervenute dal popolo di Dio.

Ma la pastorale “in factu” rischia di essere imprevedibile e di provocare, se non a breve, un nuovo consesso mondiale per sviscerare ulteriormente il tema.

Cito un solo esempio. Al punto n. 4 del documento finale, dopo aver precisato che la famiglia è basata sull’amore dell’uomo e della donna, si dice: “L’amore non si riduce all’illusione del momento, l’amore non è fine a se stesso, l’amore cerca l’affidabilità di un “tu” personale.

Nella promessa reciproca di amore, nella buona e nella cattiva sorte, l’amore vuole continuità di vita, fino alla morte. Il desiderio fondamentale di formare la rete amorevole, solida ed intergenerazionale della famiglia si presenta significativamente costante, al di là dei confini culturali e religiosi e dei cambiamenti sociali”.

Pongo solo la domanda: un sacerdote che interpretasse la frase “…l’amore cerca l’affidabilità di un “tu” personale….formare una rete amorevole….”ecc.ecc. e l’applicasse ad una coppia di fatto (etero od omosessuale) sarebbe completamente fuori strada perché riflette (ed assolve) su una proposizione fuori dal contesto o no?