Coppie gay: le vie del clericume sono infinite di M.Mantello

Maria Mantello
Adista Segni Nuovi n° 38 del 07/11/2015

Papa Bergoglio, a conclusione del Sinodo, ha detto: «Il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri». Ma queste pietre sono più vive di quanto si voglia far credere e continuano a colpire, soprattutto le persone omosessuali.

Bergoglio, con quel «chi sono io per giudicare un gay?», aveva suscitato molte speranze. Ma in effetti poi non si è discostato dall’ortodossia, chiedendo in cambio ai gay pentimento e rinuncia ad una vita di coppia. Insomma una vita di inferno!

La Chiesa sta facendo della battaglia contro il riconoscimento giuridico-sociale delle unioni gay il suo vessillo nella speranza di recuperare la concezione di sacralizzata famiglia. Sa bene però che i credenti sono molto più emancipati di quanto vorrebbe. E per questo preme sui politici perché non legalizzino le unioni gay.

Ma perderà la sua battaglia di retroguardia, come già accadde per quella contro i matrimoni civili degli eterosessuali.

Ha fatto storia il caso dell’allora vescovo di Prato, mons. Pietro Fiordelli, che nel 1956 bollò pubblicamente come “peccatori e concubini” i coniugi Bellandi, pretendendo l’annullamento del loro sì davanti all’ufficiale comunale. Fu condannato dalla Magistratura che ricordava già allora come: «Le leggi della Chiesa non possono contenere norme che autorizzino le autorità ecclesiastiche a ledere un bene del cittadino tutelato dalle leggi dello Stato».

Anche il riconoscimento giuridico delle coppie gay passerà. È solo questione di tempo, viste anche le pronunciazioni a favore della Corte Costituzionale (138/2010) e del Parlamento europeo (9/6/2015). La Chiesa dell’èra Bergoglio dovrebbe preoccuparsi della sua responsabilità nell’alimentare pregiudizi e omofobia con un catechismo che, all’articolo 2357, bolla «le relazioni omosessuali come gravi depravazioni», definisce gli atti di omosessualità come «intrinsecamente disordinati», non «frutto di una vera complementarità» affettiva e sessuale stabilendo che «in nessun caso possono essere approvati». E, come se non bastasse, pretende dagli omosessuali rassegnata sopportazione, chiamandoli all’articolo 2358 «a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione». Una festa per gli omofobi!

Ma per uscire dalla loro condizione il top è addirittura la pretesa che diventino etero! Del resto, non suggeriva questo ad un’insegnante sospetta di lesbismo – pena mancato rinnovo del contratto di lavoro – la suorina direttrice della scuola cattolica di Trento? E sempre a Trento è scoppiato di recente il caso di don Gino Flaim che seraficamente, non pago di scaricare sui bambini violati le responsabilità dei preti pedofili, spudoratamente diceva: «La pedofilia posso capirla, l’omosessualità non lo so!».

Ma le vie del clericume sono infinite, soprattutto nella scuola, dove si sono approntate negli ultimi anni guerre sante. Ad esempio, le pesanti intimidazioni contro il Liceo Giulio Cesare di Roma, perché mettesse all’indice il libro di Melania Mazzucco, Sei come sei, con l’esposizione di uno striscione su cui campeggiava la scritta «Maschi selvatici e non checche isteriche», esibito all’ingresso da un manipolo di nostalgici della società al passo dell’oca. Loro, i “normali”, orgogliosamente selvaggi perché non contaminati dalla civiltà democratica. Loro i barbari “eletti”, contro gli omosessuali da disprezzare. Repliche di ignoranza e rozzezza, andate in onda in altri istituti “colpevoli” di aver aderito a progetti di educazione sessuale contro il bullismo omofobo e le discriminazioni di genere. Terribile poi il raid al liceo Socrate della Garbatella, premiato a livello europeo per il video Discriminaction, e imbrattato più volte con: «Froci vi uccidiamo. Froci al rogo». La scuola insieme alla famiglia “sacri santuari dell’educazione”, classico stilema curiale!

Altra guerra assurda è stata quella contro gli opuscoli dell’Unar (Ufficio Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento Pari Opportunità) editi nel 2013 col titolo Strategia nazionale LGBT, non ancora distribuiti nelle scuole della Repubblica. Bastò qualche parolina del cardinal Bagnasco per ottenerne l’immediato congelamento da parte del Miur.

Non se ne può più dell’intolleranza di chi pretende di inchiodare alla croce chi non è conforme ad astorici stereotipi, che con leggerezza vengono scambiati per “parola di Dio” dai perniciosi idolatri dell’ideologismo della sofferenza.