CdB: i 40 anni del Villaggio Artigiano di Modena di B.Manni

Beppe Manni
Adista Segni Nuovi n° 38 del 07/11/2015

Sono stati celebrati lo scorso 25 ottobre i 40 di vita della Comunità cristiana di Base del Villaggio Artigiano di Modena. La Comunità del Villaggio nasce all’interno di una parrocchia di periferia di Modena: S. Giuseppe Artigiano. Nel 1969, io, Gianni Ferrari e Franco Richeldi, due preti e un laico, con l’accordo del vescovo, fondammo una comunità presbiterale. Erano anni di sperimentazioni e di ricerca; da quattro anni era finito il Concilio e si era nella stagione della “contestazione”. Nella nuova parrocchia noi preti ci mantenevamo con il lavoro in fabbrica. In comunità si era fatta una scelta di povertà: si condividevano gli stipendi e quello che restava si distribuiva a chi ne aveva bisogno. Questa “vita comunitaria” era vissuta anche da molti cristiani e simpatizzanti di tutta la città che frequentavano la parrocchia. Diverse famiglie praticavano nelle loro case l’ospitalità e l’accoglienza.

Era una stagione benedetta: ragazze, giovani e giovani-adulti sposati aderivano con entusiasmo. Si tentò di trasformare la parrocchia: poche messe, scelta consapevole dei sacramenti, nessuna offerta per le celebrazioni sacre. La parrocchia doveva essere il luogo della lettura della Bibbia, del catechismo, della preghiera e dell’organizzazione delle attività: si scelse di non avere attrezzature sportive, questione che il quartiere doveva gestire.

La struttura giuridica e le abitudini tradizionali della parrocchia mal sopportarono questi cambiamenti. Nel 1975 un centinaio di persone uscì dalla parrocchia. Si voleva percorrere strade diverse alla ricerca di nuove forme di appartenenza e di presenza cristiana sul territorio. Intanto io, che ero il parroco, come tanti altri preti, avevo messo in discussione l’obbligo del celibato e la figura sacrale del presbitero e avevo deciso di sposarmi; non potevo perciò continuare a fare il prete.

Per una ventina di anni la comunità fu alloggiata in case coloniche concesse dal Comune. Dal 1995, invece, si riunisce in una sala del centro civico del quartiere, pagando un affitto.

Il momento più importante in tutti questi anni è stato l’appuntamento della liturgia domenicale delle 11. Per un certo periodo si continuò a celebrare l’eucarestia grazie alla presenza di preti amici: poi con la loro progressiva scomparsa o laicizzazione, da tempo la domenica mattina si celebra una Liturgia della Parola presieduta da un rappresentante del gruppo che, a turno, prepara l’omelia. Così non si rimane mai senza “messa” domenicale. La Comunità del Villaggio non celebra l’eucarestia, per non creare occasioni di divisione con la diocesi, ma anche perché non c’è più al suo interno né “sacerdote né laico”. Il tempo e l’esperienza hanno indicato la strada. Nella Comunità non ci sono più né preti né laici, né uomini né donne, né “greci né giudei”. Né maestri né padri o madri. Come Paolo, si è assaporata l’aria pulita della liberazione dai dogmatismi e dai moralismi. Si è imparato ad autogestirsi: non si sente il bisogno di “sacramenti” propri. La domenica mattina non è soltanto il momento della preghiera e della riflessione intorno alle Scritture. Prima e dopo, è anche momento per incontri e appuntamenti per organizzare la settimana in quartiere.

L’identità di questa Comunità, oggi, non si configura in contrapposizione alla parrocchia o alla Chiesa gerarchica. Col tempo sono scomparsi i toni polemici, nella consapevolezza che molte sono le case del Signore. Ci si sente molto liberi. Non essendoci più preti i membri non sono passibili di scomuniche.

Le richieste dei frequentatori, i nuovi arrivi, il confronto con la parrocchia sono serviti a creare più serenità e a comprendere un nuovo cammino. I ruoli sono stati definiti non in base a saperi o misteriosi carismi, ma alle competenze, e specialmente alle capacità di servizio.

Questa progressiva decostruzione e liberazione da carichi che si sono accumulati nei secoli ha spinto a cercare l’essenziale nel confronto con la Scrittura e in particolare con i vangeli; ricerca di una preghiera personale e liturgica che interroghi la vita del singolo; impegno automatico al servizio agli altri, nell’amore fraterno, nel volontariato e nella politica. Nel quartiere e nella città.

Fin dagli anni settanta la Comunità si è impegnata sul territorio non a titolo esclusivo, ma cercando collaborazioni con le associazioni locali, i partiti, la parrocchia e l’amministrazione comunale, espressa nelle circoscrizioni. In particolare si è lavorato per creare una buona qualità di vita sul territorio, per superare la solitudine e la paura e per far maturare relazioni più solidali e amicali nel quartiere. La Comunità ha organizzato momenti di aggregazione e ha proposto iniziative culturali; ha partecipato, alle volte fondandoli, diversi gruppi impegnati su più fronti (verde pubblico, mobilità sostenibile, impegno contro l’emarginazione, pace…).

La Comunità del Villaggio è anche un’associazione registrata nell’albo cittadino, ormai conosciuta e apprezzata nel quartiere e nella città.

Dal alcuni anni la Comunità fa parte dell’Associazione Insieme in Quartiere per la Città, con l’associazione per il riuso Tric e Trac e il Gruppo Carcere e Città.

La Comunità è parte della chiesa cattolica e fa riferimento al vescovo con il quale tiene un incontro annuale. Le relazioni con la parrocchia del Villaggio e con diversi preti, sono buone. È inoltre impegnata nel coordinamento ecumenico della diocesi e nel dialogo interreligioso.

La mancanza di un leader solitario e una democrazia diffusa hanno fatto sì che negli anni non venissero omogeneizzate le diverse sensibilità teologiche, spirituali e sociali che hanno attraversato e arricchito la comunità: la Teologia della Liberazione, l’impegno per la pace nel mondo, per l’ecologia, per la liberazione della donna, ecc. All’interno c’è una continua ricerca biblica e teologica. La lettura delle Scritture è stata sempre al centro delle riflessioni e delle scelte, insieme alla preghiera come incontro comunitario e personale con Dio.

Oggi la comunità è anche uno spazio aperto, un luogo di incontro con amici dalle diverse credenze e sensibilità. Queste esperienze e collaborazioni aprono gli orizzonti e arricchiscono le persone.

Il Gruppo del Villaggio in questi 40 anni ha pubblicato periodicamente il giornalino La Casona, con il quale ha informato delle proprie attività. Negli anni sono stati stampati fascicoli e libri su temi biblici e teologici o sulla storia della comunità.

Potremmo dunque definire la Comunità del Villaggio un luogo dove discepoli di Gesù si trovano per camminare insieme. Un pezzo di Chiesa senza sacerdoti. Un luogo a disposizione per chi è alla ricerca nell’amicizia e nel confronto del senso della vita e del mistero di Dio attraverso la lettura delle Scritture. Di esse si cerca, liberamente, di attuarne le parole senza censure o schemi preconcetti.

La Comunità del Villaggio risente come altri gruppi della mancanza di giovani, anche se ultimamente sono entrati dei giovani-adulti con le loro famiglie che hanno spinto a nuovi confronti e ricerche.

L’esperienza della Comunità cristiana del Villaggio Artigiano, un gruppo piccolo, senza preti, libera nel confronto, aperta a tutti anche come luogo di una nuova socializzazione in quartere, può essere un modello per superare l’attuale crisi delle parrocchie nella Chiesa.

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Se una domenica per caso. Storia dei 40 anni della Comunità cristiana di Base del Villaggio Artigiano di Modena (1975-2015) in cammino tra la gente, Artestampa Modena, 2015, pagg. 70, € 12.00

Beppe Manni, uno dei fondatori della Comunità di Base del Villaggio Artigiano, narra la storia della nascita, 40 anni fa, e della lenta evoluzione del gruppo, inserito nel quartiere, che si riconosce a pieno titolo come comunità cattolica. La forza di questa comunità sta nella volontà dei suoi componenti di essere credenti che vogliono crescere in libertà e maturità, inseriti pienamente nella realtà del proprio quartiere. La piccola comunità osa proporsi come modello minimo per una soluzione della crisi attuale nella Chiesa.