Non è occidentale, l’argine più forte all’avanzata dell’isis è composto da Donne curde e musulmane di L.Coluccia

Lucia Coluccia
www.ilpuntod.com

C’è una sorta di disonestà intellettuale nelle parole di chi in queste ore taccia come una guerra di religione l’avanzata del terrorismo dell’Isis in occidente. Disonestà intellettuale di coloro che la guerra la vogliono fare a tutti i costi all’Islam, forti di una approssimativa conoscenza di ciò che sta realmente accadendo al di fuori dal nostro rassicurante perimetro di analisi e anteponendo in maniera abbastanza chiara la propria insofferenza verso una non meglio specificata realtà araba, alla sicurezza di tutti.

In realtà se l’occidente non perdesse il proprio tempo a combattere la propria personalissima guerra a suon di propaganda politica di fine e tradizionale fattura nei più seguiti salotti televisivi, saprebbe che esiste già un argine che da quasi due anni combatte per bloccare l’avanzata dell’Isis e che nulla ha a che vedere con la religione perché di religioni è un vero e proprio put pourri < ---more--->

Dentro possiamo trovarci combattenti Arabi, Assiri, Yezide, Curdi Musulmani e Cristiani che lottano uno di fianco all’altro e che hanno protetto anche i nostri confini.

Tra questi una delle frange più forti e compatte è costituita dalle Combattenti Curde. Queste donne fanno capo allo YPG (Yekîneyên Parastina Gel, letteralmente Unità per la protezione della popolazione) e vengono definite dai colleghi uomini delle vere e proprie leonesse. Abbiamo cominciato a sentire parlare di loro con l’assassinio dello Jihadista di origini veneziane, avvenuto il 3 febbraio scorso a Kobane proprio per mano di una di queste resistenti curde.

Sul blog gestito da un giornalista che intende mantenere l’anonimato e che raccoglie le ultime notizie relative alle battaglie che si stanno consumando in Sirya dal punto di vista dei combattenti Curdi, si legge che queste donne «Sono i migliori cecchini del battaglione perché sono molto concentrate e pazienti». Dalle lettere che ognuna di queste Guerriere posta sul blog si evince tra le altre, anche la pretesa quasi vitale di un riscatto sociale e culturale del ruolo della donna nella società nonché la voglia di misurarsi sul terreno peggiore in cui non solo una donna ma un qualsiasi essere umano avrebbe difficoltà ad abitare e solo ed esclusivamente per combattere il terrorismo.

< > scrive il comandante di una delle unità femminili < >.

Queste Donne rappresentano la resistenza curda che da anni ormai combatte i terroristi dell’Isis e va sottolineato che la maggior parte di loro sono musulmane. Chi oggi resiste e combatte il sedicente stato islamico in larghissima parte è musulmano. Ricordiamolo quando rivolgeremo un plauso a chi scrive “bastardi Islamici”.

Ricordiamolo quando per la testa ci passerà l’illusione che la lotta dura l’abbia cominciata l’occidente solo da un pugno di mesi.

Ricordiamolo quando pretenderemo che un miliardo e mezzo di musulmani prendano pubblicamente le distanze dallo Stato Islamico, da qualcosa che di fatto non esiste, quando il loro tributo di sangue e lotta quotidiano passa in sordina solo in occidente.

Ricordiamolo quando penseremo alla Turchia di Erdogan, che è il primo e più utile interlocutore dei pasi occidentali, che queste combattenti Curde le sta letteralmente massacrando.
Ricordiamolo, perché ci sono domande che aspettando ancora delle risposte che una buona parte dell’occidente prima o poi dovrà dare, perché questo cerchio del male, di terrore e di morte si dovrà chiudere ed in questo cerchio la supremazia occidentale ha sempre occupato un posto d’onore.

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Enzo Bianchi: “L’Islam non è tutto violento e le crociate hanno causato più morti dell’ISIS”

Michele M. Ippolito
www.lafedequotidiana.it

Gli attentati di Parigi hanno riaperto il problema, quanto mai serio, del rapporto mai semplice, del mondo islamico con quello occidentale. Si tratta di una relazione delicata. Ne parliamo col Priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi.

Priore, il Papa in riferimento ai fatti di sangue, ha detto che uccidere nel nome della divinità è una bestemmia, condivide questa posizione?

“La condivido in pieno. Nessuno è autorizzato ad usare il suo Credo per spargere del sangue. Io sono convinto che oggi nell’ Islam esiste certamente una frangia radicale, estremista e violenta. Questa parte radicalizza ogni discorso e strumentalizza la religione a fini che nulla hanno a che spartire col sacro”.

L’Islam è tutto violento per citare la Fallaci?

“L’islam nel suo insieme non è violento. E chi dice questo sbaglia. Bisogna rispettare anche l’ Islam cercando il dialogo e senza schematismi che portano a semplificare troppo i discorsi. Del resto, ogni religione, compresa quella cristiana, ha avuto le sua pagine nere e i violenti di turno. Pensate che i cristiani siano venuti meno a questa brutta tradizione? Le guerre di religione e le crociate che non furono passeggiate di salute hanno fatto morti ugualmente e probabilmente più dell’ Isis, dunque occorre imparzialità ed equilibrio”.

Secondo lei, è un errore, come fanno la Russia e la stessa Francia, andare a bombardare con maggior intensità dopo i fatti parigini?

“Era ed è una scelta sbagliata, la guerra non ha mai risolto niente. Sull’ onda della emotività è meglio non assumere decisioni tanto delicate. Con gli ordigni si rischia anche di uccidere innocenti, donne e bambini e questo potrebbe creare ulteriore caos nella loro terra e spingere i danneggiati dalle bombe ancora neutrali, nella mani dell’ isis. Si rischia di dare proseliti al Califfo e di fare involontariamente il suo gioco”.

Lei ha seguito il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, per venire a cose tipicamente ecclesiali. Oggi è pensabile dopo il Sinodo dare la comunione al divorziato risposato civilmente?

” Vorrei fare una precisazione. Intanto non è vero che il sinodo sia stato vinto da questo o quell’ altro, non era un evento sportivo. Poi. La dottrina non è cambiata, tanto meno poteva o può cambiare e il sinodo non era autorizzato a farlo. La disciplina, dunque rimane la stessa di prima: il divorziato risposato civilmente non può prendere la comunione, semmai è mutato un certo approccio pastorale nel nome della misericordia e dell’attenzione. Occorre, dunque, aspettare il documento finale del Papa se ci sarà.”.

Ma i giornali specialmente quelli italiani, hanno detto il contrario…

” Talvolta scrivono cose inesatte, o per superficialità o per altri motivi. Le ripeto: il sinodo non ha deciso niente e tanto meno ha introdotto cambiamenti. Nella pratica tutto è rimasto come era prima, niente è cambiato e la comunione al divorziato risposato civilmente non si può dare”.