Adozioni e logica surrogata di C.Sciuto

Cinzia Sciuto
http://cinziasciuto.blogspot.it

Tutto questo bailamme sulle adozioni per le coppie omosessuali (e non adozioni gay, perché le adozioni non non hanno un orientamento sessuale) è la prova provata della scarsa attitudine al pensiero logico nel nostro paese. Dunque l’adozione del figliastro non è l’adozione in generale, ma un particolare istituto che garantisce a un bambino che è cresciuto con qualcuno di non vedere scomparire quel qualcuno dalla sua vita. Dire sì all’adozione del figliastro non vuol dire automaticamente dire sì alle adozioni tout court.

Però c’è chi sostiene: se noi consentiamo al compagno del genitore biologico di adottare il figlio di quest’ultimo sosteniamo indirettamente la gravidanza surrogata, perché – sapendo che poi il genitore non biologico potrà adottarlo – molte più coppie gay saranno indotte a ricorrere alla surrogata. Insomma, il divieto dell’adozione del figliastro come deterrente alla gravidanza surrogata. Ossia: il diniego di diritti a bambini già esistenti per evitare che ne nascano altri con un metodo che non si ritiene accettabile. Una logica che viene semplicemente smentita dai fatti: già oggi che l’adozione del figliastro non è consentita sono comunque diversi, piaccia o non piaccia, i bambini nati con la surrogata. Quali sono questi studi che dimostrerebbe che se si approvasse l’adozione del figliastro questi numeri aumenterebbero?

Ma il paradosso dei paradossi è che logica vorrebbe, invece, che proprio chi teme una escalation del ricorso alla surrogata dovrebbe sostenere con forza le adozioni tout court: il vero deterrente al ricorso alla surrogata sarebbe, infatti, proprio quello di consentire alle coppie gay di adottare un bambino. Esattamente come gli antiabortisti dovrebbero essere i primi a fare campagne sulla contraccezione che, come sanno anche i sassi, è l’unica vera ed efficace prevenzione dell’aborto. Questo se si vuole essere pragmatici e si hanno a cuore le vite concrete delle persone, e dei bambini. Ma pare non sia questo il caso.

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Unioni civili, l’ipocrisia della coscienza

Cecilia M. Calamani
www.cronachelaiche.it

Colpo di scena nella già patetica discussione parlamentare sul ddl Cirinnà che regolamenta le unioni civili: i grillini avranno “libertà di coscienza” sulle votazioni perché, come chiarisce Beppe Grillo, la stepchild adoption inserita nel disegno di legge è un “tema etico”. Alfano esulta, e con lui tutti i crociati che fanno della negazione dei diritti altrui la loro missione terrena.

I Cinque stelle non sono i primi né gli unici a usare l’escamotage della “coscienza” e non si potrà certo dare tutta la colpa a loro se il progetto di avvicinarci almeno un po’ ai Paesi civili fallirà. Tuttavia da loro, che si fregiano di smascherare tutti gli abusi dei nostri politici, ci si potrebbe aspettare meno ipocrisia linguistica.

La stepchild adoption non è un tema etico. Non è neanche il diritto di un omoaffettivo di adottare il figlio del partner. È invece il diritto del minore di crescere con il compagno o la compagna del suo genitore biologico nel caso quest’ultimo muoia o lo abbandoni o qualsiasi accidenti succeda. Legalizzare per le coppie dello stesso sesso la stepchild adoption significa dare due genitori a tutti quei bambini che, a oggi, ne hanno solo uno.

Cosa succederà se verrà stralciata dal disegno di legge, come già si è affrettato a chiedere ancora una volta il solerte ministro dell’Interno? Nulla. Per chiarire, non è che i gay e le lesbiche diventeranno etero o non faranno più i figli. Non è che i bambini che già vivono in una famiglia omogenitoriale d’improvviso si troveranno in una casa con “una mamma e un papà”. No. Continueranno ad avere ai fini legali un solo genitore, come oggi. Poi ne nasceranno altri, e saranno sempre di più ma tutti nelle stesse condizioni: in una famiglia di fatto e senza tutele. Un genitore biologico e l’altro legalmente inesistente.

Dov’è la coscienza in tutto ciò? E dove l’etica? Invece di parlare di “temi etici”, scimmiottando il linguaggio d’Oltretevere, cominciamo a parlare di cattiveria. Perché solo la cattiveria può far credere a una persona di avere più diritti di un’altra. Mentre pensare che i figli altrui debbano essere meno tutelati dei propri appartiene a un’altra sfera ancora. Quella della mostruosità