Oltre i confini di ogni fondamentalismo di P.Coscione

Peppino Coscione
Cdb Oregina – Genova

Certamente è da apprezzare l’iniziativa “Moschee aperte” – organizzata da Pablo Calzeroni per il quotidiano di Genova Il Secolo XIX assieme ai centri islamici genovesi in collaborazione con U-BOOT Architettura Paesaggio Ricerca, Viaggi Solidali, Acra, Ce.Sto/Giardini Luzzati, il Formicaio con il supporto di Panificatori Genova e Provincia

Due domeniche dedicate alla tolleranza e al dialogo, contro la cultura del sospetto e della paura, azioni concrete per promuovere lo scambio interculturale. Due giornate di sole in un mondo sempre più avvitato nella spirale del terrorismo e della guerra. Il 13 e il 20 dicembre, le sale di preghiera della città sono state aperte e tante sono state le persone a visitarle con la guida dei membri delle singole comunità.

Non è mancato neanche il momento di condividere un tè verde alla menta, pasticcini, focaccia e piatti preparati dalle comunità diffuse in varie zone della città. Domenica 20 dicembre è stato il momento culminante: un incontro di riflessione e di preghiera tra gli imam e i rappresentanti dell’arcidiocesi genovese, della comunità ebraica di Genova e della chiesa ortodossa nel centro culturale islamico di Genova in via G.B. Sasso di cui è responsabile l’imam Salah Husein , uno dei relatori presenti alla tavola rotonda organizzata nell’ambito del XXVII Incontro Nazionale delle cdb tenutosi a Formia 1-3 novembre 2012 sul tema “Chiamati alla speranza oltre i confini di ogni fondamentalismo”, una riflessione tuttora di grande attualità.

Ad essere chiamati ad intervenire 8 maschi ; l’unica donna a far rilevare la situazione è stata la rappresentante del quotidiano Il Secolo XIX che li coordinava ; chiaramente nessuno dei maschi al tavolo coglie la provocazione, continuando a pensare che si tratti di una questione secondaria. Invece il maschilismo ebreo, cristiano e musulmano è già una di quelle forme di violenza che storicamente hanno abitato le religioni organizzate, soprattutto quelle monoteiste, sul piano teologico , pedagogico e istituzionale.

Gli interventi dei maschi “ religiosi” erano tutti tesi a proclamare che la propria religione è una religione di amore, di pace, di misericordia ( oggi con papa Francesco è di moda ) ma l’enfatizzazione di questo aspetto appariva come tentativo più o meno conscio di rimozione di quella dimensione forse strutturale che è la violenza nella religione, come recita il titolo del libro di Filippo Gentiloni, la violenza del sacro che si manifesta ampiamente nel linguaggio ( simboli, metafore, allegorie, immagini ) dei riti di queste religioni millenarie. E se, come ha scritto Gadamer in “Verità e metodo” ”l’essere che può venir compreso è il linguaggio”, con l’essere di Dio , che il linguaggio di queste religioni monoteiste rivelano , si fa molta fatica ad entrare in un’autentica relazione dialogica.

Del resto non mi pare priva di un certo fondamentalismo neanche il pensiero presente nel messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace, là dove è scritto: “L’oblio e la negazione di Dio, che inducono l’uomo a non riconoscere più alcuna norma al di sopra di sé e a prendere come norma soltanto sé stesso, hanno prodotto crudeltà e violenza senza misura “. Parole in parte riprese dall’ intervento fatto da Benedetto XVI durante la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, realizzata ad Assisi il 27 ottobre 2011.

Ora al di là del fatto che crudeltà e violenza senza misura è stata prodotta anche da Stati, gruppi e individui , soprattutto maschi, d’ispirazione cristiana e non solo cattolica e al di là di una profonda e spassionata riflessione su cosa voglia dire “oblio e negazione di Dio” , non conosciamo forse le opere di giustizia che tante persone, pur non facendo riferimento a Dio, compiono in ogni settore della nostra convivenza? Un nome, Dio, che non solo non bisogna nominare invano ma che non sarebbe meglio non nominare proprio?.