Camminare, edificare, confessare – Dichiarazione in occasione del terzo anniversario dell’elezione del Vescovo di Roma

Conférence catholique des baptisé-e-s francophones (CCBF) / Parigi (Francia)
Associazione Viandanti / Parma (Italia)
Forum Européen des Comités Nationaux des Laïcs (FEL) / Bruxelles (Belgio)

www.viandanti.org

L’Associazione Viandanti, La Conférence catholique des baptisé-e-s francophones (CCBF – Francia) e il Forum Européen des Comités Nationaux des Laïcs (FEL – Belgio), si rammaricano per le ininterrotte critiche mosse all’azione e alla persona del Vescovo di Roma, intendono perciò celebrare il terzo anniversario dell’elezione di papa Francesco con la Dichiarazione comune che pubblichiamo qui di seguito.

Tre anni! Tre anni da questo invito fatto dal nuovo papa: “Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. […]. E adesso incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese”.
Dal 13 marzo 2013, il cammino è iniziato su sentieri nuovi e, a volte, difficili. Noi, fedeli di Cristo, vogliamo, a partire da queste affermazioni, condividere le nostre speranze e le nostre preoccupazioni “con tutta la libertà e la fiducia” che si addice ai figli e alle figlie di Dio e ai fratelli e alle sorelle in Cristo[1].

1. Ascoltiamo l’invito di Papa Francesco a proseguire il processo, iniziato dal Concilio Vaticano II, per mettere il mistero della Chiesa in dialogo con il mondo contemporaneo, per annunciare ancora la gioia del Vangelo nella storia. Eccoci pronti a realizzare insieme questo appello. Il compito è enorme e non può essere portato a termine senza la piena cooperazione di tutti i battezzati. Speriamo in questa nuova vitalità della Chiesa, segnata da una “conversione pastorale e missionaria” e dalla rinascita dello spirito conciliare, per realizzare ciò che è ancora incompiuto.

2. Accogliamo con favore l’avvento di una pastorale adeguata ai problemi del nostro tempo. Siamo lieti per la forte ripresa del tema della misericordia di Dio, presente in tutta la Bibbia. La misericordia sposta l’attenzione sulla realtà delle persone e della loro storia. Cogliamo, nel magistero recente un filo rosso che, ininterrottamente, dalle parole di Giovanni XXIII: “Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore”[2] giunge fino a papa Francesco, il quale ricorda – citando san Tommaso – che proprio nella misericordia si manifesta l’onnipotenza di Dio[3].

3. Accogliamo con grande speranza l’ampio lavoro di riforma della Chiesa per una maggiore sinodalità – che è il “camminare insieme” dei laici, dei pastori e del Vescovo di Roma – per la “decentralizzazione”, che dovrà prevedere le Conferenze Episcopali “come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale”[4]. Queste innovazioni segnano un felice ritorno a un diverso modo di esercitare il primato di Pietro, infatti il “Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi”[5].

4. Prendiamo atto con soddisfazione del ritorno alla centralità del popolo di Dio; del riferimento al “fiuto delle pecore”, cioè al “senso della fede”, che “impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens”[6] dell’accento posto sul servizio della gerarchia (camminare con il gregge, rimanere con il gregge, non cadere nello spirito del carrierismo, non avere una “psicologia da principi”[7]), e l’uso di un nuovo linguaggio nel quale dominano i riferimenti evangelici che fondano la fede, piuttosto che le ingiunzioni moralistiche.

5. Accogliamo con speranza il nuovo slancio, manifestato dal Vescovo di Roma, per la realizzazione dell’unità della Chiesa. In particolare riteniamo necessario, come auspica la Evangelii gaudium, l’accogliere come un dono “quello che lo Spirito ha seminato” anche nelle altre Chiese; infatti, “data la gravità della controtestimonianza della divisione tra cristiani, la ricerca di percorsi di unità diventa urgente” (n. 246).

6. Ascoltiamo la nostra Chiesa, che in nome del Vangelo, denuncia tutte le strutture di peccato, sente il grido dei poveri e sostiene le esigenze di liberazione. Vogliamo contribuire alla cura della casa comune (il nostro pianeta) attraverso una continua conversione personale, la denuncia dell’idolatria del denaro, della cultura dello scarto e della mondanità spirituale. La Chiesa, Popolo di battezzati, non ha paura di stare accanto a coloro che lottano contro la povertà, e ci ricorda, non solo a parole, ma anche attraverso le sue opere, che “l’amore per i poveri è al centro del Vangelo”[8] e che i poveri, i rifugiati, gli esclusi sono la “carne di Cristo”[9], sono il corpo sfigurato del Crocifisso.

7. Accanto alle nostre speranze, ci sono due importanti preoccupazioni.
La prima è l’estrema lentezza con cui viene affrontata la questione del ruolo delle donne nella Chiesa. Fino ad oggi, nulla di decisivo è stato ancora realizzato. L’assenza delle donne in posti di responsabilità decisionale è il segno, nella Chiesa, di un’autoreferenzialità maschile oggi inaccettabile. Questa assenza rende già inudibile, per molti e soprattutto tra le donne, il discorso della Chiesa. E se le donne sono assenti, l’annuncio della Buona Novella è in pericolo.

La seconda riguarda certi mormorii ininterrotti contro il papa, che non possono essere ridotti alla semplice espressione di divergenze, ma che utilizzano, purtroppo anche all’interno della gerarchia, uno stile che prende a prestito i modi della stampa scandalistica e della fronda politica, fino a ipotizzare il rischio di uno scisma. Al di là dello stile, ben lontano dal “parlare chiaro” e “ascoltare con umiltà”[10] che deve caratterizzare la comunità ecclesiale, in questa fronda c’è un’apologia di modelli religiosi superati e non evangelici.

8. In questo anniversario, vogliamo ribadire il nostro impegno con il Vescovo di Roma. Il nostro futuro sta nella “tabella di marcia”, ispirata alla Bibbia e consegnata da papa Francesco[11] al Popolo di Dio, un popolo di uomini e di donne, nel quale i carismi donati dallo Spirito sovrabbondano.

Camminare
Noi, fedeli del Cristo, in forza del battesimo, invitiamo reciprocamente, a camminare con fiducia, senza nostalgie del passato. Un cristiano, non può camminare all’indietro, avanza teso verso lo scopo. Il nostro camminare non sia perciò un tornare indietro.

Costruire
Una vita felice è una vita che fa crescere il Regno. Ci impegnamo perciò affinché ciascuno dei nostri atti sia un contributo positivo alla sua costruzione qui e ora.

Confessare
Confessando Gesù Cristo, morto e risorto, riaffermiamo la centralità del mistero pasquale in una vita cristiana che sia dono di sé e speranza insopprimibile della risurrezione. Che tutti i nostri atti portino in sé la ricchezza di questo mistero.

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[1] Cfr. Lumen gentium, 37
[2] Giovanni XXIII, Discorso di apertura del Concilio ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962.
[3] Cfr. Bolla Misericordiae vultus, n. 6.
[4] Evangelii gaudium, 32 con riferimento a Giovanni Paolo II, Motu proprio Apostolos suos (21 maggio 1998).
[5] Francesco, Discorso per la commemorazione del 50°aniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015.
[6] Francesco, Discorso per la commemorazione del 50°aniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015.
[7] Francesco, Discorso ai partecipanti al convegno per i nuovi vescovi, 19 settembre 2013.
[8] Francesco, Discorso ai partecipanti all’Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, 28 ottobre 2014.
[9] Francesco, Discorso al Centro “Astalli” di Roma per il servizio ai rifugiati, 10 settembre 2013.
[10] Francesco, Saluto ai Padri sinodali della III assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 6 ottobre 2014.
[11] “Camminare. Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa”. “Edificare. Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore”. “Confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa”. (Dall’Omelia della Messa con i cardinali, 14 marzo 2013).