Trasformare le Parrocchie in Comunità fraterne di A.Colombo

MOVIMENTO PER LA SOCIETÀ DI GIUSTIZIA E PER LA SPERANZA – Lecce

Agli amici e fratelli di “Noi siamo Chiesa” in Italia
Trasformare le Parrocchie in Comunità fraterne – Riprendere in altro modo il percorso avviato nel 1968 dalle Comunità di base.

questa la proposta; queste alcune iniziali proposte:

Il parroco viene sostituito da un gruppo di anziani (3-4) di cui fa parte in piena parità, con una funzione fraterna di coordinamento della Comunità; come nelle Comunità cristiane del Primo secolo. In prima istanza gli altri anziani sono aggregati dal parroco, in seguito sono indicati (annualmente? mensilmente?) dalla Comunità; sempre per una sola volta, non rieleggibili se non per necessità.

Tutte le decisioni operative della Comunità sono prese dalla Comunità stessa in riunione assembleare.

La cena eucaristica si tiene solo la domenica e negli altri giorni o feste celebrativi di grandi momenti dell’evento messianico; e sempre come fatto comunitario. Viene condotta dagli anziani più altri due membri della Comunità a turno.

Le letture bibliche sono affidate a turno a membri della Comunità. Dovrebbero essere collegate ad una più ampia lettura biblica condotta in settimana nelle famiglie. L’omelia, strettamente collegata alle letture, viene tenuta da un membro della Comunità, in base ai carismi di ciascuno; ed è seguita dagl’interventi di altri con carattere di apporto, discussione, critica.

O, forse meglio, la parte scritturale e omiletico-discussiva, dovrebbe essere staccata dalla cena e tenuta il sabato, che è pure giorno di riposo. Potrebbe allora assumere un’ampiezza e una forza maggiore.

Il battesimo è affidato agli anziani, e però sempre con una larga presenza della Comunità. Il bambino non dev’essere piccolo ma sui sette-otto anni, sì da essere pienamente consapevole di quel momento e averlo poi presente in tutta la sua vita. Dovrebb’essere per immersione (come nella Chiesa orientale), sì che il battezzando sia prima unto su tutto il corpo con l’olio dei catecumeni, poi immerso e lavato nella vasca, poi asciugato e rivestito della nuova veste. Al battesimo dovrebbe poi seguire un incontro comunitario festoso.

La confessione dovrebbe farsi nell’assemblea (come ancora nella Didachè, un’opera della fine del Primo secolo), magari all’inizio della riunione del sabato, ed essere accolta dall’ amore misericordioso di tutti; dovrebbe concernere solo colpe ritenute gravi. La penitenza dovrebb’essere poi stabilita dagli anziani, e consistere in un’azione concreta, un sacrifico, una rinunzia, un aiuto ai bisognosi.

Una terza riunione settimanale dovrebb’essere dedicata ai problemi della Comunità, del suo ordinamento e della sua funzione; problemi di fratelli e famiglie bisognose e da aiutare, coppie in difficoltà, problemi della formazione e della scuola, comportamenti anomali da correggere fraternamente; e anche a problemi della Nazione e dello Stato; a problemi dell’umanità.

In tutto questo dev’essere chiaro il principio che il sacerdozio ministeriale è totalmente assente dal progetto evangelico e da tutto il Nuovo Testamento. Dove solo un altro sacerdozio è presente (in 1Petri e nell’Apocalisse), quello “regale” del popolo. Per cui il sacerdozio ministeriale dev’essere considerato piuttosto una pseudo autoconsacrazione della Chiesa gerarchica, della gerarchia.

Questo trapasso di Parrocchie in Comunità fraterne dev’essere compiuto con discrezione (ciò che invece mancò alle Comunità di base del ’68, troppo pubblicizzate), e forse anzitutto in Parrocchie piccole. Attraverso parroci amici e aperti al rinnovamento evangelico.

Per il Movimento il Responsabile
Prof. Arrigo Colombo