Continua (e disperata?) ricerca di umanità nuove di C.Giambelli

Claudio Giambelli
(CdB San Paolo – Roma)

La natura è stata interpretata, simbolicamente, come libro della religiosità della vita, da sempre. Ma la natura è ambivalente: ci sostiene, ci dà gioia, ci tortura e ci uccide. E, al tempo stesso, noi abbiamo imparato da essa a uccidere, con violenza, perché la vita è violenza, oltre che amore misericordioso.  Se non fossimo stati violenti, piu’ violenti della natura, i piu’ violenti di tutt@ gli esseri viventi, non saremmo emersi come specie, né come collettività sociali, né come individui.

Quanto potrà durare tutta questa violenza?  Probabilmente poco, molto poco oltre, perché la natura prevede la violenza, ma in un equilibrio tra forze che competono per la sopravvivenza; non è prevista la prevalenza di una parte sul resto tutto: la lettura della natura, nella sua complessità,  in un certo senso, ci orienterebbe verso sistemi sociali che potremmo definire, in termini attuali, “comunismi territoriali competitivi”, escludendo con certezza forme di predominio globalizzato di gruppi dominanti,  quali verifichiamo, invece, nell’attualità.

Parliamo quindi di “nonviolenza”, come di una strategia che permetta un riequilibrio tra i viventi, che lasci spazio vitale a tutt@, senza supremazie.  Siamo maturi per questo?

Significherebbe, ad es. che siamo pronti a rinunciare a noi stessi per lasciare spazio convivente alla vita di altr@, fossero anche vite che giudichiamo diverse da nostri standard di riferimento, o addirittura inferiori, come animali, piante, batteri e virus?  Non mi pare che siamo in queste condizioni, se tutti gli sforzi sono, al contrario, per difenderci dal divers@, allungare la vita o addirittura per congelarla, in attesa di soluzioni future che permettano di renderla prossima all’ “immortalità”.

Perché quindi affannarci se il destino dell’umanità, di questo tipo di umanità, è segnato?  La freccia entropica del tempo va decisamente in una direzione di disgregazione, frammentazione, dispersione e anche, allo stato di conoscenza del momento, di un grande freddo inter-galattico, dove le galassie scompariranno alla vista le une dalle altre, spinte acceleratamente l’una lontana dalle altre, da una energia che non conosciamo e che quindi chiamiamo oscura.

Tuttavia, non conosciamo niente o quasi e quindi tante ipotesi sono possibili anche quelle di un cambiamento di stato che inverte il verso dell’energia oscura che da de-centratrice, ritorna a essere accentratrice, fino alla fusione finale in un unico crogiolo purificatore di tutta la materia e delle nostre aggressività, lasciando l’amore, presente in tutt@, libero di fluire senza scorie; visione questa che meglio si accorda alle nostre aspettative; infatti, la visione opposta, di un gran freddo che congela per sempre tutto, allo zero assoluto, anche le nostre violenze, è alieno alla nostra cultura religiosa.

Ma rimangono ancora tante incognite che aprono a tante suggestioni: ad es. quella suggerita dalla materia oscura, quella che ha posto precocemente semi di gravità nello spazio, permettendo  la veloce aggregazione della materia ordinaria in corpi sempre piu’ densi, le stelle, le fucine degli elementi costitutivi dei nostri corpi,  e le galassie le quali ruotano come un corpo solo, pur contro l’apparente evidenza di un vuoto al loro interno, che non è tale, per la presenza della materia oscura nella quale siamo immersi, come fosse un liquido amniotico galattico: essa richiama alla mente un amore che permea e unisce ogni cosa !

Il nostro universo (nelle sue quattro dimensioni note, più forse altre sette, in tutti undici, necessarie a sostenere la formulazione teorica unificante delle forze, capace di descrivere il tutto): energia oscura (70%), materia oscura (26%); e noi, grumi pensanti, sparsi nella materia ordinaria (4%), ci sentiamo piccoli e fragili (sottomessi a un dio capriccioso?) oppure, al contrario, partecipi e destinatari di una potenza infinita (inviati da un dio super-potente?).

Difficile mantenere un equilibrio: oppure, forse la via c’è e oscilla tra la contemplazione, come azione meditativa e rispettosa della natura per quello che essa è, e la continua ri-generazione e ri-nascita dai nostri limiti e aggressività; come dice Raffaele Nogaro: “ Se Gesu’ non nasce continuamente nella storia, l’uomo naturalmente sostituisce il suo progetto a quello di Dio “ .

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Qui termina il mio contributo, ma non sarebbe completo se non dicessi che l’ho scritto durante l’ascolto e visione del video “OM MANI PADME HUM”,  su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=EcKea-10–E

 “Om mani padme hum” (contempla la gioia nel loto) è probabilmente il mantra piu’ famoso del budismo.  Il Dalái Lama dice: “È molto positivo recitare il mantra OM MANI PEDME HUM, ma, mentre lo fate, dovreste pensare al suo significato, perché il significato delle sei sillabe è grande e vasto.  La prima, OM, è composta da tre lettere, A U, M.  Queste simbolizzano il corpo, la parola e la mente impuri del praticante; sono anche il simbolo di corpo, parola e mente puri e splendenti di un Buddha.

 Possono il corpo, la parola e la mente impuri essere trasformati in puri corpo, parola e mente, o sono del tutto separati? Tutti i Buddha sono degli esseri che erano come noi e che, in dipendenza al sentiero, sono diventati illuminati; il Buddhismo non stabilisce che esista qualcuno che fin dall’inizio sia libero dai difetti e che possieda tutte le buone qualità. Lo sviluppo di corpo, parola e mente puri si consegue dal graduale abbandono degli stati impuri e dalla loro trasformazione in puri.

 In che modo? Il sentiero è indicato dalle successive quattro sillabe.

MANI, che significa gioiello, simbolizza i fattori del metodo, l’intenzione altruistica di diventare illuminato, la compassione e l’amore. Proprio come il gioiello è in grado di rimuovere la povertà, così la mente altruistica dell’illuminazione è in grado di rimuovere la povertà, o difficoltà, dell’esistenza ciclica…… Similmente, proprio come un gioiello esaudisce i desideri degli esseri senzienti, l’intenzione altruistica di diventare illuminato esaudisce i desideri degli esseri senzienti.

Le due sillabe, PEDME, che significano loto, simbolizzano la saggezza. Proprio come un loto cresce dal fango ma non viene macchiato dalle sporcizie del fango, così la saggezza è in grado di mettervi in una situazione di non contraddizione, ovunque ci fosse contraddizione se non aveste saggezza.

 La purezza deve essere ottenuta attraverso un’unità indivisibile di metodo e saggezza, simbolizzata dalla sillaba finale HUM, che indica indivisibilità…

Quindi le sei sillabe OM MANI PEDME HUM, significano che in dipendenza dalla pratica di un sentiero che è un’unione indivisibile di metodo e saggezza, voi potete trasformare i vostri corpo, parola e mente impuri, nei puri splendenti corpo, parola e mente di un Buddha. E’ detto che non dovreste ricercare la Buddhità fuori da voi stessi; le sostanze per l’ottenimento della Buddhità sono all’interno di ciascuno di noi.

OM generosità, abbandono dell’avarizia, mente che beneficia gli altri, abbandono della rabbia.

MA moralità , non danneggiare gli altri esseri senzienti.

NI pazienza, abbandono della rabbia, della gelosia, abbandono dell’ego e dell’attaccamento a sé stessi.

PE sforzo entusiastico, elimina la pigrizia ed è rivolto allo studio per eliminare la sofferenza.

ME concentrazione, meditazione, concentrazione sulle virtù senza distrazione.

OM saggezza conoscenza di tutti i fenomeni. Fiducia verso il Maestro.