Papa a El País: c’è tanta santità nella Chiesa, è la rivoluzione del Vangelo di RadioVaticana

http://it.radiovaticana.va/news/ – 22/01/2017

Il quotidiano spagnolo El País ha pubblicato oggi una lunga intervista a Papa Francesco, rilasciata al giornalista Pablo Ordaz il 20 gennaio scorso. Tanti gli argomenti affrontati: da questioni personali alla situazione nel mondo e nella Chiesa. Ce ne parla Sergio Centofanti:

La Chiesa sia vicina alla gente

Una intervista a tutto campo. Nella sua prima risposta, Francesco afferma di non essere cambiato da quando è diventato Papa: “Cambiare a 76 anni è come truccarsi”. Certo, non può fare tutto quello che vuole, però gli è rimasta quella che lui chiama l’anima “callejera”, cioè del prete di strada che vuole stare tra la gente. Ciò che lui teme per la Chiesa è proprio la lontananza dalla gente, il clericalismo che è “il male peggiore che può avere oggi la Chiesa”: un pastore anestetizzato si difende dalla realtà concreta del mondo e diventa un funzionario. “Una Chiesa che non è vicina non è Chiesa. E’ una buona Ong o una buona e pia organizzazione di gente che fa beneficenza, si riunisce per prendere il tè e fare beneficenza … però ciò che identifica la Chiesa è la vicinanza: essere fratelli vicini”. “Vicinanza è toccare, toccare nel prossimo la carne di Cristo”. Come dice il capitolo 25 del Vangelo di Matteo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare…”.

La rivoluzione la fanno i santi

Critica il fatto che si parli “con facilità della corruzione della Curia Romana”. “C’è gente corrotta” – sottolinea – ma ci sono anche molti santi, persone “che hanno trascorso tutta la vita servendo la gente in modo anonimo”. “I veri protagonisti della storia della Chiesa sono i santi”, sono quelli che “hanno bruciato la vita perché il Vangelo fosse concreto. E questi sono quelli che ci hanno salvato: i santi”. Questa è la vera rivoluzione, quella dei santi. E i santi sono anche i padri, le madri e i nonni che lavorano ogni giorno con dignità e con la loro vita portano avanti la Chiesa. La  definisce “la classe media della santità” e  “la santità di questa gente è enorme”.

Sì alle critiche aperte e fraterne

Ad una domanda sulle reazioni dei settori tradizionalisti che vedono qualsiasi cambiamento come un tradimento della dottrina, il Papa risponde: “Non sto facendo nessuna rivoluzione. Sto solo cercando di fare andare avanti il Vangelo”. “Ma la novità del Vangelo crea stupore perché è essenzialmente scandalosa”. Afferma però di non sentirsi “incompreso”, ma “accompagnato da tutti i tipi di persone, giovani, anziani…”. “Se qualcuno non è d’accordo” – è il suo invito – “però sempre che dialoghino, che non tirino la pietra e nascondano la mano”. Questo “non è umano, è delinquenza. Tutti hanno il diritto di discutere”: la “discussione affratella molto”, non la calunnia.

Teologia della liberazione

Sulla teologia della liberazione sottolinea che “è stata una cosa positiva in America Latina. E’ stata condannata dal Vaticano la parte che ha optato per l’analisi marxista della realtà”. Il card. Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, scrisse due istruzioni, una “molto chiara sull’analisi marxista” e l’altra guardando gli aspetti positivi. “La teologia della liberazione ha avuto aspetti positivi e deviazioni”.

Un’economia che uccide

Ribadisce che “stiamo vivendo nella Terza guerra mondiale a pezzi”. E ultimamente si sta parlando di una possibile guerra nucleare come se fosse un gioco di carte”. Ciò che lo preoccupa sono le diseguaglianze economiche: “che un piccolo gruppo dell’umanità detenga l’80% della ricchezza”. Significa che “al centro del sistema economico c’è il dio denaro e non l’uomo e la donna”.  Siamo in una “economia che uccide” e che crea “questa cultura dello scarto”.

Non giudicare in anticipo Trump

Sulla presidenza Trump afferma:  “Vedremo che cosa succede.  Non mi piace anticipare i fatti né giudicare le persone in anticipo (…) Vedremo ciò che farà e valuteremo. Sempre il concreto. Il cristianesimo o è concreto o non è cristianesimo”.

Nelle crisi cerchiamo un salvatore: ecco il populismo

Parla con preoccupazione del populismo riferendosi a quello europeo più che a quello latinoamericano.  Cita l’esempio del nazismo in Germania: un Paese distrutto che “cerca la sua identità” e cerca un leader che gliela restituisca.  Lo trova in Hitler che “è stato votato dal suo popolo e poi lo ha distrutto. Questo è il pericolo. In tempi di crisi non funziona il discernimento …  Cerchiamo un salvatore che ci restituisca l’identità e ci difendiamo con muri, fili spinati, con qualunque cosa, dagli altri popoli che possano privarci della identità. E ciò è molto grave. Per questo ripeto sempre: dialogate fra voi”.

Salvare, accogliere e integrare i migranti

Il Papa torna sul dramma dei profughi: “Che il Mediterraneo sia un cimitero, deve farci pensare”. E rende omaggio all’Italia, che nonostante tutti i problemi del terremoto continua ad accogliere i migranti. Sono uomini, donne e bambini che fuggono dalla fame e dalla guerra. Prima di tutto – afferma – bisogna salvarli, poi “accoglierli e integrarli”. Ogni Paese – sottolinea – ha il diritto di controllare i suoi confini, però “nessun Paese ha il diritto di privare i propri cittadini del dialogo con i vicini”. Ricorda l’impegno della Chiesa, spesso silenzioso, nell’accoglienza degli immigrati.

Costruire ponti non muri

La diplomazia vaticana – spiega – costruisce ponti, non muri, è mediatrice non intermediaria, nel senso che i suoi interventi per promuovere la pace e la giustizia non sono per i suoi interessi ma a vantaggio dei popoli.

Il ruolo della donna: no al maschilismo in gonnella

Ricorda il dramma della schiavitù delle donne, sfruttate sessualmente. E poi parla del ruolo della donna che va valorizzato nella Chiesa. “La Chiesa – ribadisce – è femminile”: non si tratta di una “rivendicazione funzionale” perché si rischierebbe di creare “un maschilismo in gonnella”. Si tratta invece di fare molto di più perché la donna “possa dare alla Chiesa la originalità del suo essere e del suo pensiero”.

Benedetto XVI: ha una grande memoria

Rispondendo a una domanda sulla salute di Benedetto XVI dice che “il problema sono le gambe”. Cammina con un sostegno. Ma ha “una memoria da elefante, perfino nei dettagli”.

Non vedo la Tv dal 1990

Confessa di non guardare la Tv da oltre 25 anni: “Semplicemente – dice – perché in un certo momento ho sentito che me lo chiedeva Dio. Ho fatto questa promessa il 16 luglio del 1990 e non mi manca”.

Dio non mi ha tolto il buon umore

Il giornalista conclude dicendo di vederlo contento di essere Papa. E Francesco risponde: “Il Signore è buono e non mi ha tolto il buon umore”.