Ortensio contesta l’inutile fardello di M.Vigli

Marcello Vigli
(CdB San Paolo – Roma)

Ortensio da Spinetoli ha dato molto alle Comunità cristiane di base italiane con i suoi scritti, come a tutte/i, ma anche con le sue presenze agli incontri che l’hanno avuto come relatore. La lucida sintesi dei contenuti del Credo cattolico, costruita in queste pagine(*), si aggiunge a questa preziosa eredità.

Si deve essere grati ai curatori che le hanno riesumate e divulgate contribuendo a liberare da un Inutile fardello la professione di fede cristiana, che esse “rendono” moderna affrancandola da parole e immagini sovrapposte, presentate come coessenziali, mentre sono, solo e non solo, il frutto dell’impatto delle parole di Gesù con la cultura di un tempo assunto fuori della storia.

L’operazione vale in primo luogo per la bibbia, che l’autore continua a considerare ispirata, affidata da un processo di “demitizzazione” che aiuta a comprendere il vero valore del libro sacro e a liberare i fedeli da tanti inutili pesi posti sulle loro spalle dai maestri di turno.Tale liberazione da “false” interpretazioni è, in verità, l’obiettivo primario che l’autore si propone con la sua opera di rinnovamento cristologico: diverso è infatti il Cristo che progressivamente ri-emerge dalle pagine del libro, rivelando la vera natura della sua missione.

Essenzialmente umanitaria, volta alla promozione e all’elevazione degli uomini, tale immagine è diversa da quella proposta dalla liturgia e dalla teologia tradizionali, che lo vogliono redentore, salvatore, eterno sacerdote.

Questa riscoperta induce a fare i conti con tale interpretazione, nella quale sono immerse e trovano la loro giustificazione producendo un cambiamento, che Ortensio definisce capitale o radicale. La missione di Gesù e la ragione del farsi suoi seguaci sono capovolte. Non ci si trova più impegnati per la promozione e l’elevazione degli uomini, ma per tenere alto l’onore di Dio.

Si finisce, invece, per ridurlo ad una impossibile funzione di redentore da un peccato originale frutto della supposizione teorica chiamata in causa da certi pensatori e teologi per spiegare la contraddizione fra lo stato confuso del mondo degli uomini e la sua origine divina. Gesù, come i profeti, non ne aveva parlato.

La spiegazione di tale contraddizione si trova nel fatto che il mondo non è stato creato perfetto e che anche l’umanità, il capolavoro uscito dalle mani di Dio, non è nella sua forma ultima ma non è nemmeno, come dice il poeta, al fondo di un baratro. Lo stesso vale per gli altri attributi attribuiti quotidianamente a Gesù, salvatore e sacerdote, frutto del devozionismo che lo vuole fondatore di una religione.

Questa trova la sua manifestazione più alta nel sacrificio della messa nel quale si esprime l’intimismo eucaristico. L’eucarestia, che è, e deve rimanere, il centro, il cuore della chiesa e della vita comunitaria, in verità simboleggia l’impegno a dare tutto a favore degli uomini, degni o indegni che siano, rendendo il cristianesimo unico proprio per queste sue dimensioni non religiose ma umanitarie.

Al termine di queste considerazioni, Ortensio passa ad interrogarsi anche sulle altre “verità” che fanno parte del “bagaglio” e spesso anche del travaglio interiore del credente. Fra le altre analizza la “chiesa”, gli istituti religiosi, nel caso il francescanesimo, compreso il ramo cappuccino, (di cui lui stesso ha fatto parte) poiché anche qui può essersi verificata una discontinuità, una divergenza fra le proposte dei “fondatori” e le attuazioni dei rispettivi seguaci.

Lo fa attraverso riflessioni puntuali ed equilibrate che costituiscono un originale contributo ad un rinnovamento radicale della Chiesa che l’adegua alla vera rivelazione o rivoluzione messianica che sbalordisce, lascia confusi i suoi connazionali e persino i suoi discepoli che continueranno a ripetere i suoi messaggi umanitari, ma non si metteranno mai all’opera per deporre i potenti dai troni ed innalzare gli umili ….in altre parole per dare avvio a quel regno di Dio sulla terra in cui tutti i suoi abitanti si ritrovino eguali, amici e fratelli.

Sono stati attenti a costruire un nuovo Tempio sostituendo il sabato con la domenica con annessa vecchia liturgia con un’operazione, dall’autore definita “eresia”, che si può anche chiamare cristianesimo, poiché ha riportato la proposta originaria di Gesù negli schemi comuni di tutte le religioni. Al suo interno e con le stesse caratteristiche si è costituito il francescanesimo come una grande istituzione, una potenza non certo sulla linea del suo fondatore.

A conclusione di queste sue radicali considerazioni, Ortensio riconosce che le sue indicazioni possono apparire troppo innovative, ma, in verità, ammette che sono “conservatrici” al confronto delle tesi elaborate all’interno del progresso che sta facendo in questi ultimi anni e farà presto la scienza biblico teologica elaborata da competenti e informati pensatori – da Küng e Drewermann a Mancuso e Scalia – ignorati e/o condannati dalla gerarchia, ma che stanno facendo scuola dentro e fuori l’istituzione.

A questa scuola Ortensio, nel firmarsi come Hortensius frater vester, esorta i lettori ad ispirarsi invitandoli, però, a non considerare i suoi insegnamenti il punto d’arrivo della ricerca che deve continuare e per la quale, rammenta, l’umiltà non è un optional ma l’atteggiamento d’obbligo, soprattutto quando ci si cimenta con i problemi della fede.

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(*) Ortensio da Spinetoli, L’inutile fardello. L’insegnamento di un straordinario teologo controcorrente, Chiarelettere editore, Milano, 2017