Alla ricerca dell’ “Oltre”: il seminario nazionale delle Comunità cristiane di base di C.Mattiello

Cristina Mattiello
Adista Notizie n° 44 del 23/12/2017

170 partecipanti da realtà di venti città diverse: è il primo confortante dato del Seminario nazionale delle Comunità cristiane di Base (Rimini, 8-10 dicembre). Il movimento è vitale, anzi manifesta un’inaspettata capacità di attrazione: accanto alle comunità, soprattutto del centro-nord, anche una quarantina di “esterni” hanno condiviso l’esperienza di una tre giorni intensa e partecipata. Merito certamente anche del tema: “‘Beati gli atei perché incontreranno Dio’ (Marìa Lopez Vigil). Per un cammino di spiritualità oltre le religioni”. Un tema nuovo, che richiedeva un duplice coraggio: la disponibilità ad interrogarsi in modo radicale sulla fede per avviarsi su un cammino aperto, senza poterne ancora immaginare possibili punti d’arrivo. Un tema che evidentemente incontrava un’esigenza diffusa di riflessione anche sulle prassi comunitarie. E la fluidità è stata forse il tono dominante dell’incontro: un “oltre” c’è, va cercato, già ci siamo dentro, ma non ha contorni a oggi individuabili. Ma, al tempo stesso, non tutto il passato è da buttare via: restare trasformandosi, con la dialettica tra i due poli declinata in modi diversi. Un primo passo, insomma, di un percorso libero da condizionamenti dall’alto, che in qualche modo dovrà incontrare quella che immaginiamo essere una nuova “spiritualità”.

La spiritualità di domani

Un’alternanza di momenti teorici – suggeriti, oltre che dall’impostazione generale, dai forti e variegati stimoli offerti dalle numerose relazioni – e di scambi sul piano esperienziale e relazionale ha caratterizzato il lavoro dei gruppi. La domanda: “A che punto siamo di questo cammino?”. Sullo sfondo, un libro: Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana, in cui dialogano quattro teologi “di frontiera”, con saggi fortemente innovativi: John Shelby Spong, Roger Lenaers e dall’America Latina Marìa Lopez Vigil e José Maria Vigil, introdotti da Marcelo Barros. Con la relazione d’apertura, Claudia Fanti, redattrice di Adista – al cui impegno, congiunto a quello della casa editrice Gabrielli, si deve il libro stesso – ha raccontato il suo percorso personale di avvicinamento a queste linee di ricerca, mostrandone la grande potenzialità: nella crisi profonda che caratterizza il nostro oggi, intravedere una dimensione cosmica in un’ottica di “ecologia integrale”, in cui sono inseriti alla pari anche le donne e gli uomini, apre alla speranza.

Che resta però anche speranza di ritrovare le radici autentiche del Vangelo, e la figura di Gesù, eliminando tutte le incrostazioni e le sovrastrutture che rendono il cristianesimo “un’eresia”, secondo la provocazione di Ortensio da Spinetoli, che Giancarla Codrignani e Ferdinando Sudati hanno riproposto alla luce dei temi del convegno. Anche nei gruppi è stata ricordata la lezione di questo amico fraterno e maestro delle CdB, condannato dal Sant’Uffizio, che già aveva messo a fuoco L’Inutile fardello che, secondo il titolo di un libro postumo (ed. Chiarelettere; si può acquistare attraverso Adista), dobbiamo eliminare: la sua analisi spietatamente lucida di concetti teologici dati per scontati, dal “peccato originale” alla “verginità di Maria”, alla mistica della sofferenza alla stessa Eucarestia, è parsa riflettere le domande che oggi il movimento si pone.

Su come andare “al di là di dogmi e precetti” sono intervenuti poi da un lato Augusto Cavadi, “filosofo di strada” impegnato anche sul fronte della lotta alla mafia, dall’altro la teologa Maria Soave Buscemi, che, in modo originale, ha dimostrato con un gioco di logica come vediamo sempre attraverso schemi prefissati dei quali non abbiamo coscienza e che vanno invece abbandonati in un’ottica di ricerca libera. Solo così possiamo tentare di arrivare a nuovi incontri con il “divino”. Insostituibili in questo processo, sono proprio le donne, “lune nomadi”, ricche di sapienza, espressione della “tredicesima tribù” rimossa dalle istituzioni gerarchiche.

Un punto fermo infatti il Seminario l’ha individuato: la centralità del tema “donne”. Molti i segnali anche nella conduzione del Seminario stesso: tutte le relazioni affidate a una donna e a un uomo, la sedia vuota al centro, per le donne che non ci sono più perché uccise da un uomo, l’attenzione continua a evitare un linguaggio sessista, e la mostra di Karin Peschau “Donne forti, donne ribelli, donne della RiformAzione”. Hanno accompagnato per tutto il tempo i lavori in plenaria i suoi suggestivi ritratti a grandezza più che naturale di donne vissute dal XII secolo al XXI, che hanno sfidato il potere ecclesiastico e politico, pagando prezzo della tortura e della vita: da Ann Askew, massacrata nella Torre di Londra e poi condannata al rogo a Sojourner Truth, schiava afroamericana, che trova la forza di diventare predicatrice e abolizionista impegnata, e tante altre.

Istituzione e violenza

La Riforma è stato un altro filo sempre presente, a testimonianza di una vicinanza di lunga data. La chiarissima relazione di Bruna Peyrot ha messo in evidenza come ci sono in realtà tante “Riforme” che si sono delineate in processi di lunga durata. Sergio Tanzarella, storico molto vicino al movimento, è intervenuto in plenaria due volte: nella prima ha ripercorso – dall’assassinio della filosofa alessandrina Ipazia al rogo di Girolamo Savonarola – il filo delle violenze commesse in nome del cristianesimo a causa della sua istituzionalizzazione e compromissione con il potere, mentre nell’altra ha analizzato la figura di don Milani, evidenziandone, nella serata a lui dedicata, la libertà nella testimonianza e nella parola. La testimonianza diretta della nipote Valeria Milani Comparetti ha offerto particolari inediti. Una lezione, quella di don Milani, di una straordinaria attualità, come quella di altri maestri che ci hanno lasciato. Le cdb son ormai un movimento che ha cominciato a perdere i padri, ma sembra saper trovare in sé la forza di non disperderne l’insegnamento. E di andar avanti rinnovandolo.

Il partecipanti al Seminario hanno ricordato con momenti intensi di commozione Giovanni Franzoni, assistendo insieme al video del suo funerale a Roma lo scorso agosto, e poi, nell’Assemblea di condivisione eucaristica tutti gli altri, che restano figure vive per il movimento.

La politica si è riaffacciata con l’appello finale per lo Jus Soli, ma in generale la scelta del tema l’ha relegata sullo sfondo – sono rimaste lontane le notizie tragiche che in quei giorni arrivavano da Gaza –, anche se si dà per scontato che l’impegno sociale quotidiano delle comunità è un patrimonio vivo e irrinunciabile. Andrà recuperato nel Convegno europeo delle CdB, che si svolgerà nella stessa sede a settembre, sui temi delle nuove povertà.