Due o tre cose sulla cdb di Pinerolo di CdBViaCittàdiGap

Chi legga le considerazioni di Beppe Pavan e Carla Galetto sulla cdb di Pinerolo si farà l’idea di una comunità nata e cresciuta attorno a un sacerdote carismatico, ostinatamente legato al suo ruolo di “pastore”, che ostacola la crescita del suo “gregge” accentrando su di sé tutti i compiti e tutti i ministeri. Avendo vissuto un pezzo di quella storia, e continuando a riconoscere Franco Barbero come il presbitero della nostra comunità (come abbiamo fatto il giorno dopo la sua riduzione allo stato laicale, nel 2003), vorremmo dire che facciamo fatica a riconoscerci in questa rappresentazione.

“Sostanzialmente una parrocchia, in cui il prete non si chiamava parroco, ma era lui che si occupava praticamente di tutto”… vediamo. A partire dalla sua nascita, nel 1973, nella cdb di Pinerolo lo studio biblico si è svolto settimanalmente in diversi gruppi (quattro nel momento della massima vitalità), che si ritrovavano nelle case di vari membri della comunità. Uno solo di essi era animato da Franco Barbero, mentre gli altri si auto-gestivano, avvalendosi delle competenze che diverse persone – uomini e donne – avevano acquisito, negli anni (in alcuni casi frequentando la facoltà di teologia valdese). La catechesi era affidata al “gruppo genitori”, che si ritrovava periodicamente con Franco per approfondire i vari temi, ma che lavorava in autonomia con bambini e ragazzi. La predicazione, durante le celebrazioni eucaristiche, era – ed è tuttora – svolta a turno dai “laici”, uomini e donne – e sempre seguita da una libera discussione, a cui tutti possono prendere parte. Il ministero della parola, dunque, non è e non è mai stato monopolio del prete, né le decisioni sulla vita della comunità, assunte collegialmente dal “servizio di direzione”.

Certo, nella storia della cdb di Pinerolo la presidenza delle celebrazioni eucaristiche di regola (ma non sempre) è stata assunta da Franco. E Franco ha una rete di contatti con persone in difficoltà – non solo omosessuali, ma tossicodipendenti, prostitute, stranieri, persone con sofferenze mentali – che gli riconoscono particolari capacità di ascolto e accoglienza. E’ questo un limite di quell’esperienza? La dimostrazione che ci si è fermati a metà strada nella sfida della costruzione di una chiesa “dal basso”, democratica, anti-gerarchica? Noi non lo pensiamo. Certo, oggi è assai di moda – anche in politica – l’ideologia del “cerchio”, in cui “nessuno siede al centro e neanche in un punto fisso della circonferenza”. In cui “uno vale uno” e tutti sono perfettamente interscambiabili, tanto da consentire di svolgere a turno qualsiasi incarico e responsabilità. Ci permettiamo di rilevare l’ingenuità di questa visione, regolarmente contraddetta dall’esperienza, che vede l’affermarsi di leader informali tanto più influenti e dispotici quanto meno riconosciuti sul piano ufficiale. Di fatto, ciò che è accaduto quando si è provato a stabilire una turnazione di presenze nella sede della cdb per “socializzare” il servizio dell’ascolto, è che il campanello della sede è rimasto silenzioso e Franco si è trovato ad accogliere le persone che lo cercavano per i colloqui a casa propria…

Quanto alla libertà di ricerca, non ci risulta che sia mai stata ostacolata nella cdb di Pinerolo. La larvata lamentela perché “lui non si coinvolgeva” in tutti i gruppi (gruppo uomini, gruppo donne, gruppo “ricerca”) ci sembra difficilmente comprensibile da parte di chi rivendica la libertà di camminare da persona adulta nel percorso di fede. Anche il fatto che a un certo punto gli interessi si siano divaricati non dovrebbe essere vissuto in modo traumatico. Qualcuno ha fatto del pensiero della differenza “il” paradigma di riferimento, mentre altri lo hanno considerato un punto di vista da tenere presente accanto ad altri. Alcuni hanno scelto di andare “oltre le religioni”, altri hanno continuato a riconoscersi nella tradizione ebraico-cristiana. Una pluralità di percorsi, vissuti, sensibilità che, nel tempo, ha condotto alla nascita di due comunità distinte a Pinerolo, ma comunque in dialogo tra loro. Perché viverla come un dramma e non come l’espressione della libertà di ciascuno di sperimentare una propria strada, nel pieno rispetto nei confronti di chi ha scelto diversamente?
Con affetto, pur nella diversità delle posizioni.

La Cdb di via Città di Gap – Pinerolo
(Esodo n°1/2018)