“Adista” e il rapporto con la sinistra cristiana e con i movimenti ecclesiali di base di M.Vigli

Marcello Vigli * 
Adista Documenti n° 13 del 14/04/2018

Sinistra Cristiana fu il nuovo nome del Partito dei cattolici comunisti, nato nell’immediato dopoguerra in alleanza con il Pci, prima di essere sciolto nel 1945; il nome fu bandito specie dopo la scomunica del 1949, con cui inizia l’era dell’anticomunismo senza se e senza ma. A sinistra restarono i Cristiano sociali di Gerardo Bruni, Mazzolari con la rivista Adesso, alcuni non-geddiani nell’Azione Cattolica. E, ovviamente, ma anonimi, gli iscrtitti o simpatizzanti del Pci (Ossicini, Rodano, Tatò…).

Nel 1958 muore Pio XII e… nascono due riviste, Questitalia e Testimonianze; papa Giovanni indice nel 1961 il Concilio Vaticano II mentre l’Italia è in piena evoluzione sociale col centrosinistra; il papa proclama la Pacem in terris (1962), Togliatti pronuncia il “discorso” di Bergamo.

Nel clima post conciliare s’impongono le tesi della costituzione Gaudium et spes; in Vaticano nasce il Segretariato Non credenti che pubblica il Dialogo con i non credenti (1968); si afferma l’attenzione al marxismo (con Giulio Girardi) e nasce, legittimato sul piano teorico, il dialogo cattolici/marxisti in Italia (Il dialogo alla prova) e in Europa; si ridimensiona l’anticomunismo; sorgono problemi interni nell’associazionismo (Acli, Scout, Fuci, Giac); c’è l’occupazione dell’Università cattolica; ci sono esodi clamorosi dalla Dc; …a Napoli nasce Il Tetto.

Poi tutto cambia con il 1968: i sommovimenti interni al mondo cattolico superano il Dialogo, rompono con l’unità politica (Dc) e ripropongono la presenza di cristiani nella sinistra come protagonisti, in disobbedienza ecclesiale, con decine di Gruppi che incrociano le riviste. In ambito ecclesiale, si comincia a contestare la mancata realizzazione di molte delle istanze del Concilio Vaticano II, di cui si teme il ridimensionamento. Un altro segno di dissenso sono le reazioni critiche all’enciclica di Paolo VI, Humanae vitae, pubblicata il 25 luglio 1968, che condanna senza appello il controllo delle nascite. Di nuovo una sinistra cristiana!

Dopo vari incontri locali promossi da tali Gruppi, a Bologna è convocata un’Assemblea su “Credenti e non credenti per una nuova sinistra” (25 febbraio) che avvia il Coordinamento dei Gruppi spontanei con l’intento di diventare soggetto politico. Le diverse opzioni nel rapporto col Pci presenti fra i Gruppi – di autonomia piena (Dorigo/Menapace/Anticoncordatari) e di cooperazione con il Pci (Corghi) con l’Assemblea di lavoro politico – ne provocano l’esaurimento. I promotori si disperdono in autonome iniziative locali, nei partiti esistenti o in processi per formarne di nuovi.

Al tempo stesso analoghi Gruppi, altrettanto numerosi, di cristiani di base, che privilegiavano, invece, un impegno di contestazione antiautoritaria nella Chiesa, si trovarono a Convegno, ancora a Bologna, per iniziativa di un Bollettino di Collegamento, nato a Firenze per diffonderne attività e documenti. Si sciolse senza assumere impegni, limitandosi ad approvare un documento di solidarietà con l’Isolotto perseguitato dalla Curia fiorentina. In seguito alcuni di essi si coinvolsero in un confronto che segnò l’inizio di un Collegamento, avendo individuato l’impegno anticoncordatario come campo d’intesa al di là delle loro diversità.

All’interno di questi processi si colloca la nascita di Adista che ha saputo sopravvivere all’esaurimento del ruolo per il quale era stata costruita, trasformandosi negli anni nel soggetto pienamente autonomo che è attualmente.

Nata, infatti nell’autunno del 1967 per iniziativa di cattolici interni al Pci (Ossicini e Leonori) per dare un orientamento controllabile alla diffusione delle notizie sulle attività (documenti, comunicati…) dei cattolici impegnati nei Gruppi spontanei di cui si è detto, col tempo divenne la fonte più informata sui diversi terreni di impegno sociale, politico ed ecclesiale dei cattolici di base, pur non trascurando gli interventi dall’alto che li riguardavano.

A differenza del fallimento dei Gruppi politici, restò viva in ambito ecclesiale la protesta contro la mancata realizzazione di molte delle istanze del Concilio Vaticano II e contro la Humanae vitae. Adista continuò a dedicare la sua attenzione a questi fermenti anche quando qualche anno dopo diventò una cooperativa impegnata ad informare, svolgendo un servizio prezioso, non solo sul cattolicesimo politico, diventato a direzione episcopale, ma anche, e soprattutto, su tutte quelle esperienze che, dalla base ecclesiale, rivendicavano un nuovo protagonismo dei credenti nella Chiesa e nella società, sulla scia del grande sommovimento seguito al Concilio e al ’68.

In alcune di tali esperienze Adista fu direttamente coinvolta: nella campagna dei Cattolici per il NO al referendum sul divorzio, in quelle a difesa della Legge 194 sull’aborto e della Legge 40 sulla fecondazione assistita; partecipò all’impegno per la pace in particolare nel caso dei missili nucleari a Comiso; diretta è stata la sua presenza nel movimento dei Cristiani per il socialismo; ha dato voce ai deputati cattolici che, eletti in quanto cristiani all’interno della Sinistra indipendente lista alleata con il Pci, dal 1976 per un decennio si costituirono in Gruppo autonomo; suo è stato l’appello, promosso direttamente e condiviso con decine di riviste di ispirazione cristiana, a difesa della Costituzione minacciata dalla riforma dei saggi di Lorenzago (2006); autonomi sono stati l’appoggio a Piergiorgio Welby, l’impegno nel caso di Eluana Englaro, il sostegno all’appello sul fine vita promosso nel 2009 da MicroMega, la scelta del NO nel referendum del 4 dicembre 2016.

Ampio e variegato è stato l’impegno, che ne costituisce la specificità, per dar voce alle iniziative nate all’interno della base ecclesiale. Fu la fonte più informata, quasi da ufficio stampa per le diverse forme del suo associazionismo: Preti sposati, Vocatio, Preti operai, Teologi della Liberazione; Noi Siamo Chiesa, esperienze ed iniziative, parrocchiali e teologiche, alternative ad ogni forma ispirata ad una visione vaticano-centrica. Sostenne, in particolare, ogni rivendicazione dell’autonomia nella ricerca teologica attraverso una critica serrata alla deriva ruiniana della Chiesa italiana, e diede voce e appoggio ai preti, vescovi, teologi, religiosi e suore perseguìti dalla “restaurazione” voluta da Giovanni Paolo II e dall’allora cardinale Ratzinger.

Massima è stata la sua attenzione alle Chiese dell’America Latina in particolare con una selezionata documentazione sull’opera di ricerca dei loro teologi.

All’interno di questo processo l’attenzione alle Cdb è restata costante per le attività sia delle singole comunità, sia di quelle che si sono costituite in movimento, anche quando, nel tempo, hanno perso quel carattere di novità che le aveva poste all’attenzione della stampa nazionale. Chi vuole ripercorrere, infatti, il divenire del movimento delle Cdb italiane può scorrere le diverse annate di Adista. Trova notizie e documenti delle comunità locali e del Coordinamento nazionale che, con alcune di esse, siamo riusciti a costruire senza rinunciare alle caratteristiche di ciascuna, che le fanno diverse e di cui restano gelose. Questa struttura con funzioni esclusivamente organizzative ha permesso loro di sopravvivere all’esaurimento, che ha invece travolto lo spontaneismo del Sessantotto, e di continuare qualificandosi come proposta di Chiesa altra.

Adista è testimone di questa continuità a cui ha notevolmente contribuito. Mi piace evidenziarlo rilevando la coincidenza fra la mia presenza a questo incontro romano e quella di una redattrice di Adista al seminario nazionale delle CdB, che si sta svolgendo a Rimini, chiamata ad introdurne i lavori con il suo intervento.

Il valore di questa attenzione alle CdB emerge particolarmente in questo tempo in cui il protagonismo di papa Francesco ha legittimato iniziative critiche e personaggi scomodi, consentendo che trovassero legittimamente voce all’interno della comunità ecclesiale e della cosiddetta stampa cattolica. In verità questa legittimazione non vale per i temi e le prassi portate avanti con coerenza e ricchezza di contenuti, condivisibili o meno, dalle Comunità di Base. Queste solo su Adista continuano a trovare ospitalità, con la radicalità delle loro proposte, frutto del tentativo di leggere il messaggio evangelico in autonoma sintonia con le trasformazioni culturali, imposte dall’accelerazione delle trasformazioni sociali e dal moltiplicarsi dei nuovi contesti, per rielaborarne l’annuncio onde renderlo comprensibile agli uomini e donne chiamati a vivere nella dimensione planetaria.

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*  relazione svolta al convegno organizzato da Adista per il suo 50° compleanno. Qui:  http://www.adista.it/articolo/58574  le altre relazioni