“Salvini: un clericale” di M.Vigli

Le campagne elettorali in Italia sono state spesso ricche di intrecci fra sacro e profano, che, con l’affermarsi della secolarizzazione e con la fine del ricatto anticomunista, avevano perso di efficacia.

Anche l’affermarsi dello spirito del concilio aveva avuto la sua parte.

Oggi, esaurita la minaccia dell’invasione dei migranti, l’appello al sacro per lucrare consensi elettorali è tornato di moda nella forma più ignobile di sempre col ricorso all’uso dell’appello alla madonna accompagnato dall’ostentazione della corona del rosario. Tutte e tutti hanno potuto ascoltare e vedere Salvini che lo lanciava a conclusione dei suoi comizi tra gli applausi dei suoi sostenitori in ascolto e i loro fischi all’indirizzo di papa Bergoglio.

Si può parlare di folclore elettorale data la scarsa credibilità “cattolica” di Salvini; non ce ne ci saremmo occupati se cardinale Gerhard Müller non fosse intervenuto a correggere il Presidente della Cei che aveva contestato, seppure indirettamente e nella sede legittimata dell’Assemblea della Cei, tale intrusione. Müller si legge in un’intervista sull’edizione cartacea del Corriere della Sera di martedì 28 maggio, si è dichiarato preoccupato che certe ultime prese di posizione dei vertici della Chiesa possano separare ancora di più la gerarchia dalla base dei fedeli, è sceso in campo per difendere Matteo Salvini e non ha lesinato critiche al Presidente dei vescovi italiani, il cardinale Gualtiero Bassetti, e allo spin doctor vaticano padre Antonio Spadaro.

Ancor più grave, pur se corretto da una tiepida smentita, l’appello a dialogare anche con Salvini lanciato dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin: Il Papa continua a dirlo dialogo, dialogo, dialogo. E perché non con Salvini? Anzi, dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema.

Non so se il papa accetterà questo invito e se gli giovi; se rifiuta, come sembra abbia fatto, mi pare che abbia diritto alla nostra solidarietà.

M. Vigli