“Uscire allo scoperto”. Incontro-dibattito alla Cdb di San Paolo

Valerio Gigante
Adista Notizie n° 34 del 05/10/2019

Nel mondo del cristianesimo di base, la Comunità di S. Paolo Fuori le Mura a Roma (e più in generale tutto il movimento delle CdB) resta un luogo fondamentale di elaborazione, confronto, dibattito. Soprattutto per la ricchezza e la varietà delle iniziative e delle attività in calendario ogni anno presso i locali della Comunità romana, in via Ostiense 152/b. Il 21 settembre è stata la volta di un incontro – sul tema “Uscire allo scoperto… Come lo vive una persona omosessuale?” – con Piergiorgio Paterlini, 65 anni, reggiano, giornalista (tra i fondatori del settimanale satirico Cuore), e scrittore (Il suo Ragazzi che amano ragazzi, uscito nel ‘91, venduto a decine di migliaia di copie, è un riferimento per comprendere le trasformazioni sociali e culturali nella società italiana rispetto al mondo ed alle tematiche gay).

Davanti ad un’affollata e attenta platea, Paterlini ha parlato del suo incontro con la CdB di S. Paolo come di un «ritorno a casa». Sì, perché nel periodo della sua permanenza a Roma, a metà degli anni ’80, il giornalista ha raccontato di aver spesso “bazzicato” i luoghi del cosiddetto “dissenso”; in particolare di aver collaborato al settimanale Com Nuovi Tempi, l’attuale mensile Confronti. Il clima era perciò quello di una chiacchierata tra chi parla la stessa lingua e condivide un orizzonte comune.

Intervistato da Dea Santonico, Paterlini ha parlato dei temi legati al suo ultimo libro Il mio amore non può farti male – Vita (e morte) di Harvey Milk. Si tratta di una biografia – romanzata, ma a partire da una solida ricostruzione di fatti e personaggi – di Harvey Bernard Milk, primo politico statunitense dichiaratamente gay, consigliere municipale a S. Francisco, militante del movimento di liberazione omosessuale, assassinato all’interno del Municipio di San Francisco insieme al sindaco della città, George Moscone, nel 1978. Paterlini, che nel libro usa l’io narrante di Harvey Milk, si rivolge a un ragazzino di oggi, raccontandogli la storia di un eroe che non voleva essere un eroe, cui il caso e il pregiudizio tolgono la vita. «Io non volevo essere un eroe, volevo solo essere felice», scrive di sé Milk nell’incipit del romanzo.

Il titolo dell’incontro di S. Paolo era fortemente collegato alle tematiche tra ttate nel libro: si trattava di capire non solo attraverso quale percorso personale – e spesso difficile e non lineare percorso – una persona omosessuale prende coscienza della propria condizione e di come riesca a comunicarla a chi gli sta attorno, a partire dalla famiglia; ma anche e soprattutto di comprendere come famiglia, parenti, amici della persona omosessuale possano nel modo più opportuno accompagnare e sostenere il percorso di rivelazione/liberazione della persona Lgbt.

A partire anche da un uso consapevole delle parole. Che non sempre è semplice o univoco. “Coniuge”, “sposo”, “convivente”, “compagno”: quale definizione, ad esempio, è la più idonea per definire una coppia omosessuale?, gli ha chiesto Dea Santonico. Paterlini ha risposto che è difficile dire quale termine sia in assoluto il più “giusto”. Ciascuno, sia etero che gay, sente più appropriate certe definizioni rispetto ad altre. «Personalmente – ha aggiunto Paterlini, unito con rito civile a Marco Sotgiu, al suo fianco da quasi 40 anni e con cui ha lavorato spesso assieme (il settimanale Cuore, il teatro, la radio, ecc.) – preferisco la parola “sposo”. Anche per il significato della sua radice, che viene dal latino “sponsus”, participio passato del verbo “spondére” che significa “promettere solennemente, garantire”. Ma non sono un sostenitore a prescindere delle parole a seconda della loro etimologia. E comunque ciascuno deve potersi definire come vuole».

Durante l’incontro Emanuele Toppi ha interpretato alcuni brani tratti dal libro di Paterlini. E si è parlato anche di un gruppo esperienziale “Parola e… Parole”, nato nel 2018 su iniziativa di due realtà di credenti Lgbt – Cammini di Sperana e Nuova proposta – e animato, tra gli altri, da Dea Santonico e da suo marito, Stefano Toppi, entrambi storici membri della CdB di S. Paolo. Il gruppo, indirizzato a genitori, parenti e amici di persone LGBT e genitori LGBT cristiani, si è poi aperto anche ad alcuni ragazzi LGBT, che hanno chiesto di partecipare a questa esperienza. Di sostegno reciproco, condivisione, coraggio di uscire allo scoperto, di farsi domande. E di cercare assieme risposte. Nella consapevolezza che non sempre esse si trovano, o si trovano subito.


Introduzione – Presentazione

Benvenuti e benvenute, cominciamo il nostro incontro presentando Piergiorgio Paterlini – anche se molti di noi lo conoscono già – e l’obiettivo dell’incontro.

Piergiorgio è un giornalista ed uno scrittore. Scrive su La Repubblica, su Il Manifesto, ma soprattutto ci tengo a dire, dato il luogo dove siamo, che negli anni ’70 e ’80 ha collaborato con Com Nuovi Tempi, settimanale prima poi quindicinale di fede, politica e vita quotidiana, nato dalla fusione tra una rivista del dissenso cattolico ed una del mondo evangelico. Dall’’89 Com Nuovi Tempi è diventato Confronti, che è un mensile. Piergiorgio è stato tra i primi a scrivere di fede e omosessualità.

Ha pubblicato una ventina di libri, tradotti in varie lingue. Ha scritto libri che, come dice lui, avrebbe voluto leggere, ma che non c’erano, per raccontare storie di persone invisibili, perché – ha scritto Piergiorgio: “Ho capito presto che, per gli invisibili di ogni genere, essere raccontati, essere visti, e visti per come sono realmente, è il primo dei diritti (quello che paradossalmente non viene mai nominato) perché equivale nientemeno che al diritto all’esistenza. Al diritto di vivere”.

Il suo ultimo libro è: “Il mio amore non può farti male. Vita (e morte) di Harvey Milk”, scritto a 50 anni dall’assassinio di Milk nel novembre del ’78. Oggi questo libro avrà un ruolo importante. L’intenzione non è quella di presentarlo, ma di usarlo, per capire attraverso la storia di Milk con quali difficoltà una persona omosessuale deve misurarsi, con quali paure deve fare i conti. E vorremmo non tanto capirlo con il cervello, ma sentirlo a pelle. E a questo scopo il monologo tratto dal libro che Emanuele interpreterà ci aiuterà, così come alcune testimonianze che seguiranno.

Dea Santonico