Vittorio Bellavite, in basso a sinistra, nella Chiesa e nella società

Mauro Castagnaro
Adista Notizie n° 15 del 22/04/2023

È stata una vita intensa, quella di Vittorio Bellavite. Una vita da protagonista della storia ecclesiale e politica degli ultimi 60 anni, ma esente da ogni forma di protagonismo personale, spesso in ruoli di direzione e leadership, ma sempre assunti per spirito di servizio e senso di responsabilità, senza neppure un accenno di quel narcisismo piuttosto frequente anche in piccole organizzazioni.

Già all’inizio degli anni ‘60, forte del riferimento al don Primo Mazzolari di Adesso, era divenuto presidente degli studenti dell’Università cattolica, contestando la chiusura delle autorità ecclesiastiche dell’ateneo, il che gli valse il soprannome di “Saint Just” (il braccio destro di Robespierre), un deludente incontro in Vaticano con l’allora card. Montini, arcivescovo di Milano, e una sanzione da parte del Senato accademico finita nel nulla. Poi nel 1965 si trasferì a Roma all’Ufficio Studi nazionale delle Acli, che cominciavano a discutere del superamento del collateralismo con la Democrazia cristiana e di un nuovo rapporto positivo coi partiti della sinistra. A questo dibattito Bellavite partecipava attivamente, come pure ai nascenti gruppi spontanei di base di cristiani, tra cui, in particolare, Ora Sesta, fondato da don Luisito Bianchi, poi divenuto prete operaio.

Rientrato a Milano nel 1967 per sposarsi con Pinuccia, nel 1971 fu uno dei promotori, con l’ex presidente aclista Livio Labor, del Movimento politico dei lavoratori (Mpl), un nuovo partito laico, ma destinato nelle intenzioni a rompere l’unità politica dei cattolici e collocarsi esplicitamente a sinistra. L’insuccesso alle elezioni del 1972 decretò la fine dell’Mpl, la cui corrente maggioritaria, guidata da Labor, scelse di entrare nel Partito Socialista Italiano, mentre Bellavite e la minoranza si unì alla corrente di sinistra del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, anch’esso scioltosi dopo essere rimasto senza rappresentanza parlamentare, per formare il Partito di Unità Proletaria, che lui stesso coordinava a Milano come aveva già fatto con l’Mpl.

Da allora e fino alla confluenza nel 1991 di Democrazia Proletaria nel Partito della Rifondazione Comunista (cui non aderì), Bellavite partecipò, quasi sempre da dirigente, alla tormentata parabola della “nuova sinistra”, nella quale, insieme a figure come Domenico Jervolino, rappresentò un’area di cristiani che, senza negare la propria fede, anzi a partire da essa e manifestandola anche pubblicamente, partecipava al pari degli altri e in modo laico a partiti di ispirazione marxista, sostenendo comunque una visione estremamente critica verso il comunismo realizzato e contestando una visione totalizzante della politica.

Nel frattempo Bellavite divenne professore di Diritto ed Economia nella scuole superiori, attività sempre svolta in una ricerca innovativa, e nel 1973 fu tra i promotori del movimento dei Cristiani per il Socialismo (Cps), che fu l’espressione più direttamente politica del variegato e diffuso “dissenso cattolico”, riflettendo in particolare sulla possibilità di essere al contempo cristiani e marxisti, di vivere un ecumenismo fondato sull’impegno condiviso per una società più giusta, di operare per una Chiesa più libera in uno Stato pienamente laico, per esempio rifiutando il regime concordatario, ecc. Il movimento durò fino alla fine degli anni ‘70, partecipando, tra l’altro, alla campagna dei Cattolici per il No al referendum del 1974 per abrogare la legge sul divorzio.

Negli anni ‘90, rimasto senza partito, dopo un periodo speso a dirigere il Centro di Iniziativa Politica e Culturale (Cipec), Bellavite aderì a Noi Siamo Chiesa, un movimento per la riforma delle strutture ecclesiastiche nato in Austria nel 1995 e divenuto internazionale l’anno dopo, e nel 2004 ne assunse formalmente il ruolo di coordinatore nazionale.

Oltre a garantire la realizzazione di una sorprendente mole di attività in Italia – grazie alla propria abilità di coniugare una robusta elaborazione intellettuale e una grande capacità organizzativa, che, con un oscuro e paziente lavoro di tessitura di relazioni, ha condotto alla creazione di reti come “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” – Bellavite ha contributo molto al movimento internazionale, sollecitandolo sempre a non chiudersi nelle rivendicazioni intraecclesiali e nella cornice europea, e promuovendone il coinvolgimento nei Forum sociali mondiali e lo sviluppo dei legami con la Teologia della Liberazione.

Il suo sguardo lungo e ampio, unito all’estraneità a qualunque ansia di “autopromozione”, hanno guadagnato al piccolo gruppo italiano autorevolezza agli occhi delle ben più consistenti sezioni mitteleuropee e più volte egli è stato sollecitato a divenirne coordinatore internazionale, un invito sempre rifiutato per la convinzione di dover dare priorità alla promozione del gruppo italiano, un impegno concretatosi per l’ultima volta in marzo nella stesura di un lungo documento di bilancio del decennale pontificato di Francesco.


Morto a Milano Vittorio Bellavite, animatore del movimento di cattolici di base ‘Noi siamo Chiesa’

Morto a Milano Vittorio Bellavite, animatore del movimento di cattolici di base ‘Noi siamo chiesa’ Una malattia fulminante ha portato via il coordinatore nazionale del movimento che raccoglieva un mondo cristiano, di sinistra rigorosa, in sintonia con le parole di papa Francesco

Zita Dazzi
La Repubblica, 14 aprile 2023

E’ morto ieri a Milano, dopo una malattia fulminante, Vittorio Bellavite, coordinatore e portavoce nazionale del movimento ecclesiale “Noi siamo chiesa” che esprime da decenni la posizione dei cattolici di base, spesso anche in disaccordo con le posizioni ufficiali del mondo vaticano. “Stanotte ha spiccato il volo per la Patria celeste il nostro Milano Vittorio Bellavite – si legge sul sito dell’associazione -. Lo conoscevamo da molti anni, sempre intelligente, attento, generoso, sincero, uno dei protagonisti del Cattolicesimo conciliare, il principale animatore di “Noi siamo Chiesa” che deve a lui la propria vitalità espressa in questi anni. Sarà dura, ma dovremo continuare e sviluppare l’ispirazione e l’impegno che lui ha profuso, certi che ci assisterà dall’Alto assieme a quanti lo hanno già preceduto nella Comunione dei Santi”.

Vittorio Bellavite per molti anni ha commentato – scrivendo Documenti molto densi reperibili nell’omonimo sito www.noisiamochiesa.org – gli eventi ecclesiali più rilevanti. A lui faceva riferimento una rilevante fetta del mondo cristiano legato alle tesi del Concilio Vaticano II e in buona sintonia con la parola di Papa Francesco.

Sui social ci sono molte testimonianze di stima nei suoi confronti. Fra queste quella dell’avvocato Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre. “Ho appena saputo che è mancato Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa”, sezione italiana del movimento internazionale per la riforma della Chiesa Cattolica “We Are Church”, fondato nel 1996. Ho avuto la fortuna di collaborare con Vittorio per molti anni nella Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni. Lo ricordo con grande affetto. Un intellettuale di valore, un uomo di sinistra rigoroso, aperto e mite. Un cattolico che praticava una laicità esemplare. Una bella persona. Partecipo al dolore dei familiari e degli amici e compagni di Noi siamo Chiesa”.

Alfio Nicotra del cartello pacifista “Un Ponte Per” in un altro post ricostruisce la sua storia: “Vittorio è stato il segretario provinciale di Milano dell’MPL (Movimento politico dei Lavoratori) per poi, dopo le rovinose elezioni politiche del 1972, fondare con gli ex psiuppini di Miniati e Foa il Partito d’Unità Proletaria. Vittorio e gli altri confluirono in Democrazia Proletaria. Vittorio fu fondatore dei Cristiani per il Socialismo un movimento cristiano di base che si ispirava alla teologia della liberazione dell’America Latina. Quel movimento fatto di parrocchie, chiese di base, preti operai fu fortemente ridimensionato con la scelta del PCI di affrontare il rapporto con le masse cattoliche con la scelta verticistica del compromesso storico. Vittorio rimase sempre alla sinistra del PCI, fortemente anticoncordatario a favore della Chiesa dei Poveri contro la Chiesa dei potenti”.