VERSO UNO STATO AUTORITARIO E CLERICALE

di Paolo Bonetti
da www.italialaica.it

Berlusconi può dire e disdire, offendere la Costituzione e poi proclamare di volerle restare fedele, ma sono le sue iniziative e i suoi atti concreti a inchiodarlo alle gravissime responsabilità di chi vuole sovvertire le istituzioni cercando di bloccare una sentenza passata in giudicato, attentando all’autonomia della Magistratura, mettendo in discussione i poteri del Presidente della Repubblica costituzionalmente sanciti. Una settimana fa, prima che il caso Englaro esplodesse in aperto conflitto istituzionale, abbiamo scritto di “un’Italia che scivola lentamente verso un regime autoritario-clericale”.

Oggi, alla luce di quello che è accaduto in questi ultimi giorni, dobbiamo soltanto sostituire all’avverbio “lentamente” un avverbio più consono alla drammaticità del momento. Ad un regime politico che cancella le fondamentali libertà civili proclamate dalla Costituzione repubblicana ci stiamo, in realtà, avvicinando sempre più celermente. D’altra parte il capo del governo ha detto che la carta fondamentale del nostro Stato di diritto è di stampo sovietico e che occorre modificarla per restituire ai cittadini quelle libertà che essa, in realtà, esplicitamente proclama e garantisce attraverso la separazione e il bilanciamento dei poteri.

Onestamente, di fronte ad affermazioni così grottesche e ciniche, perfino una elementare replica storica e giuridica sembra quasi volersi prestare alle provocazioni e ai ricatti di un uomo intenzionato a distruggere la nostra democrazia liberale e pronto a cogliere ogni pretesto per raggiungere il suo obbiettivo.

Tutto questo avviene fra gli applausi e con le continue sollecitazioni della Chiesa cattolica, che ha un bel dire di non voler interferire in questa vicenda, quando invece le più alte gerarchie non perdono occasione per rendere ancora più acuta e irrisolvibile la crisi istituzionale che ha investito il nostro paese.

Ma di questo non possiamo meravigliarci : appare sempre più evidente che la “sana laicità” di cui parla Ratzinger consiste nel mettere lo Stato laico sotto stretta tutela, adoperando a questo scopo una classe politica di centro-destra moralmente screditata e giuridicamente ignorante, ma pronta a qualunque sottomissione pur di rafforzare il proprio potere.

Quello che, piuttosto, dobbiamo chiederci è se questa Chiesa abbia ancora qualcosa a che fare col cristianesimo, dal momento che sembra aver accantonato ogni sentimento di pietà cristiana e ogni rispetto per la inviolabilità delle coscienze. Dobbiamo anche chiederci se essa difenda veramente la vita delle creature umane o non, invece, il suo potere di controllo su queste creature, perfino quando non dovrebbe esserci più margine per questa libidine di potere e dovrebbe subentrare una considerazione piena di carità verso la fragilità delle nostre vite inesorabilmente destinate alla morte.

Al delirio clerico-tecnocratico della Chiesa di Roma ci pare giusto contrapporre le parole pronunciate da Maria Bonafede, Moderatora della Tavola valdese: “la vita di Eluana, tragicamente spezzata da un incidente tanti fa, ha davanti a Dio la sua pienezza e il suo senso anche se a noi ogni vita giovane che si spegne appare un non senso. Non bisogna trasformare la vita in un idolo cui inginocchiarsi, ma lasciare andare Eluana e avere più fiducia in Dio di quella che mostra chi si accanisce sulla sua sopravvivenza inanime.

Credo che tutti noi, credenti e non credenti, dobbiamo contribuire a salvare il cristianesimo, questa grande forza spirituale della nostra civiltà, dalle devastazioni che contro di esso tentano i clericali, che, in odio alla libertà, sono pronti a usare la parola di Cristo per soddisfare la loro insana voglia di dominare le coscienze e controllare i corpi perfino nell’ora della morte”.

In tutta questa dolorosa vicenda, attorno al corpo che chiede pace di una povera ragazza, si combatte una battaglia di libertà che trascende la contingenza politica, perché attiene alle ragioni ultime del vivere e del morire. Ma essa ha anche, inevitabilmente e senza che ci si debba ipocritamente scandalizzare di questo fatto, un significato politico quanto mai importante, poiché è in gioco la sopravvivenza di quelle libere istituzioni che il paese si è dato nella lotta contro la dittatura fascista.

Il Parlamento, controllato e umiliato da Berlusconi, sta per approvare un disegno di legge che cancellerà alcune libertà esplicitamente garantite dalla Costituzione. La resistenza messa in atto dal presidente della Repubblica sarà resa vana da una legge coscientemente voluta per fare scempio della nostra carta costituzionale.

Questo è soltanto l’inizio, altri provvedimenti seguiranno ben presto per consentire al presidente del Consiglio di governare con i decreti-legge e senza l’impaccio di quei controlli che sono essenziali per il mantenimento dello Stato di diritto. L’ultimo baluardo contro l’autoritarismo clericale che avanza è, come abbiamo già avuto occasione di dire, l’ordine giudiziario.

La prossima spallata del potere esecutivo sarà contro la Magistratura per impedirle, una volta per tutte, di esercitare liberamente le sue funzioni. Sulla cosiddetta riforma della giustizia voluta dal governo si combatterà, nelle prossime settimane, una battaglia il cui esito rischia di essere senza rimedio. Occorre che tutte le forze di opposizione si mobilitino e mobilitino il paese.

In particolare è necessario che il Partito democratico si renda finalmente conto che con Berlusconi si possono fare solo controriforme, che con questa destra nessun accordo è possibile, di nessun genere e su nessuna questione. Se non lo capirà, non solo trascinerà se stesso verso il dissolvimento, ma consegnerà la democrazia italiana nelle mani dei suoi peggiori nemici.